Fede in guerra: è possibile?
Aldo Gastaldi è il nipote di “Bisagno”, un partigiano cattolico dichiarato Servo di Dio. Dal 2019 è in corso la causa di Beatificazione.
Aldo, chi era “Bisagno”?
«Aldo Gastaldi “Bisagno” era un ragazzo normale, con una “storia” particolare che emergerà solo quando salirà in montagna. Ha vissuto in una famiglia che gli ha saputo trasmettere quello che è il più grande dono che si può fare a un figlio: il dono della fede. Attraverso i genitori, in particolar modo la sua mamma, ha respirato un comportamento semplice e sano che lo ha portato alla vita di fede, al Signore: a Colui che sarebbe stato in futuro il centro di ogni sua scelta».
Bisagno è Servo di Dio: c’è una storia anche di martirio, cioè di testimonianza.
«Sì, il suo processo di beatificazione è iniziato nel maggio 2019, per volontà dell’allora arcivescovo di Genova, cardinal Angelo Bagnasco. Aldo ha lasciato una testimonianza di un giovane che ha vissuto in modo eroico le virtù, il fulcro della vita cristiana. Le ha vissute nel nascondimento, con una semplicità disarmante, ma con una fermezza e bellezza di testimonianza rara. Da santo».
Ecco, come si fa a diventare santi in guerra?
«Aldo per i suoi uomini è stato un padre. Ce lo hanno raccontato le persone che abbiamo intervistato per la realizzazione del documentario “Bisagno” di Marco Gandolfo. Nelle interviste è emerso che tanti di loro erano molto più grandi di lui, come età, ma lo ricordavano come un padre anche a distanza di più di 70 anni. Questo è possibile perché Aldo, avendo ripercorso le orme del suo Maestro, le orme di Colui che lo ha voluto dall’eternità, che gli ha dato la vita e che lo ha amato immensamente sin dal principio, ha fatto della sua vita un capolavoro. Un capolavoro di bellezza, di semplicità, di testimonianza e di verità. Cose davvero importanti, soprattutto per i giovani che oggi si trovano ad affrontare problematiche non certo meno rilevanti o meno “difficili” di quelle che ha affrontato lui. La guerra è una cosa tremenda, che lascia sbigottiti e inermi, e ha bisogno per essere affrontata di una forza non comune, di certo non umana. Se umani si vuole rimanere… E Aldo è riuscito a rimanere umano in un inferno di ideologie. Perché, prima di tutto, è stata una guerra di ideologie. E lui è riuscito a rimanere umano, seppur con un’arma in mano. Aldo è stato un comandante partigiano, oltretutto di una divisione garibaldina, e vi lascio immaginare che cosa può voler dire per un cattolico, che non rinuncia alla testimonianza della sua fede, essere comandante di una divisione garibaldina a quei tempi. Qualcosa di inimmaginabile. Aldo ha saputo portare avanti la sua fede In questo contesto: ma come ha fatto? Io credo che Aldo, a differenza di quello che sentiamo dai media, dalle grandi proclamazioni che arrivano spesso anche dalle istituzioni, oggi non ci parlerebbe mai di grandi valori. Quei grandi valori che sentiamo riecheggiare dal mondo: liberté, égalité, fraternité. Bellissime parole, che furono però bandiera dell’inizio di una delle più grandi persecuzioni al cristianesimo. Davanti a questi “valoroni”, come li chiamo io, Aldo con la sua testimonianza ci propone la virtù. Quei valori e questa virtù, voglio essere provocatorio e lo penso davvero, sono due cammini diametralmente opposti. È tipico del pensiero moderno anteporre l’esistenza all’essenza, e quando viene prima l’esistenza dell’essenza si riduce tutto a un puro fare, libero e assoluto, ma proprio per questo cieco e senza fondamenta. Lasciandoci, come diceva il cardinal Biffi, sazi e disperati…».
In questo periodo noi celebriamo la Madonna della Salve: anche Aldo era figlio di un attaccamento e di un affetto alla Madonna.
«Aldo è stato prima di tutto un figlio, e ha saputo brillare di quella luce riflessa che arrivava, come la definisce lui, dalla sua unica guida: Gesù Cristo. Voglio ricordare la devozione mariana di Aldo. E voglio ricordarvi un episodio che mi è stato tramandato da mio padre, da chi è stato il primo testimone di questo accadimento. Aldo si trovava a passare sulle alture di Genova e, senza ovviamente avvertire per ovvi motivi di prudenza, passò da casa per fare un saluto e vedere dopo parecchio tempo la sua famiglia. Ahimè, non trovò nessuno: allora lasciò sul tavolo della cucina un’immagine di Maria Santissima Nostra Signora Regina della Guardia, accompagnandola con un biglietto sul quale c’era scritto: “Affidiamoci a Lei alla nostra dolce Madre Celeste che tutto può”. Ecco, questa era la devozione mariana di Aldo. Semplice, come semplice era la sua fede e come semplice era l’insegnamento che aveva ricevuto dalla famiglia».