Prosegue il PerCorso: martedì 11 marzo l’incontro al Santa Chiara
con don Francesco Vanotti, direttore dell’ufficio catechistico di Como
Carissimi catechisti,
mi trovo nuovamente a scrivervi qualche riga sul nostro settimanale e lo faccio con il cuore pieno di gratitudine.
Con molti di voi è iniziato, ormai da qualche settimana, un PerCorso di “preparazione e accompagnamento al Giubileo”, come recita una delle tante recensioni del volume che abbiamo scelto come strumento-guida.
Siamo arrivati alla terza tappa, un numero importante se si tiene conto che gli incontri si svolgono di sera e “in giro per la Diocesi”. Come ufficio catechistico, infatti, abbiamo scelto di mettere questo percorso giubilare sotto il Manto di Maria e ci è sembrato che il modo più semplice ed immediato fosse quello di seguire la Madonna nel suo pellegrinaggio nelle varie unità pastorali. Questo, evidentemente, comporta delle difficoltà logistiche per alcuni. Ma qui iniziano le cose grandi che ho visto accadere in questo paio di mesi.
Innanzitutto il fatto che, su un semplice invito (nemmeno tanto ufficiale e circostanziato), una trentina di voi abbiano aderito. A scatola chiusa! E in mezzo a questo piccolo-grande gruppo c’è la studentessa del liceo o dell’università, la mamma o il papà, la nonna o il nonno. Studenti, insegnanti, commercianti, impiegati e pensionati: una compagnia tanto eterogenea quanto “strana”.
Non può non tornarmi alla mente quella prima Compagnia che andava con Gesù: pescatori, esattori delle tasse, gente impulsiva o tranquilla, giovani e “diversamente giovani”… davvero tutti questi (e non mi riferisco a quelli di duemila anni fa) non hanno niente di meglio da fare la sera che salire in macchina e girare per i saloni delle parrocchie? A rendere più “strana” la cosa c’è il fatto che chi è impossibilitato a muoversi, per ragioni di salute o di età o di reperibilità lavorativa (sì: è successo anche questo…) partecipa agli incontri con uno dei pochi regali utili della pandemia: la videoconferenza. Anche qui la domanda su “chi glielo faccia fare” sorge abbastanza spontanea.
Ecco, carissimi: io sto diventando sempre più curioso di guardare a Ciò che voi guardate quando decidete di partecipare agli incontri del PerCorso. Perché questo Qualcosa deve essere veramente forte, più forte della pioggia o del freddo, della scomodità o delle ore di sonno perse.
Martedì sera ne ho avuto un assaggio. Nel gruppetto di lavoro in cui ero, in maniera molto naturale è venuto fuori che tutti noi seduti intorno a quel tavolo a un certo punto abbiamo ridetto il nostro “sì” a Cristo ed alla Chiesa. Chi era “lontano dalla Fede” per quel tal motivo, chi “lontano dalla Chiesa” per quell’altro, chi da entrambe e molto di più. Che ci facevamo intorno a quel tavolo, per di più come catechisti? È accaduto che ciascuno ha ripreso in mano il proprio essere cristiano, il proprio andare a Messa o pregare. Ha, quindi, detto un “nuovo sì” a quello che i propri genitori avevano trasmesso quasi per “osmosi” o per “routine” («È domenica, si va a Messa, punto»). Questa decisione esplicita, diversissima nella forma per ciascuno, è ciò che permette di stare davanti a un gruppo più o meno grande e più o meno tranquillo di bambini e ragazzi. Non altro. Certo, poi ci sarà chi è un genio dei “lavoretti di carta” o delle rappresentazioni teatrali, ci sarà chi canta come la Callas o suona come Pollini, ma non è questo innanzitutto che rende affascinante il catechista. Ciò che lo rende tale, come scrive Vanotti nel suo testo, è che racconta del suo incontro personale con Gesù, comunque e ovunque sia accaduto.
Se dopo solo tre incontri siamo già a questo punto, non vedo l’ora di scoprire cosa accadrà dopo…
Per evitare, però, che il PerCorso si trasformi in una cosa autoreferenziale, ho chiesto all’autore del volumetto di darci una mano, di fare insieme a noi il punto del cammino. Per questo motivo martedì 11 marzo, alle ore 21 presso la Sala Iris del Collegio Santa Chiara (via Volturno 18) don Francesco Vanotti verrà ad incontrarci. L’invito a partecipare è rivolto a tutti i catechisti che vogliano vivere questo Giubileo (“doppio” per la nostra Diocesi) in maniera più cosciente.
Don Francesco è un giovane sacerdote salesiano, direttore dell’ufficio catechistico di Como (e preparatissimo in materia!): a lui potremo fare le nostre domande su cosa significhi vivere da catechisti questo Giubileo che ha come tema la Speranza.
Vale la pena spendere una serata così? Per quello che ho potuto vedere nel gruppo di catechisti del PerCorso e che ho provato a raccontare in queste righe, assolutamente sì.