“La testa e la pancia” di Silvio Bolloli
Dopo due vittorie consecutive in occasione delle prime due uscite, già il pareggio casalingo contro il Lecco (che pure avrebbe successivamente umiliato il Como) aveva destato qualche mugugno ma la sconfitta domenicale rimediata contro una ex rivale attualmente in cattive acque quale il Novara ha destato i vibranti umori della piazza grigia che, non potendo trovare sfogo tra gli spalti del “Moccagatta”, ha utilizzato, quale cassa di risonanza, uno degli strumenti di comunicazione più potente della nostra epoca: quello dei social network.
Nessuno è stato risparmiato ma, manco a dirlo, i veri bersagli della critica locale sono stati il presidentissimo Luca Di Masi (nella foto a sinistra, con il ds grigio) e il direttore sportivo Fabio Artico, ex bandiera del calcio giocato che sta cercando (al momento senza troppo successo) di ripetere dietro la scrivania le gesta sportive proprio nel momento in cui un altro vecchio simbolo – l’ormai ex allenatore Angelo Gregucci – ha salutato forse definitivamente le rive del Tanaro.
Gli osservatori più pacati ed equilibrati affermeranno come lasciarsi andare a simili manifestazioni di dissenso dopo una sconfitta ed un pareggio quando la vetta dista otto punti (non pochi ma neppure molti), le squadre davanti annaspano e i Grigi occupano comunque la quarta posizione in classifica possa apparire quale atteggiamento ingiustificato e ingeneroso, degno di un popolo incontentabile che, proprio per questo, meriterebbe di non essere mai accontentato. A onor del vero, e senza voler fare troppo il critico o il disfattista, ho avvertito anch’io un senso di allerta dopo sconfitta del “Piola”, e non tanto per il punteggio negativo (peraltro di misura) in se stesso, quanto per il contesto in cui questo è maturato.
Già, perché all’Alessandria non è servito cambiare allenatore e intervenire in modo piuttosto massiccio in campagna acquisti rinunciando a difensori, centrocampisti e attaccanti della vecchia guardia (almeno cinque) per fare arrivare gente nuova che ha in parte subito ottenuto la fiducia del nuovo mister essendo schierata titolare sin dall’inizio: i vecchi difetti, principalmente consistenti in una pessima qualità del gioco, sono rapidamente tornati a galla. È apparso quindi in tutta evidenza come cambiare timoniere e buona parte di vogatori non stia alterando il risultato e come l’ennesima mini-rivoluzione operata da questa dirigenza, ormai prossima all’ottavo compleanno, non stia pagando.
Altre saranno le occasioni utili per effettuare una più approfondita riflessione su cause ed effetti di eventuali errori gestionali ma per adesso vorrei limitarmi a una tanto breve quanto sentita osservazione: non appartengo alla tribù di coloro ai quali invocano l’abbandono di Luca Di Masi, almeno fintanto che non ci sarà un presidente pronto a ricevere il testimone ma ritengo anche che questo management, pur sotto molti aspetti lodevole, stia cominciando collezionare un po’ troppi record di occasioni mancate.