La Voce Alessandrina Settimanale della Diocesi di Alessandria
Editoriale
Care lettrici,
cari lettori,
apriamo Voce con il messaggio di Pasqua Urbi et orbi di papa Francesco. A pagina 5 e 11 troverete le omelie della Veglia, rispettivamente del nostro Vescovo e del Santo Padre. Vorrei anche segnalarvi, a pagina 2, l’omelia del Papa del 19 aprile 2020, Domenica della Misericordia. Eravamo in piena emergenza Covid-19 (meno di un mese prima, il 27 marzo, il Santo Padre aveva tenuto un momento straordinario di preghiera in piazza San Pietro). Ebbene, quel 19 aprile 2020, nella chiesa di Santo Spirito in Sassia a Roma, Francesco celebrò la Santa Messa accompagnato solo da due sacerdoti e da un chierichetto. Io ero ancora ricoverato in ospedale: seguii la celebrazione (sul cellulare) con una strana serenità nel cuore. Anche se, poche ore prima, i medici mi avevano detto che il giorno successivo mi sarei dovuto sottoporre a una Tac con contrasto, «per un controllo». Temevano avessi un embolo ai polmoni (ma non me lo dissero). Fu una domenica lieta, pur nel disagio di un respiro che non migliorava. Ma le parole del Papa mi avevano confortato: «La mano che ci rialza sempre è la misericordia: Dio sa che senza misericordia restiamo a terra, che per camminare abbiamo bisogno di essere rimessi in piedi». Ancora una volta il Santo Padre mi aveva fatto sentire la sua compagnia. Quella domenica rappresentò per me l’inizio, ancora inconsapevole, di una rinascita. I risultati della Tac del giorno dopo furono inaspettati, soprattutto per i dottori (io mi sentivo tranquillo). Ero stato oggetto di una misericordia clamorosa: i miei polmoni, da sporchi e “bruciati” (come erano fino a qualche giorno prima) si erano rigenerati. Nuovi, puliti. Lì mi resi conto di un fatto che non voglio più dimenticare, e cioè che la misericordia del Signore non “aggiusta” le cose, ma le ricrea. E così tre giorni dopo tornai a casa. Con i polmoni di un ventenne.
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