Proseguono i corsi sui Beni culturali tenuti dal professor Orsini
Proseguono all’interno della Cattedrale dei SS. Pietro e Marco i corsi sui Beni culturali d’Arte Sacra del professor diacono Luciano Orsini, sostenute con il prezioso contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria. L’altare di S. Giuseppe, che conserva la statua in marmo bianco di San Giuseppe opera dello scultore Filippo Parodi (anni 1702-1703), venne destinato a sepolcreto dei vescovi alessandrini per committenza di monsignor Fernando Charrier verso la fine degli anni Ottanta del ‘900.
Passando alle sacrestie le meraviglie non mancano. La prima sacrestia è detta ordinaria all’interno della quale si custodiscono gli arredi maggiori e i paramenti, compreso un altare sul quale sovrasta la statua marmorea, a mezzo busto di San Pietro Apostolo, erroneamente attribuita a Giovanni Battista Comolli. L’altare era in uso ai sacerdoti cappellani e non per le celebrazioni delle Messe ordinarie. La seconda sacrestia invece è riservata al Vescovo e ai canonici effettivi della collegiata di S. Pietro in Cattedrale: all’interno di ogni stipo dell’armadio sono custoditi i paramenti e le suppellettili ad uso proprio del canonico. La pala d’altare alla parete rappresenta l’“Annunciazione” opera di Orsola Caccia, la figlia del Moncalvo: l’Ancona era quella dell’altare maggiore del monastero dell’Annunziata, al tempo ubicato in via Guasco e non più esistente. Dall’’altare il Vescovo assume i paramenti sacri che vengono stesi sulla mensa: dentro l’altare infatti non sono presenti le reliquie dei Santi (come di norma accade nelle mense eucaristiche delle Chiese). Alle pareti i ritratti iconografici in cronologia dei vescovi che si sono succeduti alla guida della Diocesi.
La terza sacrestia è la Sala Capitolare all’interno della quale i canonici si riuniscono per deliberare sulle questioni legate all’amministrazione della Cattedrale: le riunioni sono presiedute dall’arcidiacono il capo del Capitolo. In questa stanza a conclusione della Seconda Guerra Mondiale un colonnello tedesco firmò la resa e una lapide rammenta questo episodio, grazie anche all’opera di persuasione dei Canonici del tempo. I due capolavori alle pareti sono lo “Sposalizio della Vergine” e il “Transito della Vergine Maria”, opere di Guglielmo Caccia detto il Moncalvo. Come possiamo notare la Vergine, nata senza peccato, dolcemente si addormenta e la sua anima viene affidata ai cherubini del Paradiso. Altri capolavori del Moncalvo sono il ciclo delle storie della Vergine e di Gesù con quattro capolavori all’interno della Cappella dell’Immacolata: la “Presentazione di Maria al tempio” (recuperi fatti in antico), “L’incontro di Maria con la cugina Elisabetta” (episodio di cui si parla nei Vangeli apocrifi subito dopo l’annuncio dell’Arcangelo Gabriele), la “Presentazione di Gesù al Tempio” e la “Fuga in Egitto”. La particolarità di quest’ultima rappresentazione risiede nel fatto che venga dipinta la sosta della Sacra Famiglia verso l’Egitto che, ad ogni intervallo dal viaggio, le fronde delle piante di dattero si abbassassero affinché potessero nutrirsi; episodio che nei Vangeli apocrifi è ben descritto. Su tutti questi argomenti il professor Orsini si è lungamente soffermato offrendo una dettagliata esposizione descrittiva. Il deambulatorio della Cattedrale è stato progettato dall’architetto Valizzone con lo scopo di raggiungere le varie postazioni della chiesa senza attraversare nel presbiterio nel transetto (e neppure il coro come in tutte le altre chiese). Oggi sono custodite in quegli spazi tre sculture marmoree appartenenti alla distrutta Cattedrale e raffigurano il Trionfo della Croce, San Pio V e San Baudolino. Altre pregevoli opere d’arte custodite all’interno della Cattedrale sono la tela “Daniele nella fossa dei leoni” attribuito a un pittore lombardo del ‘700 che si trova all’interno della Cappella del S. Cuore; mentre nella Cappella dedicata a San Giovanni Nepomuceno ora è collocata l’immagine devozionale della Beata Madre Teresa Michel e, sulla parete sinistra, la rappresentazione “Le anime del Purgatorio” ascendenti al Paradiso grazie al suffragio dei vivi. Altri pregevoli capolavori sono la “Madonna dell’Uscetto” del secolo XII in stile bizantino, posta nell’antico duomo presso l’uscio, e il Crocifisso ligneo, di scultore lombardo-piemontese di fine XV secolo: gli arti inferiori sono rivestiti di rame e le ragioni di questa scelta sono da ricercarsi nella grande devozione che i fedeli avevano nei confronti di questa scultura, devozione che probabilmente li spingeva ad asportarne delle parti. In ultimo la torre campanaria completata nel primo quarto del XX secolo. Il campanile è il secondo più alto d’Italia. Anche di tutte queste nozioni, il professor Orsini ha dato ampio spazio descrittivo.
Simone Accardo
Segretario Ufficio Beni Culturali