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«Salviamo il grano italiano»

Cia Alessandria

Il grano piegato dalla grandine alla vigilia della mietitura non è l’unico problema, la speculazione mondiale sui prezzi, che si è abbattuta sul frumento dall’ottobre scorso, rischia di mettere in ginocchio i produttori. Cia Alessandria lancia l’allarme per sensibilizzare le istituzioni e cercare di contenere i danni nella provincia, che conta 144 mila ettari coltivati a grano tenero ed è seconda solo alla provincia di Bologna. In pochi mesi il grano ha perso il 40% del valore passando dalla quotazione di 350 euro a tonnellata a ottobre 2022 a 240 euro a tonnellata il 12 maggio scorso. Si prospetta sotto mietitrebbia un ulteriore crollo a 190 euro a tonnellata.

«Nessun prodotto ha subito una tale perdita» ha spiegato Gabriele Carenini, presidente di Cia Piemonte il 6 giugno alla Camera di Commercio di Alessandria e Asti. La situazione è peggiorata con la guerra in Ucraina. Coltivare un ettaro a grano costa 1400 euro, si ricavano 1100 euro. «Sarà un’ulteriore perdita per chi come me ha distribuito più materiale organico a incrementare la qualità che non sarà ripagata» dice Davide Sartirana, cerealicoltore e presidente di zona Cia Alessandria.

«La domanda e l’offerta non s’incontrano più, il mercato finanziario globale decide le quotazioni. Chiediamo più controlli» così il direttore di Cia Alessandria Paolo Viarenghi e la presidente provinciale Daniela Ferrando, schierati insieme al presidente di Cia Asti Marco Capra. Stessa debacle per il grano duro. «Abbiamo avviato la raccolta firme “Salviamo il grano italiano” per sollecitare l’intervento delle istituzioni, al fine frenare la decrescita e calmierare i prezzi» ha detto il presidente nazionale Cia Cristiano Fini.

Daniela Terragni

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