L’Editoriale di Andrea Antonuccio
Care lettrici, cari lettori,
su questo numero troverete l’intervista a suor Monica Odone, direttrice dell’istituto “Angelo Custode” di Alessandria. Una suora salesiana, dunque, che ci ha aperto il suo cuore raccontandoci la sua vocazione: dai primi “sentori” alla scelta definitiva, nel segno di quello strepitoso educatore che è (non “che era”) san Giovanni Bosco. Mi capita spesso di intervistare persone laiche o consacrate, in diocesi e fuori. Ogni intervista per me è un viaggio: so da dove parto e ho anche un’ipotesi di arrivo da verificare. Questa verifica è un’esperienza umana, oltre che professionale. È una domanda, semplice e drammatica: la fede c’entra davvero con la vita, fin nei minimi particolari? Questo è il mio punto di partenza, questo è il fascino che ho incontrato (ormai una trentina di anni fa) in persone che vivevano le cose di tutti i giorni con uno sguardo diverso: più lieto e più penetrante sulla realtà.
È il quid che cerco in coloro con i quali mi metto in dialogo: una letizia reale (non un entusiasmo camuffato, che dura quel che dura); e una intelligenza su cose e persone che vada oltre il luogo comune, anche se cattolico (esiste anche quello, purtroppo… che tristezza, il “già saputo” nella Chiesa!). Ecco, l’intervista con suor Monica mi ha confermato che la fede è riconoscere un Altro che ti conquista, giorno dopo giorno, nelle circostanze semplici della vita, e dona profondità e letizia (suor Monica ha una voce che “ride”…). Non so com’è per voi, ma a me sembra che questo sia “l’essenziale”: il resto (le cose da fare, le riunioni…) è conseguenza, non origine, di una sovrabbondanza, di una gratitudine. La fede è concreta, si può vivere davvero e si può incontrare: il nostro compito, mi sembra, è quello di cercarla. Anche sulle pagine (e tra le righe) di Voce.
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