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«Per noi madre Michel è già una Santa»

Intervista a Suor Claudete, Madre Generale delle Piccole Suore della Divina Provvidenza

All’ingresso della “Michel”, l’Istituto di Piazza Divina Provvidenza 10 ad Alessandria, c’è un grande quadro raffigurante madre Teresa Grillo Michel. Accanto a lei ci sono bambini poveri, anziani ammalati e persone bisognose provenienti da tutto il mondo, mentre alle sue spalle si intravede la Cattedrale della nostra città. E proprio davanti a quel quadro incontriamo suor Claudete Marcia de Oliveira (a sinistra, nella foto), 56enne brasiliana, che da febbraio è Madre Generale della Congregazione delle Piccole Suore della Divina Provvidenza. «Ero già stata in Italia qualche anno fa, poi sono tornata in Brasile, e adesso sono a Roma dopo aver ricevuto l’incarico di Superiora Generale» comincia a raccontare suor Claudete, che in questi giorni si trova ad Alessandria per fare visita alle comunità della Congregazione. Ma non solo, dice sorridendo: «Fortunatamente la mia visita coincide con la festa per il 25° anniversario dalla beatificazione di madre Michel». Infatti sarà un momento di festa importante quello di sabato 23 settembre alle 20.45, all’Auditorium San Baudolino (via Bonardi 13, Alessandria), dal titolo “Beata Teresa Michel e le sue piccole suore. Un messaggio di amore, pace e servizio ai poveri nel mondo”. Oltre a canti, esibizioni di danza e teatrali, e diverse testimonianze, ci saranno anche collegamenti con alcune della Case italiane ed estere della Congregazione. Ad aprire l’incontro sarà il saluto della Madre Provinciale, suor Natalina Rognoni (a destra, nella foto). Anche lei è lì, accanto a suor Claudete, quando la incontriamo sotto il grande quadro di madre Michel.

Suor Claudete, cominciamo dalla festa di sabato. Questo momento quale significato ha per la vostra Congregazione?

«Celebriamo con grande gioia il ricordo di quello che è avvenuto 25 anni fa, nel 1998. Abbiamo aspettato tanto, con ansia, il momento della beatificazione. E abbiamo vissuto questo evento ognuno nelle proprie comunità: io lo ricordo bene, ero in Brasile. Il ricordo della beatificazione, però, ci deve portare anche a un impegno di conversione, di cambiamento e di crescita».

Chi è madre Michel?

«È stata una donna straordinaria per tante persone. Ha trasformato l’ordinario in straordinario: attraverso le sue opere, i suoi gesti, le sue parole e il suo sguardo. Ricordo che monsignor Bovone cercava, guardando madre Michel, di vedere dove era la sua santità. La gente parlava già molto di lei e del suo carisma, e allora lui cercava di riconoscere quella santità. Credo che questo carisma abbia marcato non solo Alessandria ma anche altre zone del mondo. Ha portato il suo carisma anche in Brasile, dove la Congregazione è arrivata nel 1900, subito dopo la fondazione. È stata una donna che ha saputo vivere bene e ha risposto alla chiamata di Dio. Prima ha vissuto il matrimonio, poi dopo la morte del marito non si sentiva di andare avanti, ma Dio l’ha interpellata e l’ha ispirata a seguire una via diversa: servire gli ultimi».

Ospitava gli ultimi direttamente nel suo palazzo.

«Sì, e quelli che non riusciva a ospitare li spostava in altre strutture. In quel periodo non c’erano tante iniziative come abbiamo oggi, penso alla Caritas o alle opere di persone di buona volontà. Le necessità del tempo erano tante, e lei prendeva i poveri che non trovavano dimora in nessun altro posto. Prendeva gli ultimi degli ultimi. E questo è ancora il nostro carisma. L’abbandono alla Divina Provvidenza: questa fiducia piena in Dio, mettendoci proprio a servizio dei più bisognosi».

Era anche una donna coraggiosa: ha attraversato diverse volte l’Atlantico per raggiungere il Sud America. Uno sguardo di Chiesa in uscita, come ci insegna papa Francesco.

«Certo, madre Michel ha aperto la sua casa e ha accolto tanti bisognosi. Apriva le porte verso quelli che avevano bisogno, in Italia e all’estero. Penso al Brasile: quando gli schiavi furono liberati non avevano una vita come gli altri. Se prima, pur essendo schiavi, avevano almeno da mangiare, dopo si sono trovati in una grande miseria, così come tanti stranieri che arrivavano in cerca di un posto migliore. Sempre in uscita, ma un aprirsi per accogliere».

Oggi, guardando la Congregazione, madre Michel sarebbe contenta?

«Noi cerchiamo di fare il possibile. Purtroppo siamo diminuite molto, in tutto il mondo. Ci sono poche vocazioni e la realtà di oggi è molto cambiata. Facendo un esame di coscienza, vediamo che c’è uno sforzo molto grande da parte nostra, ma dobbiamo fare un cammino di conversione per avvicinarci a quello che è stata la madre. Penso che lei riconosca il nostro sforzo, ma ci chieda sicuramente di fare qualcosa in più».

In quali parti del mondo siete presenti?

«Siamo in sei Paesi: Italia, Argentina, Brasile, Polonia, India e Angola. Offriamo servizi per gli ultimi e i più bisognosi. Quando andiamo in un posto partiamo sempre dalle periferie, anche se, con il passare degli anni, notiamo che le periferie si spostano. Allora dobbiamo prestare sempre attenzione, cercando di offrire servizio per tutti i tipi di povertà. Per esempio, nell’ultimo Paese in cui siamo andati, in Angola, le nostre suore sono inserite in una realtà poverissima. Che tocca tutti i tipi di povertà: materiale, morale e spirituale».

Cosa direbbe madre Michel ai giovani d’oggi?

«Madre Michel è una donna che ha vissuto pienamente la chiamata del Signore. In modo gratuito. La vocazione è un dono: di Grazia riceviamo e di Grazia dobbiamo donare agli altri. Quindi oggi ai giovani direbbe di avere coraggio ed essere aperti. Perché non credo che Dio abbia chiamato ieri e non chiami oggi. No, anche oggi continua a chiamare. Solo che in questo tempo, magari, i ragazzi fanno più fatica a sentire la chiamata che Dio fa a loro. Ma la chiamata c’è».

Secondo lei madre Michel diventerà santa?

«Per noi è già santa (sorride)! Credo che, prima o dopo, avremo questo riconoscimento da parte della Chiesa. Come abbiamo aspettato tanto per la beatificazione, aspetteremo anche per la canonizzazione. Ricordo che, prima della beatificazione del 1998, qualche suora cercava di giustificare: “Non verrà beatificata perché lei non voleva apparire”. Però siamo arrivati alla beatificazione, e arriveremmo anche alla canonizzazione. Ne sono sicura».

Alessandro Venticinque

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