Sessant’anni di “pacem in terris”
Martedì scorso, 11 aprile, nel sessantesimo anniversario dell’enciclica Pacem in terris di papa Giovanni XXIII, si è tenuta una conferenza pubblica promossa dalla Diocesi con il patrocinio della Città di Alessandria e la collaborazione dell’Università del Piemonte orientale, dell’Azione cattolica, del Movimento ecclesiale di impegno culturale, della Comunità di Sant’Egidio e del Centro di cultura-gruppo di operatori dell’Università cattolica.
Il dialogo, alla presenza di una platea numerosa e interessata, ha toccato i diversi aspetti del documento, che fin da subito venne accolto positivamente, come autorevole riflessione sulla pace, rivolta non solo ai cristiani ma “a tutti gli uomini di buona volontà”.
A dare inizio alla riflessione è stato don Stefano Tessaglia, docente di Storia della Chiesa, che ha ripercorso i contenuti del documento e si è soffermato sul contesto difficile il cui la lettera è nata, quello della “guerra fredda”, del muro di Berlino e della crisi dei missili di Cuba. In quel difficile momento il papa si sentì in dovere di pronunciare una parola alta in difesa della pace, mettendo al centro non valori astratti, ma gli uomini concreti e la necessità di costruire ogni giorno un mondo più in pace.
La serata è proseguita con l’intervento del professor Giorgio Barberis, professore di Scienze politiche presso l’Università del Piemonte orientale, che partendo proprio dal titolo dell’incontro (In tempo di guerra, cosa resta della pace?) ha ricordato che della pace resta molto, anche in tempo di guerra, poiché la pace “è la comune aspirazione di tutti gli uomini di buona volontà” (Pacem in terris n. 89). Occorre certo farla crescere questa aspirazione, nella responsabilità centrale della politica, che deve imparare a mettere nuovamente al centro l’uomo e non soltanto l’interesse economico, di cui ormai sembra essere schiava.
Infine, il professor Ciro De Florio, docente di Filosofia presso l’Università cattolica del Sacro Cuore di Milano, si è soffermato sugli interrogativi che l’enciclica sulla pace può suscitare oggi, di fronte ai cambiamenti del mondo contemporaneo, in un mondo plurale che sembra non accettare una verità condivisa, neanche su temi centrali come la pace e la guerra. Sarebbe invece proprio la prospettiva di Giovanni XXIII quella da rimettere in campo, per trovare un minimo di valori comuni, su cui trovare l’accordo del popoli, su cui dialogare, per la costruzione della pace.
La celebrazione dell’anniversario della Pacem in terris avrà un secondo momento diocesano sabato 22 aprile, alle ore 21 in Cattedrale, con la preghiera per la pace presieduta dal vescovo Guido, per affidare al Signore e alla Madonna della Salve, oltre che “a tutti gli uomini di buona volontà” questo importante desiderio.