Tempo di pandemia
Occorre intendersi sul significato delle parole. Se l’ottimismo è quello che diceva “andrà tutto bene” io sono un’accanita pessimista, anche perché era evidente un anno fa (proprio in questi giorni abbiamo ricordato Codogno) che non sarebbe andata affatto bene. Come è andata, come sta andando è sotto gli occhi di tutti. Migliaia di decessi, una generazione cancellata con tutta la sua memoria e migliaia di piccole e medie imprese costrette a chiudere, per sempre. Il lavoro umiliato, soprattutto quello giovanile.
Scuole chiuse o con didattica a distanza più che in ogni altro Paese. Biblioteche, musei, teatri, cinema chiusi. E tanti errori: di calcolo, di valutazione che oggi, con il cambio di Governo, vediamo forse più evidenti. Errori dovuti a malafede, ad una incapacità di trasmettere, attraverso le proprie decisioni, energia e valori ai cittadini. Da pessimista sostenuta dalla speranza mi sento di dire che la nostra vita non migliorerà certo da sola, ma nemmeno peggiorerà da sola: ci vuole il nostro concorso, nell’una come nell’altra soluzione.
Se una valanga distrugge la mia casa posso affermare: ho lavorato per niente? Davvero ho costruito invano? Se pensiamo così, anche prima del disastro ho lavorato “per niente”, cioè nella vita non avevo uno scopo se non quello banale… La Bibbia insiste molto su questo punto. Il racconto di Giobbe ci presenta il problema nella sua drammaticità. Il Salmo (il 127) dice che “Se il Signore non costruisce la casa, invano si affannano i costruttori“. Cosa dicono queste parole a noi oggi, persone moderne, laicizzate, scettiche?
Una cosa sicuramente: che da tutto c’è qualcosa da imparare, perché in tutto quello che facciamo c’è una parte che ci rimane oscura ed è la più preziosa, il cui valore si svela spesso quando la perdiamo. Possiamo perdere molto, anche tutto, ma perdere o trattenere il valore dipende solo da noi. Sono pessimista sostenuta dalla speranza cristiana e penso quindi che noi siamo qualcosa di più di quello che facciamo, dei nostri successi e anche dei nostri rovesci. E credo, in questi giorni ancora difficili, che questo “di più” sia ciò su cui scommettere.
Rosa Mazzarello Fenu