Elisa Cerato, 24enne catechista di Valenza, è tornata alla Casa del Padre
«Elisa era un angelo: è stata una nostra brava animatrice, ma anche catechista e voce del coro. Non è facile parlarne, dobbiamo ancora metabolizzare questo dolore…». La voce rotta dall’emozione è quella di don Santiago Ortiz, parroco di Valenza. Elisa, invece, è Elisa Cerato (nella foto), 24enne valenzana morta improvvisamente nella notte tra lunedì 10 e martedì 11 aprile nella casa dove viveva con i suoi genitori.
La giovane, tra pochi mesi, si sarebbe dovuta laureare in Scienze della formazione primaria all’Università del Sacro Cuore di Milano. E da poco aveva iniziato a lavorare come supplente all’Alexandria international school. Elisa aveva frequentato l’istituto “Anna Frank” di Valenza e il liceo delle Scienze umane al Saluzzo-Plana di Alessandria. Era volontaria all’Avis primo soccorso, ma da diversi anni si era anche data da fare all’oratorio di Valenza, tra centri estivi, catechismo e coro: una persona benvoluta da tutti. Dopo la tremenda notizia, in tanti hanno voluto ricordarla sia durante il Rosario di mercoledì, sia nel funerale di giovedì nella chiesa del Sacro Cuore di Valenza.
Don Santiago, che cosa rimane di questi giorni?
«È stato uno shock, dobbiamo ancora metabolizzarlo. È un dramma, come tutte le cose improvvise. Da un lato siamo tutti molto provati, dall’altro ho visto i nostri ragazzi riflettere sul senso della vita. Abbiamo toccato con mano quanto la nostra esistenza possa essere passeggera. In questi giorni ho sentito tanta disperazione, ma anche tante preghiere. Hanno chiamato Elisa “piccolo angelo”. Ed era proprio così…».
Quale senso possiamo dare a tutto questo dolore?
«Qualcuno mi ha detto: “Don, solo chi crede può dare un senso a questo dolore”. È vero. Tutto dipende da quale visione abbiamo di Dio. Se Dio è Colui che ci dona la vita, come un dono in “affido”, allora è Colui che può anche togliercela. Se non fosse così, non avrebbe neanche senso vivere: dal nulla arriveremmo e al nulla torneremmo».
Nell’omelia hai detto: «Quanto costa fare la Sua volontà!».
«Sì, perché vorremmo la nostra volontà, vorremmo mettere noi il punto finale sulla nostra vita. In segno di libertà. Ma non c’è scritto da nessuna parte che si debba vivere fino a 80 anni. Allora, io non credo in un Dio cattivo che vuole punirci. Credo, invece, in un Dio che dona la vita, come un gesto di amore, e noi dobbiamo viverla al massimo e darci da fare finché ci è concesso».
Cosa hai visto nei genitori di Elisa?
«Mi ha colpito il loro volto sereno, pur nel profondo dolore».
Come è possibile?
«C’è un’unica risposta: perché loro credono, hanno fede. Quando sono stato a vedere Elisa per l’ultima volta a casa sua, le ho messo un mio Rosario tra le mani. Poi suo papà mi ha detto: “Questa volta la battaglia non l’ha vinta, ma sappiamo che Elisa è in Paradiso”».
I ragazzi dell’oratorio, invece?
«Mi hanno chiesto di pregare. Poi abbiamo pensato di intestare un’aula dell’oratorio a Elisa. Ma dobbiamo ancora capire bene tutto quanto. Se posso, vorrei leggerti questi…».
Prego.
«Sono alcuni dei tanti messaggi che mi sono arrivati. Uno dei ragazzi ha scritto: “È stato come perdere, non so, un dito… Nonostante non la vedessi da un po’ e nonostante non fossimo amicissimi, lei era una di noi. Un angelo, semplicemente un angelo che è tornato dal nostro unico e amato Gesù. In silenzio”. E poi un altro ancora: “Speriamo che sia in Paradiso, ci protegga da lassù e ci aiuti tutti i giorni”. Parlarne è difficile, davvero (si ferma)».
Vuoi aggiungere ancora qualcosa?
«Sì. Voglio ancora dire che abbiamo avuto la fortuna, in questa terra, di vivere con un angelo. Ma non ce ne siamo accorti abbastanza. Allora fermiamoci a riflettere, perché la vita è un attimo… ci crediamo onnipotenti, ma è davvero un attimo. Nulla dipende da noi, siamo nelle mani di Dio».
A celebrare i funerali della giovane valenzana, insieme a don Santiago, c’era anche don Giuseppe Biasiolo. «Ho conosciuto Elisa da bambina quando veniva al campeggio “don Pietro” di Cervinia. Frequentava la chiesa del Sacro Cuore e cantava nel coro parrocchiale. Era una ragazza semplice, che si è impegnata tanto in questi anni. Da sempre conosco bene la mamma, perché era stata mia alunna al liceo» racconta il sacerdote, che poi aggiunge: «E proprio al funerale mi ha colpito l’atteggiamento della mamma di Elisa: non era disperata, anzi alternava il pianto al sorriso. Ha trovato una sua rappacificazione interiore nella fede».
Alessandro Venticinque