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Porto in scena il dramma degli artisti ebrei nei campi di concentramento nazisti

Intervista a Bruno Maccallini, a teatro con “stasera ho deciso di venirmi a trovare”

Eclettico attore, regista, autore e produttore, Bruno Maccallini (nella foto) dal 2017 propone spettacoli pensati per “fare memoria” della Shoah, attraverso le esistenze, spesso dimenticate, di artisti e uomini di cultura di origine ebraica: acclamati divi del loro tempo che il nazismo eliminò senza pietà. Prima con “Grotesk! Ridere rende liberi”: e oggi con “Stasera ho deciso di venirmi a trovare (per fare due chiacchiere con me stesso)”, che andrà in scena nell’ambito delle celebrazioni del Giorno della Memoria, sabato 28 gennaio alle ore 20, al Teatro Torlonia di Roma.
Maccallini impersonerà Fritz Grünbaum, cabarettista ebreo, regista e librettista austriaco, finora mai rappresentato in Italia. Lo spettacolo, scritto insieme ad Antonella Ottai e ispirato al libro di quest’ultima “Ridere rende liberi” (Ed. Quodlibet), ripercorrerà l’arte narrativa e scenica dell’artista ebreo attraverso molti dei suoi monologhi, tradotti e adattati per l’occasione.
Una performance d’attore, condita dalle musiche di Pino Cangialosi interpretate dal vivo da Livia Cangialosi, e integrata dall’inserimento di brani multimediali collegati all’epoca storica trattata, che interpreta la dialettica dello sdoppiamento appoggiandosi in scena ai dispositivi di riproduzione tecnica della persona, nati anch’essi nel tempo che fu di Grünbaum, moltiplicando la sua presenza in un gioco delle parti, degli specchi e delle loro rifrazioni. Ce la facciamo raccontare direttamente dal protagonista, Bruno Maccallini.

Maccallini, da dove nasce il suo interesse per questi argomenti?
«Avendo vissuto stabilmente per circa dieci anni in Germania, ho potuto coltivare e approfondire insieme ad altri colleghi il repertorio del teatro tedesco, in particolare quello della Repubblica di Weimar degli Anni 20 del secolo scorso. Era la “Berlino d’oro”, animata da artisti capaci e molto brillanti. Erano tutti ebrei: e la maggior parte di loro fece la fine che sappiamo… Da qui ho tratto l’ispirazione per il primo spettacolo, “Grotesk! Ridere rende liberi”, scritto con Antonella Ottai, perché a un certo punto ho scoperto che quegli stessi artisti continuavano a fare il loro repertorio prima nei campi di smistamento e poi in quelli di sterminio. In quei luoghi i nazisti organizzarono un teatro nel teatro: un’operazione di “maquillage” per far sì che gli incaricati della Croce Rossa Internazionale, durante le loro ispezioni periodiche, potessero certificare che quelli non erano campi di “concentramento”, ma di lavoro e di ricreazione, dove si faceva cultura»


La cultura è un obiettivo da colpire, quando si tenta di soffocare la libertà della persona?
«Inizialmente era un obiettivo da difendere. Si voleva far credere al mondo intero che i nazisti non erano carnefici, ma uomini che imprigionavano le proprie vittime e cercavano in qualche modo di riabilitarle. Era una tragica messinscena… quando la Croce Rossa lasciava i campi, quegli stessi artisti che si erano esibiti poco prima davanti ai loro carnefici, sperando in un gesto di pietà, venivano mandati nelle camere a gas».


C’è un “messaggio” attuale in vicende così drammatiche?
«Grazie all’aiuto di Antonella Ottai, studiosa e ricercatrice all’università “La Sapienza” di Roma, che mi ha accompagnato nella ricerca di testi inediti e poi nel loro adattamento, ho voluto portare in scena Fritz Grünbaum, uno dei tanti cabarettisti già menzionati nel mio primo spettacolo “Grotesk!”. Mi ha affascinato perché la sua comicità è ancora oggi “accessibile” a un pubblico italiano, e poi perché utilizzava come linea drammaturgica il racconto con se stesso. Io ho cercato allora di fare uno spettacolo monologante, che al tempo stesso non è monologante, utilizzando per esempio la proiezione di filmati: non per far vedere qualcosa, ma per mostrare me stesso e dunque dialogare con me stesso. Grünbaum aveva previsto la sua fine, a differenza di altri, al punto di parlarne anche nei suoi monologhi. Era un intellettuale: grande frequentatore di Freud (nei suoi monologhi c’era molta psicoanalisi) e amico di Einstein, si permetteva anche il lusso di prenderli in giro nelle sue esibizioni. Aggiungo una cosa: “Grotesk!” e “Stasera ho deciso di venirmi a trovare” fanno parte di una trilogia di cabaret politico, ben diverso da quello noi intendiamo oggi con il termine “cabaret”. Il prossimo anno, dunque, metterò in scena un terzo spettacolo focalizzato sul ruolo femminile in quegli stessi anni.

Il mio scopo è far conoscere una cultura e un repertorio teatrale a noi sconosciuti: questi artisti ebrei hanno scritto una pagina fondamentale, non solo nell’ambito della Shoah. In qualche modo sono stati gli ultimi baluardi contro una certa propaganda razzista, sessista e di odio che si stava già profilando ancor prima che Hitler andasse al potere. Oggi stiamo vivendo un momento di grande crisi, in cui una destra sempre più eversiva torna alla carica e le guerre ormai stanno diventando sempre meno “indirette”. Ci ritroviamo ancora una volta sull’orlo di un baratro… ed ecco che gli ultimi baluardi restano proprio, guarda caso, gli intellettuali, gli attori, i poeti, gli scrittori. Non dimentichiamoci che non più di qualche mese fa sono stati uccisi anche degli artisti a Kiev, vittime dei bombardamenti russi. Quando si tratta di soffocare la libertà delle persone, è sempre meglio farlo con chi ha qualcosa da dire».

Andrea Antonuccio

 

BRUNO MACCALLINI

Nato ad Avezzano (AQ), diplomato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”, già attore, autore, produttore e regista di teatro in Italia, è protagonista di film di successo in Germania, dove gode di una vasta popolarità (è uno dei volti italiani più amati nei paesi di lingua tedesca). Vive tra Roma e Monaco di Baviera. Dal 2021 ricopre la carica di direttore artistico dell’associazione Antonello Falqui. Il suo penultimo spettacolo teatrale “Grotesk! Ridere rende liberi” scritto con Antonella Ottai, di cui è anche regista e interprete, già rappresentato in Italia con grande successo di pubblico e critica, debutterà sulle scene tedesche nel 2023.

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