Piemonte
Le restrizioni del nuovo dpcm hanno colpito e non poco le attività del Piemonte, con le stringenti norme previste per i territori “zona rossa”. A pagarne le conseguenze soprattutto ristoranti e bar, ma non solo. Anche gli agriturismi, che in questo periodo dell’anno avevano notevoli visite, hanno subito una forte penalizzazione. Nelle scorse settimane, la Cia-Agricoltori Italiani aveva stimato un danno di circa 600 milioni per produttori agricoli e agriturismi. In particolare, a pagarne le conseguenze gli oltre 100 mila addetti del settore. Per questo, arriva un aiuto dalla Regione.
«Apprezziamo l’intervento della Regione Piemonte che concede alle attività agrituristiche le stesse opportunità, in termini di vendita con asporto e consegna domicilio, previste per ristorazione, bar e caffetterie». Sono queste le parole di Lorenzo Morandi, presidente di Agriturist Piemonte, che esprime soddisfazione per la decisione dell’assessore regionale al Turismo, Vittoria Poggio, che ha risposto positivamente alle richieste avanzate da Confagricoltura e Agriturist Piemonte per conto delle oltre 1.300 aziende agrituristiche operanti sul territorio subalpino.
«Nei giorni scorsi – dichiara il presidente di Agriturist Piemonte – avevamo evidenziato alla Regione le nuove difficoltà del comparto agrituristico, già duramente colpito dalle conseguenze del lockdown primaverile che, oltre all’attività di ristorazione, aveva danneggiato le fattorie didattiche a causa della sospensione dell’attività scolastica». In questo periodo, con i vini nuovi, nocciole, funghi e tartufi, le aziende agrituristiche diventano una meta ambita per cittadini e turisti, per conoscere da vicino le attività agricole o semplicemente per una gita fuori porta: l’indotto dell’enoturismo, ossia i produttori vitivinicoli che fanno degustare i loro vini ai turisti, si è sviluppato molto negli ultimi anni e interessa ormai circa 680 imprese in Piemonte.
«Si tratta – chiarisce il presidente di Agriturist Alessandria, Franco Priarone – di un numero di imprese in continua crescita, che fattura già mensilmente oltre un milione di euro». Con il provvedimento della Regione in questa fase emergenziale resta consentita «la ristorazione per asporto o con consegna a domicilio anche per le strutture agrituristiche, come già precedentemente indicato con nota di chiarimento del 20 marzo 2020 pubblicata sul sito web regionale. Il servizio della consegna dei pasti a domicilio – spiega la circolare della Regione Piemonte – può configurarsi infatti, in un’ottica più generale nell’attuale contesto emergenziale, quale regime capace da un lato di contribuire alla limitazione degli spostamenti delle persone assumendo altresì valore anche dal punto di vista sociale, assicurando un’opportuna copertura di tali servizi nelle aree rurali e a vantaggio di fasce di popolazione più debole».
Leggi anche:
E anche le interviste sul mondo del cinema e del teatro:
-
«I politici non colgono la differenza tra cultura e intrattenimento»
-
«Se sapeste quanta gente lavora per fare uno spettacolo…»
-
«Quando riapriremo terrò finalmente il mio corso di recitazione»