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Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini

Dall’Angelus di papa Francesco

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Nel Vangelo di oggi (cfr Mt 5,13-16), Gesù dice ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra […]. Voi siete la luce del mondo» (vv. 13.14). Egli utilizza un linguaggio simbolico per indicare a quanti intendono seguirlo alcuni criteri per vivere la presenza e la testimonianza nel mondo.
Prima immagine: il sale. Il sale è l’elemento che dà sapore e che conserva e preserva gli alimenti dalla corruzione. Il discepolo è dunque chiamato a tenere lontani dalla società i pericoli, i germi corrosivi che inquinano la vita delle persone. Si tratta di resistere al degrado morale, al peccato, testimoniando i valori dell’onestà e della fraternità, senza cedere alle lusinghe mondane dell’arrivismo, del potere, della ricchezza. È “sale” il discepolo che, nonostante i fallimenti quotidiani – perché tutti noi ne abbiamo –, si rialza dalla polvere dei propri sbagli, ricominciando con coraggio e pazienza, ogni giorno, a cercare il dialogo e l’incontro con gli altri. È “sale” il discepolo che non ricerca il consenso e il plauso, ma si sforza di essere una presenza umile, costruttiva, nella fedeltà agli insegnamenti di Gesù che è venuto nel mondo non per essere servito, ma per servire. E di questo atteggiamento c’è tanto bisogno!
La seconda immagine che Gesù propone ai suoi discepoli è quella della luce: «Voi siete la luce del mondo». La luce disperde l’oscurità e consente di vedere. Gesù è la luce che ha fugato le tenebre, ma esse permangono ancora nel mondo e nelle singole persone. È compito del cristiano disperderle facendo risplendere la luce di Cristo e annunciando il suo Vangelo. Si tratta di una irradiazione che può derivare anche dalle nostre parole, ma deve scaturire soprattutto dalle nostre «opere buone» (v. 16). Un discepolo e una comunità cristiana sono luce nel mondo quando indirizzano gli altri a Dio, aiutando ciascuno a fare esperienza della sua bontà e della sua misericordia. Il discepolo di Gesù è luce quando sa vivere la propria fede al di fuori di spazi ristretti, quando contribuisce a eliminare i pregiudizi, a eliminare le calunnie, e a far entrare la luce della verità nelle situazioni viziate dall’ipocrisia e dalla menzogna. Fare luce. Ma non è la mia luce, è la luce di Gesù: noi siamo strumenti perché la luce di Gesù arrivi a tutti.
Gesù ci invita a non avere paura di vivere nel mondo, anche se in esso a volte si riscontrano condizioni di conflitto e di peccato. Di fronte alla violenza, all’ingiustizia, all’oppressione, il cristiano non può chiudersi in sé stesso o nascondersi nella sicurezza del proprio recinto; anche la Chiesa non può chiudersi in sé stessa, non può abbandonare la sua missione di evangelizzazione e di servizio. Gesù, nell’Ultima Cena, chiese al Padre di non togliere i discepoli dal mondo, di lasciarli, lì, nel mondo, ma di custodirli dallo spirito del mondo. La Chiesa si spende con generosità e tenerezza per i piccoli e i poveri: questo non è lo spirito del mondo, questo è la sua luce, è il sale. La Chiesa ascolta il grido degli ultimi e degli esclusi, perché è consapevole di essere una comunità pellegrina chiamata a prolungare nella storia la presenza salvifica di Gesù Cristo.
La Vergine Santa ci aiuti ad essere sale e luce in mezzo alla gente, portando a tutti, con la vita e la parola, la Buona Notizia dell’amore di Dio.

Piazza San Pietro, domenica 9 febbraio 2020

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