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Da sinistra: Elisabetta Taverna, Guido Astori, Pietro Bovone, Roberto Massaro, Roberto Tasso, Paolo Astori e, al centro, Lilia Testa.

«Vogliamo immergerci nella realtà per costruire»

Intervista a Elisabetta Taverna, riconfemata alla Presidenza diocesana dell’AC

Il vescovo Guido Gallese ha nominato Presidente dell’Azione Cattolica diocesana per un altro triennio Elisabetta Taverna: dall’emergenza coronavirus ai piani per l’estate e il futuro, ecco che cosa ci ha raccontato.

Elisabetta, come si è organizzata l’AC durante il periodo di emergenza coronavirus?
«L’emergenza ha interrotto il cammino assembleare che ogni tre anni coinvolge tutta l’AC dal livello parrocchiale a quello nazionale. Nella nostra diocesi si era appena svolta l’assemblea che ha eletto il nuovo consiglio diocesano. Sono stati rimandati i successivi passaggi, ma questo rallentamento organizzativo non ha fermato la vita associativa: ne abbiamo riscoperto risvolti intensi che hanno evidenziato il valore di legami profondi tra le persone, della dimensione intergenerazionale, dell’essere una realtà che va oltre al confine parrocchiale e diocesano».

Avete organizzato qualche iniziativa in particolare?
«Abbiamo organizzato incontri online per il consiglio diocesano e l’equipe del settore adulti, dedicando spazio al racconto delle nostre esperienze personali. Gli adolescenti e i giovani hanno seguito il percorso “Le 4 fedeltà” proposto dall’AC nazionale, prevedendo anche alcuni appuntamenti diocesani. Ci siamo uniti a momenti di preghiera organizzati da parrocchie in cui l’associazione è particolarmente attiva. Tutto il periodo di lockdown è stato accompagnato dall’iniziativa “Il tempo raccontato”: con post sui social abbiamo lanciato una ricerca di proverbi sul tempo, da interpretare attraverso foto e disegni. La risposta è stata sorprendente: questa “scuola di saggezza popolare” ha mobilitato giovani, adulti, famiglie con bambini. È emerso soprattutto il desiderio di condividere, superando il rischio che online si propongano solo spunti da guardare e ascoltare senza una rielaborazione personale».

Come presidente riconfermata, qual è il compito che senti più impellente per l’AC diocesana e nazionale?
«Ritengo importante continuare a rafforzare quello stile associativo che si misura nella cura di legami profondi e non nel numero di attività, che suscita domande senza la pretesa di trovare tutte le risposte o di avere sempre le soluzioni giuste, che educa a stare in questo tempo con spirito critico e capacità di dialogo. In un tempo caratterizzato non solo da incertezze ma anche da lacerazioni, contrapposizioni forti, toni eccessivi, abbiamo la responsabilità di immergerci nella realtà per promuovere dentro essa atteggiamenti costruttivi. Credo sia il momento di vivere concretamente quell’invito che troviamo nella prima lettera di San Pietro ad essere “pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi”, ricordandoci che quell’invito prosegue con “tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto”».

E come vi state organizzando per il periodo estivo?
«Ci apprestiamo a vivere un’estate molto diversa da quella che abbiamo sognato all’inizio dell’anno. Sono però convinta che sarà comunque un periodo da ricordare, non per la delusione di aver annullato il tanto atteso camposcuola diocesano ma perché abbiamo potenzialità grandi da esprimere anche in questo tempo. Sono in cantiere proposte innovative per mantenerci in contatto, per condividere spunti di riflessione e momenti di svago, per coinvolgere persone di tutte le età, per riscoprire testimoni preziosi della nostra storia, per lanciare iniziative di solidarietà ed impegno. Tra qualche settimana avremo maggiori dettagli da raccontare, anzi sarà significativo che a farlo sia il gruppo di adolescenti e giovani con i quali stiamo accogliendo la sfida di ripensare completamente questa estate così inedita».

Zelia Pastore

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