Storia e devozione
Ha destato molto scalpore la visita-pellegrinaggio che Papa Francesco nel pomeriggio di domenica scorsa ha compiuto in due luoghi molto cari alla pietà popolare dei romani: Santa Maria Maggiore e il Santissimo Crocifisso di San Marcello al Corso.
V’è ancora un altro luogo che i romani visitano incessantemente: il Santuario della Madonna del Divino Amore. Ancora oggi si compie nelle ore notturne, quando c’è poco traffico, il tradizionale pellegrinaggio che ogni sabato, da Pasqua a fine ottobre, parte alle ore 24 da piazza di Porta Capena e raggiunge il Santuario alle 5 del mattino della domenica. Qui ci si vuole soffermare sul Santissimo Crocifisso della Chiesa di San Marcello al Corso perché, in un certo modo, ha un piccolissimo legame con la nostra realtà cittadina.
- Innanzitutto vediamo la storia di questo Crocifisso e perché è considerato miracoloso.
Durante il pontificato di papa Leone X, nella notte tra il 22 ed il 23 maggio 1519, la Chiesa di San Marcello fu pressoché distrutta da un incendio: sprofondò il soffitto che travolse le colonne, la navata e le cappelle. Rimasero in piedi i muri perimetrali e si salvò un Crocifisso del XV secolo con la lampada votiva che gli ardeva davanti. L’evento suscitò una profonda commozione nel popolo romano ed un gruppo di fedeli cominciò a riunirsi dando inizio al culto al Crocifisso.
La chiesa di San Marcello si erge sul luogo della casa della matrona romana Lucina trasformata in scuderie dove papa Marcello, perseguitato e condannato da Massimiano, serviva come palafreniere, vi morì il 16 gennaio del 309 e lì fu sepolto. Il Liber pontificalis ne dà la prima menzione nel 418 quando ricorda che il 29 dicembre in ecclesia Marcelli il presbitero Bonifacio fu eletto papa.
Successivamente si ha notizia di tre presbiteri tituli Marcelli che parteciparono al Concilio del 499 e di altri tre presbiteri che firmarono gli atti del Sinodo del 595 con la denominazione tituli sancti Marcelli.
Il Sacramentario gregoriano, comunque, ricorda che già al tempo del papa San Gregorio magno (590) si celebrava sia il natale sancti Marcelli papae il 6 gennaio sia una statio quaresimale a San Marcello il giovedì della quinta settimana, come ancora oggi ricorda la liturgia.Nel 1522, durante il pontificato di papa Adriano VI, scoppiò a Roma una delle più gravi pestilenze del secolo. I devoti del Crocifisso di San Marcello, incitati ed organizzati del cardinale spagnolo Guglielmo Raimondo de Vich o de Vico (vescovo di Valencia e Barcellona, creato cardinale da papa Leone X nel 1517, in quel momento titolare della chiesa), promossero una grande processione penitenziale che durò sedici giorni con il Crocifisso che fu portato in San Pietro. Dopo pochissimo tempo il contagio cessò.
Raccontano gli” Statuti et Ordini dell’Arciconfraternita” che l’immagine del Santissimo Crocifisso “accompagnata da numerosa nobiltà, Prelatura ed ogni sorta di cittadinanza romana in abito di penitenza, e tra gli altri da molti innocenti fanciulli, che, scalzi e coverti di cenere, a una e alta voce, interrotta solo da’ singulti e sospiri di chi li accompagnavano, esclamavano: Misericordia Santissimo Crocifisso. Si portò la predetta Sagra Immagine alla Basilica Vaticana. Non era per anche terminata la descritta preghiera, né riposta a suo luogo la medesima Immagine, che si osservò cessare il contagio, e resa Roma a Roma, che poco mancava restar distrutta, perché desolata.”
A seguito di questo fatto “l’istesso Cardinale con quantità di Prelati, Cavalieri e Gentiluomini, istituirono la Compagnia del Santissimo Crocifisso, pigliando nell’istess’anno la divisa di penitenza col sacco nigro e cordone di simil colore, senza alcun ornamento di mozzetta o altro, solo con l’immagine del Santissimo Crocifisso sulla sinistra del petto, et una disciplina pendente da detto cordone sulla destra, da che ebbe il soprannome della Compagnia dei disciplinanti”, successivamente fu aggiunta dall’altro lato del cordone, la Corona del Signore.
Gli Statuti del Sodalizio furono, poi, approvati da papa Clemente VII il 28 maggio 1528 e ratificati da papa Giulio III nel 1554 che concesse al Sodalizio il privilegio di liberare ogni anno un condannato a morte nel giorno della festività della Santa Croce. Questo privilegio fu confermato successivamente dal papa Pio IV che – con motu proprio in forma di breve del 14 maggio 1564, firmato da San Carlo Borromeo, suo nipote e Segretario di Stato – elevò formalmente il Sodalizio in Arciconfraternita con il diritto di aggregare a sé altre Confraternite: Arciconfraternitatem facimus….ut sit caput omnium societatum et confraternitatum sub sanctissimo nomine Crucifizi erectarum et erigendarium … ubique locorum sitae sint… .
L’attività religiosa dell’Arciconfraternita si esplicava soprattutto in Quaresima e nella Settimana Santa. Una delle funzioni liturgiche più importanti era la processione con il Santissimo Crocifisso a San Pietro, in ricordo della processione del 1522. Essa ebbe luogo prima il Venerdì santo poi il Giovedì santo con grande solennità, con immenso concorso di fedeli, accompagnata da cori musicali, composti da quasi tutti i cantori di Roma diretti da più celebri maestri del tempo.
Nelle Confraternite del Crocifisso questa celebrazione fu sempre particolarmente sentita. Dopo quella del 1522, l’Arciconfraternita continuò la tradizione di portare il Santissimo Crocifisso in processione in occasione di eventi di particolare rilievo o degli Anni santi, mantenendola fino ad oggi. Particolarmente nota è la processione del 1650, dopo la stipulazione della pace di Westfalia che poneva fine alla guerra dei “trent’anni”. Interrotta nel periodo napoleonico, riprese nel 1825. Dopo il 1870, a causa del prevalere delle posizioni anticlericali nel governo del Paese ed anche della Citta di Roma, il trasporto del Santissimo Crocifisso a San Pietro avvenne in forma privata su un carro coperto da un drappo rosso, mentre la processione vera e propria si svolgeva nella basilica.
Nell’Anno santo 1900 lo stesso pontefice, Leone XIII, il 13 marzo, si recò in basilica per venerare il Santissimo Crocifisso, varcando la Porta santa in ginocchio. Con l’Anno santo 1925, riprese e fu ripetuta nel 1933, Anno santo straordinario, e mantenuta nel 1950 e nei 1954 (Anno mariano). Nel 1962, per espresso desiderio di papa Giovanni XXIII, il Santissimo Crocifisso fu trasportato nella basilica di Santa Maria maggiore per un solenne triduo di preghiere in preparazione del Concilio ecumenico vaticano II ed il 7 ottobre fu traslato nella basilica di San Giovanni in Laterano, dove il triduo si concluse con un celebrazione presieduta dallo stesso Santo Padre.
Riportato a San Marcello, il Santissimo Crocifisso fu riportato a San Pietro per la prima domenica di Quaresima del grande Giubileo del 2000, il 12 marzo. San Giovanni Paolo II celebrò la “Giornata del perdono” e, a nome di tutta la Chiesa, chiese pubblicamente perdono delle colpe del passato. Fortissima l’immagine dell’abbraccio del Papa alla miracolosa immagine del Santissimo Crocifisso, esposto per l’occasione sull’altare della Confessione della Basilica Vaticana.
- Ore vediamo il legame con Alessandria.
Il 15 luglio 1586 venne conferita, con atto rogato dal notaio Annibale Spandonari, la procura a due canonici della Cattedrale perché chiedessero l’aggregazione della Confraternita di San Giovannino (sorta nel XIII sec.) all’Arciconfraternita della quale si è detto. Essa fu concessa il 25 luglio successivo.Nel 1593 papa Clemente VIII sospese le nuove aggregazioni alle Arciconfraternite romane che ripresero dopo che lo stesso Pontefice – con la Costituzione Quaecumque del 7 dicembre 1604 – diede le prime norme generali per tutta la Chiesa riguardo le Confraternite. Nel 1608 l’Arciconfraternita riprese le aggregazioni e con lettere del 19 febbraio 1609 confermò quella concessa ventitré anni prima. A seguito dell’aggregazione, la nostra alessandrina “di San Giovannino”, assunse gradualmente anche il titolo e l’abito dell’Arciconfraternita romana “madre”. Ed è tuttora così.
Anche a Tortona, una Confraternita – sorta nel 1413 – si era aggregata all’Arciconfraternita di San Marcello nel 1573. A proposito di questo Sodalizio, va ricordato che nell’Oratorio del Santissimo Crocifisso (ubicato dietro la chiesa di Santa Maria dei Canali) San Luigi Orione nel 1892, durante la Settimana santa, consacrò alla Passione del Signore il primo gruppo di ragazzi che costituì il nucleo originario di quella che fu, poi, la sua Congregazione della “Piccola Opera della Divina Provvidenza”. Non solo, quando l’Oratorio venne chiuso, chiese ed ottenne dal vescovo che gli venisse affidato il Santissimo Crocifisso che in tale Oratorio veniva custodito. Egli lo conservò a lungo nella sua camera, poi lo fece collocare nel Santuario della Madonna della Guardia a San Bernardino di Tortona, dove tuttora è posto in venerazione all’ingresso della Basilica.
Roberto Piccinini