Sabato 10 novembre, all’apertura delle Celebrazioni per gli 850 anni della diocesi di Alessandria, è stata data lettura del Decreto della Penitenzieria Apostolica che ufficializza l’Indugenza plenaria concessa da papa Francesco in occasione di questo particolare anniversario.
A questo link trovate la trascrizione in italiano del decreto che è stato letto dal palco di piazza della Libertà, all’avvio della processione verso la Cattedrale e all’apertura della Porta Santa.
Ma in questo Anno giubilare c’è molto di più: ne parliamo con don Gian Paolo Orsini, direttore dell’Ufficio liturgico, che ci aiuta a capire meglio che cos’è l’Indulgenza plenaria (e la particolarità rispetto a una “semplice” confessione). Ma abbiamo interpellato anche don Giuseppe Bodrati, moderatore della Curia, in merito alla “Peregrinatio Mariae”, iniziativa legata alla Madonna della Salve e al suo Venerando Simulacro.
Buona lettura!
«L’Indulgenza è una bella opportunità per vivere meglio la nostra fede»: parla don Gian Paolo Orsini, direttore dell’ufficio liturgico
La penitenzieria apostolica ha concesso alla nostra diocesi una indulgenza per gli 850 anni di fondazione della diocesi stessa e quindi per il nostro Giubileo, che si è aperto con l’apertura della Porta Santa. È come se la Chiesa da tante parti volesse in qualche modo venirci a prendere e portarci un po’ tutti in Paradiso.
Che cos’è questa indulgenza?
«Inizio citando il Catechismo della Chiesa Cattolica, che dice che le indulgenze sono “la remissione dinanzi a Dio della pena temporale, meritata per i peccati già perdonati quanto alla colpa che il fedele, a determinate condizioni, ottiene per se stesso o per i defunti”. Quello che va capito è che la colpa, che è stata confessata, è già stata rimessa con l’assoluzione. Però c’è la pena, e l’indulgenza serve a diminuire questa pena. Tutto sommato, è bello pensare che, per celebrare in maniera così solenne gli 850 anni, abbiamo una possibilità ulteriore di ottenere l’indulgenza, non solo nelle occasioni canoniche, come il perdono di Assisi o la solennità dei santi e dei defunti. Qualcuno potrebbe dire, in maniera un po’ polemica: cosa ce ne facciamo delle indulgenze? Io credo che sia proprio un’opportunità».
Non è solo per sé, giusto?
«No, può essere anche per i defunti: “Per sé stesso o per i defunti”, continua il catechismo, “mediante il Ministero della Chiesa, la quale, come dispensatrice della redenzione, distribuisce il tesoro dei meriti di Cristo e dei santi”».
Come si fa a vivere questa opportunità in maniera non superstiziosa, non meccanicistica, come se fosse uno sconto di pena?
«Se abitualmente viviamo la nostra fede, allora diventa un’occasione in più, per cui le cose che facciamo ogni giorno, come le preghiere o la lettura del Vangelo, hanno questa possibilità in più. Se invece aspettiamo questi momenti solo come “offerta speciale”, un po’ come se fosse il “Black Friday”, allora non è il massimo (sorride)».
Tu sei contento, personalmente, umanamente, di questa indulgenza?
«Sì. Il passare attraverso la Porta Santa (che vuol dire passare attraverso Cristo, la vera porta) è un invito a ripensare alla mia vita, alla mia esperienza, alla mia testimonianza di sacerdote: la vivo come un’occasione. Poi, confesso, non oltrepasso tutti i giorni la Porta Santa e a volte qualche indulgenza “ufficiale” mi sfugge. Ma mi piace pensare che Dio vada al di là dei miei e dei nostri calcoli: io lo faccio perché è un segno della mia vita di fede. E so che il Signore ne tiene conto in modo anche superiore a quello che io posso immaginare».
Una copia della Madonna della Salve nelle nostre parrocchie: Peregrinatio Mariae nelle unità pastorali. Intervista a don Giuseppe Bodrati, moderatore della Curia
Don Giuseppe, dentro al nostro Giubileo diocesano c’è la “Peregrinatio Mariae”: ci spieghi meglio di cosa si tratta?
«Si tratta del pellegrinaggio di una copia della statua della Madonna della Salve, in grandezza 1 a 1. L’idea che sta alla base è quella di ridonare consapevolezza e devozione alla Patrona della Diocesi. Tutto è nato da un fatto: l’anno scorso ho chiesto ai cresimandi della mia parrocchia, in occasione della processione della Salve, se conoscessero questa devozione: quasi tutti mi risposero di no. Ho riportato questa notizia al nostro Vescovo e ai confratelli, dicendo: “Ma non è che abbiamo un po’ trascurato la devozione alla Madre di Dio?”. E così abbiamo pensato di proporre questa iniziativa di condivisione della Madonna della Salve. Non potendo ovviamente far girare l’originale, e nemmeno la statua lignea del 1700 che si trova a Valle San Bartolomeo ed è rimasta danneggiata durante l’ultima Peregrinatio diversi anni fa, abbiamo deciso di realizzare per questa occasione una copia che girerà in tutte le nostre comunità parrocchiali».
Il primo appuntamento quando sarà?
«A Castellazzo Bormida, il 12 gennaio. Ogni unità pastorale ospiterà la Venerata immagine per tre settimane, con l’impegno a far sì che la statua visiti tutte le parrocchie».
Con quale modalità si svolgerà la “Peregrinatio”?
«L’immagine verrà accolta in una delle chiese dell’unità pastorale e poi girerà in tutte le parrocchie. Ci sarà un momento di preghiera, di recita del rosario, di spiegazione della storia, di come è nata questa devozione che va proposta nuovamente per ritrovare intorno alla Madre di Dio la comunione tra le varie realtà che formano la nostra Diocesi».
Per questo Anno pastorale che sta per iniziare, tu che cosa chiedi alla Madonna della Salve?
«Chiedo un ritrovato slancio missionario, nel senso di essere capaci di rendere attrattive le nostre comunità. Chiedo che ci sia, almeno per quanto riguarda la mia comunità parrocchiale e la mia zona pastorale, davvero l’intercessione di Maria, perché sappiamo dimenticare tutti gli “spigoli”, le posizioni personali e ritrovare il modello che per noi è quello che conta: il modello dell’amore di Gesù».
Quindi, in qualche modo dobbiamo recuperare la “Gioia di essere Chiesa”: il titolo della Lettera pastorale di quest’anno.
«Esatto. La gioia di essere Chiesa non va solo raccontata, va proprio realizzata. E la gioia è un sentimento che nasce dalla serenità che vivi nel rapporto con il Signore».
Nella nostra Diocesi a che punto è la gioia di essere Chiesa? Da 1 a 10, che voto daresti?
«Forse appena sufficienti (sorride). È una media: alcune comunità sono effettivamente capaci, effervescenti, si muovono, non hanno paura, altre sembrano sedute, rassegnate. Ecco, questo va vinto. Non è un caso che il Giubileo ordinario sia il Giubileo della speranza, no? E la speranza è quella virtù per la quale tu al fondo di ogni cosa vedi l’amore di Dio. La speranza la vivi meglio se metti l’amore di Dio a fondamento di quello che fai».
Regalaci una parola di speranza, allora.
«La parola di speranza è l’attenzione e il coraggio di cambiare. Là dove possiamo cambiare».
▲ Il quadro celebrativo realizzato per il Giubileo straordinario per gli 850 anni della diocesi di Alessandria che verrà donato a tutte le parrocchie e altre realtà significative.
La foto, realizzata dal fotografo alessandrino Paolo Bernardotti, è stata incorniciata dal laboratorio Social wood, della cooperativa Idee in fuga che promuove il lavoro all’interno della Casa Circondariale “Cantiello e Gaeta”.
Testi a cura di Andrea Antonuccio