MONSIGNOR GALLESE AL CAMMINO DI SAN MARCO
Pellegrino tra i pellegrini c’è anche il nostro vescovo, monsignor Guido Gallese, che di cammini e di acqua esperienza ne ha.
Eccellenza, come sta andando il cammino?
«Sono molto contento. In questi giorni abbiamo notato quanto sia duro il Cammino nella parte nautica. Oggi (martedì 23 luglio, ndr) abbiamo percorso un po’ meno di 50 chilometri. Io francamente avevo ancora benzina, ma non è stata una passeggiata. Una cosa positiva è che essendo sul fiume il caldo si sente meno e non ci sono le zanzare. Di contro, c’è il sole che picchia forte ma è sopportabile. Un rimedio al caldo sicuramente è vivere l’ebbrezza di buttarsi sul Po. E io non ho resistito (sorride)».
Dal punto di vista spirituale?
«Un’esperienza spirituale bellissima. Il paesaggio è straordinario perché hai una vista inedita, quella dentro il fiume. Certamente fa impressione quanta strada lasciamo alle nostre spalle. Circondati da questa bellezza, ci si sintonizza con gli altri per andare insieme: momenti di dialogo, ma anche momenti spirituali con la Lectio Divina, le Lodi e la Santa Messa. E stiamo leggendo un capitolo al giorno del Vangelo di Marco».
A che punto siete, adesso?
«Siamo a Piacenza e abbiamo fatto una tappa anomala a Corte Sant’Andrea, dove c’è l’incrocio con la Via Francigena. Qui abbiamo celebrato la Messa in una chiesetta tenuta dai Templari. Domani arriveremo a Cremona, cioè a metà strada del percorso fluviale. Si dice che l’anima abbia bisogno di tre giorni per decantare: adesso vediamo cosa accadrà dopo questo periodo».
Come sta vedendo i suoi compagni di Cammino?
«Senza dubbio il percorso è più leggero, con il gruppo. Qualcuno oggi si è stancato e ha fatto qualche pezzo al traino. Ma si cerca di aiutarsi a vicenda ed essere vicini. Un’esperienza di comunità molto bella, con la parte spirituale che affina. E facciamo comunità anche con alcuni barcaioli e persone della Protezione civile. Uno di loro, che torna a casa, mi ha detto di aver vissuto un’esperienza straordinaria e ringrazia il Signore per questa opportunità. Sono momenti che segnano».
Questi primi tre giorni sono stati duri dal punto di vista fisico?
«Il primo giorno è stato facile, il secondo un po’ più duro, il terzo ancora più pesante. Il pellegrinaggio è così. Gli avversari sono le vesciche alle mani, il sole, le scottature…».
C’è un “fermo immagine” che sta portando nel cuore?
«Sì, l’immagine che mi ha colpito il primo giorno. Quando siamo arrivati alla confluenza tra Tanaro e Po, sulla riva abbiamo visto un uomo che ha costruito una croce e ci stava aspettando. Ci ha chiesto di pregare per lui. Un’immagine che porto nel cuore».
Che cosa si aspetta, da qui in avanti?
«Non lo so , vivo il Cammino alla giornata. È stata molto bella e inaspettata la partenza, con cosi tanta gente a Rivarone alle 7 del mattino. Impressionante. Viviamo giorno dopo giorno quello che il Signore ci presenta in questo pellegrinaggio».
Alessandro Venticinque