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Chi è un diacono?

Il diaconato, una chiamata alla carità
ce ne parla don Gian paolo Orsini

Se vi chiedessero: «Cos’è un diacono?» o meglio «Chi è il diacono?», voi cosa rispondereste? Io tento una risposta partendo dal libro degli Atti degli Apostoli (6,1 segg.), in cui San Luca parla dell’istituzione dei primi diaconi, ed emerge subito l’aspetto del “servizio”. Anche nel Pontificale Romano dedicato all’Ordinazione del vescovo, dei presbiteri e dei diaconi, pubblicato nel 1992, i diaconi vengono definiti «animatori della vocazione di servizio nella Chiesa in comunione con il vescovo e con i presbiteri».

È bella questa affermazione che ricorda come, nella prospettiva di una Chiesa tutta ministeriale, bisogna che sia viva nei fedeli la consapevolezza di una comune chiamata al servizio, e il diacono, in virtù della sua ordinazione, è manifestazione di questa chiamata, come ministro della carità, testimone e promotore del senso comunitario e dello spirito familiare del popolo di Dio. Questo vale soprattutto per il diaconato permanente, ripristinato dopo il Concilio Vaticano II, che viene conferito anche a uomini sposati; è invito alla Chiesa ad accogliere un dono dello Spirito e quindi dare un’immagine più completa di sé, rispondente al disegno di Cristo, adeguata ad una società che ha bisogno di crescita evangelica e caritativa nei piccoli gruppi, nei quartieri e nei caseggiati.

Tra i diversi impegni del diacono, si pone al primo posto l’annuncio del Vangelo, perché raggiunga ogni persona nel suo ambiente naturale di vita; perciò un impegno costante di catechesi capillare e diffusa ha nel diacono un suo speciale animatore. In questo contesto acquista pieno rilievo nell’ordinazione il gesto liturgico esplicativo della consegna del libro dei Vangeli. In stretta dipendenza dal vescovo e in collaborazione con i sacerdoti, il diacono può e deve fermentare la comunità e per il suo inserimento nel tessuto dell’umanità, è chiamato a suscitare e animare i vari servizi in risposta ai bisogni e alle esigenze pastorali della Chiesa. Ma anche il diacono transeunte, colui al quale l’ordinazione è conferita come tappa nel cammino verso il sacerdozio, è chiamato a questo impegno, sebbene normalmente per un periodo minore di tempo, e quasi come “allenamento” al ministero sacerdotale.

Non c’è distinzione infatti nella preghiera di ordinazione proclamata dal vescovo che dice: «Ti supplichiamo, o Signore, effondi in lui lo Spirito Santo, che lo fortifichi con i sette doni della tua grazia, perché compia fedelmente l’opera del ministero. Sia pieno di ogni virtù: sincero nella carità, premuroso verso i poveri e i deboli, umile nel suo servizio, retto e puro di cuore, vigilante e fedele nello spirito. L’esempio della sua vita, generosa e casta, sia un richiamo costante al Vangelo e susciti imitatori nel tuo popolo santo. Sostenuto dalla coscienza del bene compiuto, forte e perseverante nella fede, sia immagine del tuo Figlio, che non venne per essere servito ma per servire, e giunga con lui alla gloria del tuo regno».

Un «sì» di servizio all’umanità fino al dono totale di sé
ce ne parla don Mauro Bruscaini, rettore del seminario diocesano

Comincio dal seminario… in tempo di Covid-19. Abbiamo scelto di restare tutti in seminario durante questi giorni: scelta che so essere da più parti vista con differenti opinioni. Una scelta di quarantena “spirituale”. Ci siamo proprio messi sotto l’azione dello Spirito Santo, in obbedienza a una scelta maturata con il vescovo. Non è stato facile e non lo è tuttora. All’inizio pensavamo fosse più leggera, ma tutti presto ci siamo accorti che non era così.

Non si andava più a scuola (la Facoltà di Torino), ma si viveva intensamente tutto il resto della vita di seminario, soprattutto la preghiera. Proprio qui è il nostro punto di forza. Liturgia delle Ore, Messa e meditazione della Parola ci accompagnano e sostengono in una non facile esperienza di vita comunitaria, in qualche modo forzata. Riteniamo che ci abbia fatto bene e ci faccia crescere. Poi abbiamo iniziato a frequentare la Facoltà online. Ci mancavano le uscite e soprattutto le nostre famiglie. «Se fossimo andati a casa subito…» ci dicevamo. Ora preferiamo tenere le distanze di sicurezza. A Pasqua rimanere in seminario è stata davvero dura! Abbiamo preferito non rischiare. Tutto sembra forzato, ma sappiamo di essere sotto l’azione dello Spirito di Dio, che anche da questa esperienza ci forgerà in discepoli amati, sotto l’unica croce che è salvezza.

Ora tocca a te, Domenico. Una parola di augurio dal tuo Rettore. Davanti alla Madonna della Salve comprendiamo lo spessore e la forza di quel «sì» di Maria detto nella giovinezza all’arcangelo annunciatore. È un «sì» di servizio all’umanità fino al dono totale di sé, del suo cuore trafitto di Madre: anche a te una spada trafiggerà l’anima, le era stato predetto al Tempio. È diaconia d’amore crocifisso. Come il suo Gesù. È una vocazione al servizio quella di Maria; non solo qui, ma certamente ai piedi della croce si rivela potentemente. Per questo, è significativo celebrare la tua ordinazione diaconale, Domenico, nel giorno festivo della Madonna della Salve. E farlo in questo tempo di Covid-19, non certo appropriato per una festa, come non lo sarebbe qualunque crocifissione della storia. Ma il servizio non lo decidi tu, ma colui che ti ha mandato.

Inizi a vivere il tuo diaconato con un sì ai piedi della croce, come il discepolo amato che prese Maria nella sua casa. Lo fai con amore a Dio e alla tua Chiesa, in cui sei chiamato a servire Dio e i fratelli nel dono di tutto te stesso. E sarà festa vera nel tuo cuore, perché c’è più gioia nel dare che nel ricevere. Se da una parte, ci dispiace di iniziare così il tuo diaconato, dall’altra siamo onestamente fieri di te, della tua fede, perché ti sappiamo aperto al dono di Dio, per quanto grande e imprevedibile possa essere. Maria Santissima della Salve, nostra clementissima Patrona, ti accompagni a dire «sì», oggi e sempre, per un servizio ai piedi di tanti crocifissi.

Sii testimone, come Maria, dell’amore che si dona in Cristo. Ti siano di sostegno quell’Eucarestia che tu servirai, e la Chiesa a cui ti legherai con la tua consacrazione. «Servo per amore…», cantava un canto di chiesa di alcuni anni fa, «ai piedi della croce, offri la vita tua». Maria, ci sarà sempre, lo so… ma ai piedi di quella croce non c’è solo lei. Anche tu ci sarai, con la grazia di Dio: lo so, e questa sarà la mia preghiera e la mia gioia per te!

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