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Egli separerà gli uni dagli altri

Commento al Vangelo

Dal Vangelo secondo Matteo

Commento al Vangelo di domenica 22 novembre 2020
Cristo Re dell’universo

Questo testo è veramente affascinante e vorrei che lo integrassimo con quello che l’Apocalisse ci dice al capitolo 20. Al versetto 4 si dice: «Poi vidi dei troni; e a coloro che vi si sedettero fu dato il potere di giudicare». E poi ancora al versetto 11: «Poi vidi un grande trono bianco e Colui che vi sedeva, scomparvero dalla sua presenza la terra e il cielo senza lasciare traccia di sé. E vidi i morti, grandi e piccoli, in piedi davanti al trono; e i libri furono aperti; fu aperto anche un altro libro, quello della vita; e i morti vennero giudicati secondo le loro opere, in base a ciò che era scritto in quei libri. Il mare restituì i morti che esso custodiva; la morte e gli inferi presero i morti da loro custoditi, e ciascuno venne giudicato secondo le sue opere. Poi la morte e gli inferi furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la seconda morte, lo stagno di fuoco. E chi non risultò scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco».

Ecco, mettendo insieme questi testi, riusciamo a evincere che questo giudizio viene fatto in base alle opere della nostra vita. L’Apocalisse ci dice questo: nel libro della vita sono scritti coloro il cui libro delle opere, cioè quello che hanno fatto, il libro della loro vita, ha degli elementi tali per cui sono abilitati a entrare nel Regno di Dio, gli altri nel fuoco eterno. La cosa interessante però è che i cattivi non sono condannati perché hanno fatto cose cattive. Non è che ai buoni dice: «Venite perché avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere, e così via…». Mentre ai cattivi invece dice: «Via, lontani da me, maledetti, nel fuoco eterno perché avete ammazzato, avete ucciso le persone, avete fatto del male, avete rubato». Non dice questo Gesù, è sorprendente. Quelli che vengono mandati nel fuoco eterno, semplicemente, hanno omesso di compiere il bene, quando potevano farlo. Questo è un problema veramente enorme: hanno omesso di compiere il bene.

In tutto questo, noi come ci collochiamo? Dobbiamo tener presente che quello che Gesù chiede viene riassunto da San Giovanni della Croce, in questo modo molto bello, oserei dire molto poetico, anche se fatichiamo a capirlo: «Alla sera della vita saremo giudicati sull’amore». Quel «saremo giudicati sull’amore» vuol dire in positivo, se hai amato vai nel Regno dei Cieli. Ma in negativo, se non hai amato, vai all’inferno: non se hai fatto del male, non se sei stato cattivo, ma se non hai amato. Non potrai dire di non aver fatto nulla di male, perché non basta per entrare nel Regno dei Cieli e per evitarsi l’inferno. Dunque siamo richiamati a un amore, un amore per Cristo, perché questo è il termine primo dell’amore. Quando ami un fratello è come se tu amassi Cristo. Ed è proprio quell’amore per Cristo quello che ti apre la porta del Cielo.

Non solo… Da quello che Gesù ha detto nell’ultima cena: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi». Noi siamo chiamati ad amare il prossimo, non solo come stessimo amando Cristo, ma con l’amore stesso di Cristo, l’amore dell’Agnello. Devo amare con l’amore di Cristo, con l’amore dell’Agnello. E questo è fatto grazie al dono dell’amore di Gesù che è stato riversato nei nostri cuori, ci dice San Paolo, per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. Ecco, il mistero della fine della nostra vita va letto alla luce dell’amore dell’Agnello. Spero che noi siamo in grado di vivere questo amore, e viverlo accogliendo il dono dello Spirito che ci è stato dato. Vi auguro di portare nel vostro cuore queste parole di Gesù, e fare in modo che portino frutto.

monsignor Guido Gallese
Vescovo di Alessandria

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