Ma come si saranno guardati Giuseppe e Maria? – L’editoriale di Andrea Antonuccio

Care lettrici,

cari lettori,

oggi, mercoledì 19 marzo, giorno in cui scrivo l’editoriale, è la festa di San Giuseppe, patrono della Chiesa (e dei papà). Nel Vangelo, Giuseppe è un personaggio particolare: pur essendo il padre putativo di Gesù, non dice una parola (e nulla sappiamo della sua morte), ma la sua presenza e il suo agire sono determinanti. Sin dall’inizio, accetta lo “strano” annuncio della gravidanza di Maria. Proviamo a immedesimarci: prima pensa di ripudiare segretamente la sua promessa sposa, poi si imbatte in sogno nell’Angelo del Signore, a cui obbedisce senza indugio. Mi chiedo: ma che cosa si saranno detti Giuseppe e Maria, dopo quegli eventi così fuori dall’ordinario? Con quale tenerezza si saranno guardati? Già dal grembo della madre, Gesù ha portato uno sguardo nuovo tra ma- rito e moglie, colmo di stupore e di commozione: da Lui è nata non solo la Sacra Famiglia, ma la sacralità della famiglia. Mi torna in mente la prima ecografia di mia moglie Lucia. Eravamo insieme nello studio del ginecologo, e su uno schermo piccolissimo abbiamo visto una luce bianca in un mare di grigio e di nero. Batteva all’impazzata, luminosissima, sembrava che dovesse esplodere da un momento all’altro. Quella luce era il cuore pulsante di Riccardo, il nostro primo figlio. Ricordo ancora con quale commozione Lucia e io ci siamo guardati in quel momento: stupiti per quel miracolo, per quel dono che andava oltre le nostre forze e i nostri meriti. Eravamo (e siamo) certi di essere stati preferiti: custodire un’esistenza è il compito più grande che il Signore affida a tutti, anche a chi ha il sigillo della castità (quanti consacrati, quante consacrate sono stati padri e madri nella nostra vita!). Farsi carne attraverso il “sì” di due persone è stato il metodo con cui Cristo è venuto al mondo più di duemila anni fa, e ancora oggi è la via attraverso la quale si fa amico e compagno di strada di ognuno di noi. Ogni nascita è un miracolo che si ripete. Quando la neghiamo o la minimizziamo (come se fossimo bestie da allevamento, e non segno di un Mistero più grande), ne patiamo le conseguenze: guerra, sopruso, disprezzo, terrore, morte… Giuseppe, che ha accolto la vita di Gesù con semplicità e fiducia, non ha guardato il figlio come farebbe un padrone che gestisce le sue proprietà, ma lo ha accompagnato al suo destino. Giuseppe è il paradigma della paternità: una custodia amorosa che apre alla vita. Anche senza dire una parola.

Andrea Antonucciodirettore@lavocealessandrina.it

 

Check Also

Una comunità in cammino: intervista a Monsignor Guido Gallese sul pellegrinaggio giubilare diocesano a Roma

«Abbiamo vissuto dei momenti veramente intensi, profondi, pur non conoscendoci»   Eccellenza, lei è appena tornato …

Sahifa Theme License is not validated, Go to the theme options page to validate the license, You need a single license for each domain name.