Settimana sociale dei cattolici
La 50a edizione della Settimana sociale dei cattolici ha spinto il Movimento cristiano lavoratori, Mcl, a un percorso di avvicinamento, a una intensa attenzione ai lavori dell’assise triestina e ad una predisposizione verso tematiche di prospettiva che daranno frutti negli anni a venire. Non è stata dunque una kermesse ove ognuno ha portato la sua autorevole voce, ma una vera occasione di elaborazione di nuovi percorsi da intraprendere secondo le varie sensibilità in campo. L’Mcl, che ha partecipato con una propria delegazione guidata dal Presidente generale Alfonso Luzzi e non ha mancato di recare il suo contributo, partendo dall’interconnessione del documento preparatorio della “Settimana” con uno proprio, sintesi di incontri avvenuti nei vari territori. Non si è sottratta alla responsabilità la sede alessandrina del Movimento, che ha affrontato, nel maggio scorso, il tema della “Democrazia di Papa Francesco”, come preparazione alla “Settimana”.
Al cuore della democrazia non può che esserci la persona. Persona che viene prima dello Stato, persona che vive la socialità della democrazia nelle sue aggregazioni, persona a cui le istituzioni devono rivolgersi per offrire politiche di solidarietà e sussidiarietà. La crisi della partecipazione ha radici profonde: il suo apparire più esposto è l’astensionismo dal voto, ma il malessere è più radicale. Parte dalla trasformazione dei partiti in comitati elettorali, dall’abbandono degli organismi istituzionali più vicini ai bisogni dei cittadini, come nel caso di quartieri e circoscrizioni, oggi garantiti solo a città di peso demografico più voluminoso; dalla tecnicalità dei codici comunicativi, ove si sostituisce continuamente la risposta al bisogno con le procedure burocratiche sentite come lontane e meramente giustificative; dalla residualizzazione dei corpi intermedi nel dibattito nazionale e locale; dall’insoddisfazione diffusa verso una politica che tende ad essere mostrata, e quindi compresa, solo come mezzo per la promozione sociale ed economica del singolo esponente. Certamente vi è altro ancora… E di certo l’astensionismo non aiuta la democrazia, ma propone, paradossalmente con un mezzo democratico come il voto, non tanto la promozione dell’oligarchia, quanto la riduzione del valore della rappresentanza e la rarefazione dei soggetti che concorrono a formarla.
Mcl, consapevole che il tema è complesso e tocca vari aspetti, ha lanciato una proposta operativa: “aumentare gli spazi civici all’interno del sistema democratico che consentano di dare maggiore partecipazione politica alle espressioni della società, dalla giustizia sociale alle marginalità”. Un percorso che parte dal basso, dalle istituzioni come i Comuni, gli Enti Locali, che hanno scritto nei loro Statuti i principi fondanti della partecipazione, ma raramente hanno la volontà di metterli in pratica. C’è poi il tema del lavoro, che per Mcl è centro della propria agenda politica. Il lavoro è elemento che migliora la qualità della democrazia e concorre alla sua stabilità. Per noi, il lavoro è il collante per “tenere insieme la base sociale presupposto dello Stato comunità”.
Ma il lavoro ha bisogno di evoluzione nella qualità: ad esempio il lavoro povero non è sempre il risultato di un salario basso, ma si qualifica anche in caso di famiglie numerose monoreddito; la bassa intensità lavorativa è un’altra dimensione della difficoltà che si ha sia nel trovare lavoro, sia nel conciliare il rapporto tra esigenze familiari e occupazione. In Piemonte l’incidenza di persone che vivono in famiglie con una intensità lavorativa molto bassa è del 4,5%. Una delle percentuali più basse d’Europa, ma in Campania, esemplificando, rasenta il 22%. Ci sono altri aspetti critici da normare diversamente o comunque da organizzare meglio, come ad esempio il falso lavoro autonomo oppure le condizioni di sicurezza e salute sul lavoro. Le oltre mille morti bianche all’anno sono solo la tragica punta dell’iceberg di incidenti, infortuni e malattie professionali che martoriano il lavoro oggi. E ancora una volta il Mcl richiama le istituzioni, gli imprenditori, i medesimi lavoratori ad una cultura nuova del lavoro, ove la formazione, la tutela del lavoratore e la sua protezione siano elementi determinanti del passaggio epocale verso il lavoro moderno.
Così come non sfugge ad alcuno il tema dei migranti, del lavoro sfruttato, del caporalato. E da questo punto di vista il Mcl ha chiesto modifiche al cosiddetto decreto Cutro per evitare che un lavoratore attirato con la speranza di un contratto regolare finisca per lavorare in clandestinità. Ci pare che tali temi non possano che riguardare decisamente il livello di democrazia e la sua qualità nel nostro Paese.
Piercarlo Fabbio