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43a Giornata per la Vita: guardiamo ai più deboli

Centro Italiano Femminile Valenza

Coloro che sono nati dopo la Seconda guerra mondiale, mai fino ad ora sono entrati in una tempesta di proporzioni simili a questa scatenata dal Covid-19. La pandemia ci ha sorpresi tutti impreparati, ci ha aggrediti con forza incontenibile, ha rotto gli argini di difesa in tutti i settori della Comunità civile e dell’organizzazione sociale, ha creato un’emergenza sanitaria che ha svelato carenze dipendenti da trascorsi errori, carenze alle quali solo l’abnegazione e lo spirito di sacrificio del personale sanitario sono riusciti in parte a porre rimedio.

Soprattutto ha frantumato la nostra certezza di poter sempre determinare tutto, anche la gestione del mondo, sicuri della nostra superiorità, del nostro metterci in competizione anche con la Natura, le sue leggi, i suoi ritmi. Di fronte al “nemico invisibile” ci siamo scoperti fragili e, in un primo momento, totalmente disorientati. Forse mai in questi ultimi decenni ci siamo trovati di fronte ad una minaccia alla vita, così agguerrita, così spietata. Abbiamo avuto tanta paura e ancora l’abbiamo. È giusto comunque continuare ad avvertire il senso di un pericolo incombente che può risultare salutare per difenderci.

Il dramma collettivo che stiamo vivendo ha però anche accresciuto la nostra sensibilità nei confronti della vita, troppo spesso considerata con leggerezza, trascurando che del cammino di ciascuno non siamo arbitri esclusivi. Nella ricorrenza della Giornata per la Vita una rinnovata prossimità al suo incommensurabile valore potrebbe aiutare a rimodulare atteggiamenti e comportamenti, a rimuovere preconcetti ideologici, a superare l’individualismo esasperato che conduce alla deriva dell’aborto e dell’eutanasia.

Il Centro Italiano Femminile in questa ricorrenza rinnova l’impegno da sempre sostenuto per la difesa della vita dal suo inizio alla fine naturale, con particolare riguardo per i più deboli e tra questi, più di tutti, i neonati e quelli non ancora nati, nella ferma convinzione che la vita nella fase embrionale, è già vita, completa e consegnata al diritto di esistere, anche se ovviamente impossibilitata a farlo valere direttamente.

Non si possono dimenticare i drammi che riguardano varie regioni del mondo e non importa che siano lontane da noi: i bambini-soldato ai quali è completamente negata l’infanzia, i “bambini di strada” coinvolti nel traffico di organi, bambini vittime, insieme alle loro famiglie, di persecuzioni razziali o del fanatismo religioso.

E ancora l’infanzia fatta oggetto del mercato della prostituzione o della pedofilia, le immagini dolorose di bambini costretti dall’indigenza a rovistare su cumuli di spazzatura nella speranza di trovare qualcosa di utile al sostentamento, minori “non accompagnati” esposti a una avventura troppo grande per loro oppure costretti con le loro famiglie a condizioni disumane nei campi profughi. Sono solo alcuni esempi di una umanità sofferente alla quale è doveroso restituire la speranza.

Il messaggio del Consiglio permanente della Cei per la 43° Giornata per la Vita propone il binomio “Libertà e Vita” che apre l’opportunità di profonde riflessioni e un fertile terreno di confronto. L’auspicio è che i suoi contenuti si estendano il più possibile e richiamino una grande adesione.

Enrica Deambrogio Violo
Presidente Cif
Comunale Valenza

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