«Noi crediamo nel valore di collaborare con chi sul territorio è attento ai bisognosi.
In questo modo sempre più persone possono coinvolgersi: la carità ha mille forme»
Domenica 22 dicembre alle 12, nella Casa di Quartiere di via Verona ci sarà il pranzo di Natale organizzato dalla nostra Diocesi con Caritas, Fondazione Opere di Giustizia e Carità, Comunità di Sant’Egidio, Coompany e Casa di Quartiere. Ne parliamo con Giampaolo Mortara, direttore della Caritas alessandrina.
Giampaolo, ogni anno vi ritrovate per questo appuntamento. Ce lo racconti?
«È un momento di festa e di incontro con le persone bisognose che durante l’anno incontriamo: non solo quelle con cui abbiamo a che fare quasi quotidianamente, ma anche con coloro che magari incrociamo sporadicamente. E, aggiungo, è anche l’occasione per incontrare persone che non conoscevamo, come per esempio anziani e uomini o donne sole».
Come funziona questo pranzo? Chi cucina?
«Il menù è affidato alla Ristorazione sociale, quindi a Coompany. L’organizzazione è in mano ai volontari, che si stanno spendendo da oltre un mese nel “mettere insieme le cose”. E non si tratta solo di una questione organizzativa…».
Che altro c’è? Non è solo un pranzo?
«Eh no (sorride). C’è molto altro che bolle in pentola… il pranzo è il momento conclusivo».
Partiamo dall’inizio, allora.
«È dalla fine di novembre che un gruppo di volontari è impegnato nella campagna di raccolta dei doni natalizi. Infatti, come consuetudine, ogni partecipante riceverà un regalo di Natale».
Da dove arrivano i regali? Li acquistate voi, o c’è qualche altro canale?
«No. I doni sono frutto della generosità e della iniziativa personale di chi vuole dare una mano».
Come si fa a dare una mano?
«Basta andare sui social della Caritas alessandrina e si trova il volantino con le diverse modalità per aiutarci in questo compito. A partire dalla tipologia di regalo: non è un modo per disfarsi di cose che non ci piacciono, o che non funzionano. La candelina riciclata o la statua bronzea del Duomo di Milano non sono regali adatti allo scopo (ride)».
Dicci tu che cosa è più utile fare…
«Nel volantino c’è tutto. Faccio qualche esempio: guanti, sciarpe, cappelli, felpe… insomma, tutte cose che possono essere utili a chi magari vive per la maggior parte della giornata in giro. Oppure penso anche ai prodotti per l’igiene personale, come profumi, dopobarba o beauty. Ah, una cosa: per cortesia, non confezionate già il regalo. Ci pensiamo noi!».
Non tutti i nostri lettori vanno abitualmente sui social. Possiamo già dare qualche indicazione qui su Voce? Dove portare questi doni, quando e a chi?
«I doni possono essere portati nella Sala mensa della Caritas, in via Orfanelle 25 ad Alessandria, il 12, 17 e 19 dicembre dalle 17.30 alle 20».
Molto bene. Ma è possibile dare un contributo in denaro, così il regalo più adatto alle circostanze lo acquistate voi?
«Certo, è possibile, anche se non in contanti. La modalità è quella di fare un bonifico con la causale “Pranzo di Natale 2024”. L’Iban è il seguente: IT47R0200810400000103784649. Potete fidarvi. E comunque, per ogni informazione, per aiutare a confezionare i regali o per dare la disponibilità a preparare e servire il pranzo, potete chiamare questi numeri: 339 1216301 – 342 5381070».
Esaurite le questioni organizzative, passiamo a quelle per così dire “di senso”. Che valore ha questo pranzo, a tuo avviso?
«Non dobbiamo porci degli obiettivi “di alto profilo”. Lo scopo di questo gesto innanzitutto è l’incontro, anche se magari dura solo poche ore come in questo caso. E anche stare insieme con persone che non hanno grandi occasioni di fare festa con gli altri».
Voltando pagina (ma nemmeno poi tanto) il freddo sta colpendo pesantemente i più deboli. Nella nostra città, e non solo, si registrano le prime vittime. Bisogna arrivare a queste tragedie per cominciare a pensare di affrontare il problema? Tu come la vedi?
«Il rischio è quello di essere retorici, lo capisco bene. Però, affrontando quotidianamente queste situazioni posso dire che le storie sono tutte l’una diversa dall’altra. Il bisogno è unico, ma ogni vicenda andrebbe guardata singolarmente: non esiste una ricetta adatta a tutti, da applicare e risolvere il problema».
Come si può fare, allora?
«Prendiamo il caso capitato ad Alessandria. La sera prima di morire aveva dormito nel nostro dormitorio, quella notte non l’aveva passata al freddo. Al mattino gli avevamo anche consigliato di andare in pronto soccorso perché aveva un po’ di tosse. Lui però non ha voluto, o non ce l’ha fatta. L’hanno trovato su una panchina poco distante dall’ospedale».
Ci si accorge solo a dicembre che in inverno fa freddo? Soprattutto ad Alessandria… non ti sembra che si proceda quasi sempre per emergenze?
«Questa è una domanda che in Caritas ci poniamo spesso. Va bene essere più attenti e attivi in questo periodo: penso all’aumento di posti letto nei nostri dormitori, o al lavoro dell’unità di strada di San Benedetto al porto. Tutte cose senza le quali la situazione sarebbe molto più pesante. Ma evidentemente non basta. E questa responsabilità non può essere delegata solo a realtà come la nostra».
Ma io che cosa posso fare?
«Intanto, sarebbe non girarsi dall’altra parte, anche se capisco bene che è difficile stare davanti a ogni situazione di necessità. Oltretutto, da soli che si può fare? Per questo cerchiamo di raccontare sempre come affrontiamo le situazioni e come la realtà si presenta. Noi crediamo anche nel valore di collaborare con chi sul territorio è attento ai bisognosi. In questo modo sempre più persone possono coinvolgersi, il cerchio si allarga: poi ognuno vedrà che contributo può dare. La carità ha mille forme».