Don Tessaglia: «Riflettiamo sul valore della speranza come centro delle nostre vite»
Dal 17 al 23 gennaio l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Alessandria è pronta a celebrare con una settimana di eventi Sant’Antonio, Santo Patrono da cui prende il nome il presidio civile. Le iniziative e gli appuntamenti saranno l’occasione perfetta per soffermarsi su “Cura e Comunità”, come recita lo slogan che ormai da anni accompagna questa festa. Ad aprire il calendario 2025 di celebrazioni sarà la tradizionale messa nella chiesa intitolata ai santi Antonio e Biagio all’interno del presidio civile di venerdì 17 alle 17. Al termine della celebrazione eucaristica si procederà con la “Cerimonia del Grazie”: un momento di gioia in cui vengono ringraziati i benefattori e i volontari per la loro generosità e la costante attenzione che dimostrano nei confronti dei bisogni dei professionisti dell’Aou Al e per il benessere dei pazienti.
Si proseguirà il giorno dopo, sabato 18, quando verrà dato spazio a chi ha vissuto quotidianamente l’Azienda Ospedaliera con la Cerimonia delle Benemerenze che, dalle 10, vedrà un piccolo approfondimento storico su Papa Pio V ma soprattutto la consegna nel Salone di rappresentanza dell’Aou Al di un attestato ai professionisti che hanno lasciato il servizio nel corso del 2024. Verranno inoltre nominati i primari emeriti che si sono distinti nei loro anni di attività per il miglioramento delle cure e dei servizi.
Invece, martedì 21 dalle 10, il protagonista sarà “Il territorio che supporta”: verrà infatti presentato il giovane ricercatore che si è aggiudicato la borsa di studio “Mario Paglieri” dedicata al One Health, attivata grazie alla generosa donazione di Paglieri a Solidal per la Ricerca. La storica azienda alessandrina ha scelto così di sostenere concretamente le attività di ricerca del Dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione (Dairi) diretto da Antonio Maconi, all’interno del quale opererà il nuovo data manager. Gli eventi si concluderanno quindi giovedì 23 gennaio nella sede di Confindustria Alessandria con un momento interamente dedicato alla ricerca: dopo aver assistito alla presentazione dei progetti che hanno partecipato ai due bandi, finanziati proprio da Confindustria Alessandria e Fondazione Viva, ci sarà la consegna dei Premi della Ricerca. In particolare, verranno consegnati il Premio Confindustria per il “Miglior progetto di ricerca delle professioni sanitarie del comparto” in memoria di Maria Rosa Monaco e il Premio Fondazione Viva Dairi for young per il “Miglior Paper articolo pubblicato nell’anno 2023, con affiliazione dell’Aou Al (allora Ao Al) o dell’Asl Al” da ricercatori di età inferiore ai 40 anni.
A raccontarci questa festività, don Stefano Tessaglia, dal 2018 cappellano dell’Ospedale “Santi Antonio e Biagio”.
Don Stefano, che significato assume quest’anno la festa di S. Antonio Abate, nel contesto del Giubileo del 2025?
«La festa di S. Antonio Abate, nell’anno del Giubileo ordinario intitolato “Pellegrini di Speranza”, ci offre un’opportunità preziosa per riflettere sul valore della speranza come centro delle nostre vite. Una figura come S. Antonio ci insegna che anche nei momenti più difficili è possibile trovare forza e orientamento proprio nella cura dello spirito e nella carità verso gli altri. In questo 2025, il Giubileo e gli 850 anni della nostra diocesi ci invitano a metterci in cammino con fiducia, superando le incertezze del tempo presente e costruendo una comunità più forte e solidale, proprio come ci insegnano i grandi santi».
Qual è il valore di questa celebrazione per i malati e per chi li assiste?
«La Celebrazione Eucaristica del 17 gennaio alle ore 17 sarà dedicata in modo particolare ai malati e a chi si prende cura di loro. Per molti pazienti e famiglie, la figura di S. Antonio, presente nella nostra chiesa in ospedale, rappresenta una fonte di conforto e speranza. Questa celebrazione poi vuole essere anche un’occasione per ringraziare il personale sanitario e medico, ma anche i volontari e tutti coloro che lavorano ogni giorno con impegno e professionalità per alleviare la sofferenza e garantire cure di qualità. Il loro operato è una testimonianza concreta di come la speranza si traduca in realtà con gesti quotidiani di solidarietà».
Don Stefano, come vivi il tuo impegno di cappellano in una realtà complessa come quella ospedaliera?
«Un servizio come quello del cappellano mette ogni giorno a contatto con le fragilità umane, ma anche con straordinarie testimonianze di forza e di pazienza. Anch’io nel mio piccolo cerco di essere una presenza accogliente ma discreta, pronto ad ascoltare chiunque abbia bisogno di conforto o semplicemente di essere visto e riconosciuto in un momento di difficoltà. È un compito impegnativo, come quello anche di tutti i parroci, perché incontriamo persone e famiglie in momenti difficili. Posso però dire che questo è allo stesso tempo anche un privilegio: l’ospedale, per chi vi lavora, è un luogo dove si coglie la vita nella sua verità più profonda, e questo aiuta a vivere con gratitudine, a imparare ogni giorno dalla fede e dal coraggio di chi incontriamo».