Il messaggio dei vescovi italiani per il 1° maggio
«L’emergenza seguita alla diffusione del Covid-19 ci sta insegnando che le vicende dell’esistenza rimescolano le carte, rivelando la nostra realtà più fragile». Così inizia il messaggio della “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace” sulla festa dei lavoratori del 1° maggio.
Il primo punto trattato è il lavoro in “crisi”: «In un sistema già problematico per sua natura, la crisi sanitaria e quella economica gravano sulla qualità e sulla dignità del lavoro. Si genera purtroppo una quantità rilevante di persone “scartate”. Quello che l’attualità ci sta chiedendo di affrontare è una transizione verso un modello capace di coniugare la creazione di valore economico con la dignità del lavoro e la soluzione dei problemi ambientali» scrivono i vescovi.
Il secondo riguarda l’economia sostenibile. «Costruire un’economia diversa è l’unica via che abbiamo per essere all’altezza del nostro compito nel mondo. Non esiste una sola Italia del lavoro, ma “diverse Italie”, con zone vicine alla piena occupazione – dove il problema diventa quello di umanizzare il lavoro, vivendo il riposo della festa – e regioni dove il lavoro manca e costringe molti a migrare» il monito della Commissione episcopale, che poi aggiunge: «L’impegno sociale, politico ed economico per un lavoro degno non passa attraverso la demonizzazione del progresso tecnologico. Non è il progresso tecnologico che “ruba” il lavoro, ma l’incapacità delle politiche sociali ed economiche di redistribuire la ricchezza creata».
Il messaggio si chiude con l’invito alle istituzioni e a ciascuno di noi. «L’impegno di tutti noi in materia di stili di vita e di capacità di premiare con le nostre scelte prodotti e imprese che danno più dignità al lavoro sono una leva di trasformazione che rende la politica consapevole di avere consenso alle spalle, quando si impegna a promuovere la stessa dignità del lavoro. C’è una missione comune da svolgere: si richiede a tutti di dare un contributo alla costruzione di un modello sociale ed economico dove la persona sia al centro e il lavoro più degno. I credenti possono diventare segno di speranza in questo tempo. Capaci di abitare e costruire il pianeta che speriamo» concludono i vescovi.
Marco Lovisolo