C’è un tempo per curare, 1 incontro: “Guarigione vs miracolo”
La testimonianza del medico in un santuario gremito
«Il vero segreto di Lourdes è l’Eucaristia. Tante guarigioni vengono da lì»
Martedì 5 marzo, in un Santuario del Sacro Cuore strapieno di persone, ha preso il via il ciclo di tre incontri diocesani in preparazione alla Pasqua, dal titolo “C’è un tempo per curare”.
Se nello scorso Paginone abbiamo lasciato spazio alla testimonianza di suor Luigina Traverso, la cui guarigione è il 68° miracolo di Lourdes riconosciuto, ora lasciamo spazio al dottor Sandro De Franciscis, che quella guarigione ha constatato e, insieme a una commissione medica, ha dichiarato “inspiegata”. Il dottore è presidente del Bureau des constatations médicales di Lourdes: dal suo arrivo nel 2009 ha incontrato migliaia di persone che sono guarite in circostanze inspiegabili: solo alcune centinaia sono state dichiarate ufficialmente “guarigioni inspiegate”. Di queste, dalle apparizioni nella Grotta di Massabielle del 1858, solo 70 sono state dichiarate “miracoli”. Ma, con riconoscimento oppure no, tante vite sono cambiate.
D’altronde, lo stesso De Franciscis si definisce “il medico più inutile del mondo” poiché i “pazienti” arrivano da lui già sanati, già guariti. Vi lasciamo alla sua testimonianza che, con assoluta precisione, ci racconta come nasce un miracolo…
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I sette criteri della guarigione
Quali sono i criteri stabiliti dal cardinal Lambertini, poi papa Benedetto XIV, e che ancora oggi il dicastero romano per le Cause dei Santi (e noi a Lourdes) segue in maniera scrupolosa?
Dei sette criteri di Lambertini, due sono legati alla malattia, quattro alla guarigione e uno è un criterio generale.
Noi, all’Ufficio delle constatazioni mediche di Lourdes, dobbiamo dimostrare in primo luogo una diagnosi di certezza, quindi una malattia certa. Voi non avete idea del numero di persone che mi hanno scritto e che mi vengono a parlare dicendo che non potevano camminare, non potevano vedere… d’accordo, ma con quale diagnosi? Nel caso specifico di Suor Luigina, avevamo delle diagnosi anatomiche di lombosciatica paralizzante con meningocele. Secondo criterio: che sia una malattia con prognosi grave. Il quadro clinico l’ha descritto suor Luigina: è una giovane donna che si avviava a una vita religiosa, nell’ambito della vocazione del carisma della famiglia di Don Bosco, la quale a un certo punto si ritrova paralizzata, seduta, sdraiata, e per giunta nei momenti di acuzie della sofferenza, addirittura a pancia sotto, con le gambe in alto.
Quattro criteri sono legati alla guarigione, che per Lambertini deve essere: una guarigione che arriva senza segni premonitori, una guarigione che arriva in maniera istantanea, in maniera completa e in maniera durevole nel tempo. Che non fosse prevedibile, l’ha raccontato: è avvenuto durante il passaggio del Santissimo Sacramento alla benedizione dei malati del pomeriggio, rientrando in questo caso in circa un terzo delle guarigioni oggi riconosciute e miracolose a Lourdes, 70: circa un terzo sono legati all’Eucaristia, circa due terzi sono legati all’acqua della sorgente. Poi abbiamo detto che è una guarigione che arriva in maniera completa, istantanea, perché lei sente che la gamba si muove, addirittura quella stessa sera cammina, si inginocchia per la benedizione, l’indomani fa la Via Crucis; in maniera durevole nel tempo, perché da che non poteva camminare sono 59 anni che salta e corre per il mondo.
Ultimo criterio è che non vi deve essere alcuna possibile spiegazione medico-scientifica: e di fatto non c’è. Dunque, per i colleghi medici presenti o per quelli che amano questa materia delle guarigioni noi siamo davanti a quelle che nelle riviste mediche di alto livello di tanto in tanto vengono riportate come regressioni spontanee di malattia grave, avvenimenti inspiegati di malattie gravi: in questo caso una paralisi, una compressione irrisolvibile dei nervi della colonna vertebrale, regressioni spontanee di malattia. […] Oggi siamo anche assistiti dalla presenza e dal giudizio delle altre professioni sanitarie: penso ai fisioterapisti, alle ostetriche, agli infermieri. Si fa una discussione, come si fa negli ospedali universitari quando si discute un caso clinico, e all’Ufficio delle constatazioni abbiamo ritenuto che questa fosse una guarigione inspiegata allo stato delle nostre conoscenze. Dopodiché l’abbiamo portata a una seconda istanza, creata dal Vescovo di Tarbes e Lourdes, Monsignor Théas, nel 1954. Nell’immediato dopoguerra ci si era resi conto che non c’erano stati più miracoli, guarigioni miracolose, dagli anni della celebrazione del cinquantenario di Lourdes. Allora il Vescovo volle che accanto ai dottori (la gran parte medici generalisti, generosamente presenti in pellegrinaggio) vi fosse anche una commissione di cattedratici, di superspecialisti nelle diverse materie della Medicina. Sono di solito una trentina, che costituiscono il Comitato medico internazionale di Lourdes. E siccome avevamo una guarigione che veniva da casa Oftal e veniva dal Piemonte, il presidente della Cmil (Commissione medica internazionale di Lourdes, ndr) ha ritenuto di affidare a uno stimato collega piemontese, Franco Balzaretti, medico oftaliano, l’incarico di essere lui il relatore di questo caso. E io perciò lascerò più tardi al Vescovo copia di questo rapporto finale del dottor Balzaretti. All’interno c’è tutta la documentazione clinica, ospedaliera e per immagini di questa guarigione che è ancora in mezzo a noi. La riunione del Cmil nel quale decidere di questa guarigione per voto a scrutinio segreto fu convocata per il 18 novembre del 2011. Dunque, si riunisce il Cmil e il collega relatore presenta il caso, e poi si apre una discussione per arrivare al voto, a scrutinio segreto. Il vescovo di Tarbes e Lourdes co-presiede la riunione ma non vota. Si va dunque al voto, e la guarigione di suor Luigina viene confermata dall’unanimità dei membri presenti come una guarigione inspiegata.
A questo punto cosa succede? Il Vescovo di Tarbes e Lourdes, custode della Grotta delle apparizioni, è presente perché testimone della appropriatezza e della limpidezza delle procedure eseguite negli anni (parliamo nel 2011 di una guarigione avvenuta nel lontano 1965) e sarà lui a comunicare al Vescovo della persona guarita il fatto medico, perché poi il Vescovo della persona guarita decida come ritiene più opportuno.
Gesù non è un super infermiere…
Cambiamo categoria: dalla guarigione del corpo al miracolo. E infatti il primo di questi tre incontri è intitolato appunto “Guarigione vs. miracolo”. Come a dire: “Guarigione, d’accordo, ma perché miracolo?”. E allora qui mi consentirete di fare una breve digressione. Gesù, l’unico Signore della mia e della nostra vita, non era un super infermiere, un super fisioterapista o un super medico. Non è venuto per guarire. Risulta dai Vangeli che non ha guarito tutti i malati che ha incontrato. Ha avuto una predilezione per quelli che soffrivano, non c’è dubbio: ne ha guariti tanti. “Va’, la tua fede ti ha salvato”. “Va e non dire nulla”. Ma quando Gesù ha compiuto questi segni, questi miracoli, lo ha fatto per dimostrare che lui era autenticamente il figlio di Dio. E perché il figlio di Dio era venuto in mezzo a noi? Per portare il perdono dei peccati. Ad Alessandria, nel lontano 2015, c’è stato un incontro organizzato dall’Oftal al quale ho avuto il piacere di partecipare, con la presenza di Vittorio Micheli e della signora Danila Castelli, entrambi miracolati. Ogni cosa ha una sua data, perché la nostra vita, anche la vita di fede, non è fatta per caso, ma per Provvidenza. Le conclusioni furono affidate al giovane Vescovo di Alessandria (monsignor Gallese, ndr), il quale fece questa lezione che da allora io custodisco, perché è la spiegazione del motivo per cui si parla di miracolo. Vedete, il Nuovo Testamento non è stato scritto in latino, come di tanto in tanto qualcuno cerca di farci credere, ma i Vangeli e gli Atti degli Apostoli sono stati scritti, nella versione originale, in greco. Era la lingua del tempo: un po’ come tutti oggi usano qualche parola di inglese, al tempo tutti parlavano qualche parola di greco. E nel Nuovo Testamento i miracoli vengono descritti talvolta come “terata”, miracoli, ma la gran parte sono segnalati dall’autore sacro come “semeia”, segni: alla prima comunità cristiana è chiaro che Gesù ha voluto operare dei segni. E fu il Vescovo Guido a raccontarci del miracolo del paralitico nato a Cafarnao. Leggiamo che quattro persone, quattro barellieri, accompagnano un paralitico da Gesù, e vedendo che non lo possono portare ai suoi piedi, lo calano dal tetto. San Luca (che per la tradizione era medico) aggiunge che Gesù era preceduto dalla fama di aver operato molte guarigioni. E quando il paralitico arriva ai piedi di Gesù (immaginate la scena: questo disgraziato che viene calato ai piedi di Gesù dal tetto con le funi) Cristo lo guarda, sorride – perché ha capito la carità e l’amore di quelli che l’hanno voluto portare ai suoi piedi, capisce perfettamente che vogliono che lo guarisca – e guardando l’uomo gli dice: “Amico, ti sono perdonati i tuoi peccati”. E lì i cuori degli scribi e dei farisei presenti (quelli che ormai già da qualche mese giravano “con il registratore” per cogliere Gesù che diceva delle “bestialità” e poterlo così eliminare dalla scena, perché era scomodo) si agitano. Gli evangelisti, Marco, Matteo e Luca, ci narrano che Gesù legge nei loro cuori e dice: “Perché vi state agitando? Cosa credete che sia più semplice per me, dire a quest’uomo ti sono perdonati i tuoi peccati, o alzati e cammina?”. E Gesù spiega perché fa questo gesto: “Perché voi sappiate che il figlio dell’uomo ha il potere sulla terra, cioè oggi qui davanti a voi, di perdonare i peccati, io dico a quest’uomo: alzati, prendi la tua barella e rientra a casa tua”.
I segni dei Vangeli, le guarigioni miracolose, sono dunque l’attestazione in cui Gesù ci ricorda che Lui è veramente il figlio di Dio, e il cuore della missione per cui il Padre lo ha inviato fino alla sofferenza atroce della croce è quella del perdono dei peccati. È la misericordia, l’esatto contrario di quello che accade in questo nostro mondo per il quale stiamo pregando che torni la pace. Questa sera ho pregato i vespri con la comunità di questo Santuario, perché torni la pace in Ucraina e in Russia, perché torni la pace nella terra di Gesù e non solo lì (non è che Cina e Taiwan vadano tanto bene…). Ebbene, 48 ore fa ero in America Latina, dove addirittura ci sono nazioni nelle quali i cattolici, i preti e i vescovi sono arrestati e torturati. Insomma, il mondo vive così, ma Gesù è venuto a portare il contrario, il perdono dei peccati e la misericordia: non abbiamo capito niente!
Il vero segreto di Lourdes è l’Eucaristia
I miracoli e i fatti di Lourdes sono anche un percorso che ci porta dalla Quaresima alla Pasqua, e ci rivelano un segreto. La prima apparizione, quella dell’11 febbraio, è un giovedì, il giovedì grasso del 1858. La seconda apparizione sarà soltanto prima del mercoledì delle Ceneri, e la terza apparizione, otto giorni dopo, sarà il giovedì 18 febbraio, il primo giovedì di Quaresima del 1858. Giovedì 11 febbraio, giovedì 18 febbraio. Nella mia esperienza, ormai di qualche anno, come voi, di presenza a Lourdes e in questi 15 anni di residenza a Lourdes, ho capito che il vero segreto di Lourdes è precisamente l’Eucaristia. Giovedì è giorno eucaristico per definizione, nella lunga storia della Chiesa, e la prima apparizione, senza messaggio, è giovedì 11 febbraio. Ma la terza apparizione è la prima in cui la Madonna parla ed è il primo giovedì di Quaresima del 1858: ed è molto importante, innanzitutto perché lei chiede alla veggente se vuole farle la grazia di andare lì per 15 giorni. Quella che scopriremo essere poi la Madonna, la Madre di Dio, chiede la grazia a questa ragazza, a questa “nulla di niente”, di venire alla grotta per 15 giorni. Ma in quella stessa apparizione, la terza, c’è la promessa del Paradiso. “Io non le prometto la felicità di questo mondo, ma dell’altro” (dava del “voi” a Bernadette). Ed è la ragione per la quale nel calendario liturgico delle chiese della francofonia, la memoria liturgica di Santa Bernadette Soubirous non si celebra come da noi ad aprile nella data della sua morte, cioè della nascita al Cielo, ma si festeggia il 18 febbraio, perché è il giorno in cui la Madonna ha promesso a Bernadette la felicità del Paradiso. La terza che io considero esperienza importante è quella della scoperta della sorgente d’acqua. La sorgente è scoperta il 25 febbraio, e la nona apparizione è il 25 febbraio, giovedì. L’invito della Madre di Dio è: “Vada alla fontana a bere e a lavarsi”. E da lì quante grazie sono discese per tanti di noi e per tanti che conosciamo! E giovedì 25 marzo Maria dice finalmente la sua identità alla piccola veggente: “Io sono l’Immacolata Concezione”.
Ecco, se c’è qualche non credente tra i presenti, lo invito a diffidare di me perché sono un medico pienamente formato in questo terzo millennio, ma sono anche un medico che crede nel miracolo dell’Eucaristia. In quel pezzetto di pane per me c’è la presenza reale di Gesù Cristo. Reale, fisica: è così, io ci credo, quindi diffidate di me. Ma quello è il segreto di Lourdes: e non è un caso che fin dai primi anni di Lourdes, in quella benedizione dei malati con Gesù Eucaristia, ci sono state tante grazie, tante conversioni, tante storie che si sono aperte alla scelta radicale, chi verso la vita del matrimonio, chi nell’ordine religioso, chi verso il sacerdozio…
Dobbiamo essere aperti nel cuore al Magistero e al discernimento dei nostri pastori, anzitutto dei vescovi, che in alcuni di questi passaggi così radicali della nostra vita, come la guarigione, possono effettivamente riconoscere un segno. Come i segni che Gesù ha operato nella sua vita e qui in mezzo a noi».
Elaborazione testi a cura di Zelia Pastore
Foto di copertina di Giorgio Ferrazzi