«La Madonna è grande, ma è una di noi»

Sabato 10 alle ore 21 in Cattedrale la catechesi di suor Mary Melone

Suor Mary Melone, madre generale delle suore Francescane Angeline, sarà ad Alessandria in occasione degli appuntamenti legati all’Ottavario della Salve. Sabato 10 maggio alle 21, nella nostra Cattedrale, incontrerà i fedeli per una catechesi sulla figura di Maria. Le abbiamo chiesto di presentarsi ai lettori di Voce, per conoscere meglio il carisma della sua congregazione e la sua particolare esperienza con papa Francesco.

Suor Mary, ci parli un po’ di lei…

«Sono una Suora Francescana Angelina, una delle “famiglie” che è stata fondata a fine dell’Ottocento nella Diocesi di Alessandria. Quindi il mio e il nostro legame con la Diocesi è molto forte, perché la nostra congregazione è stata accolta dal Vescovo del tempo, monsignor Salvaj, e qui è fiorita. Oggi siamo presenti ad Alessandria con una casa, a Castelspina, in cui vive la fraternità formata da sorelle più anziane e malate che, in realtà, sono il cuore di tutta la congregazione. Spesso e volentieri, quando possiamo, torniamo a Castelspina (nella foto in alto), perché lì sono conservati i resti della nostra fondatrice, Madre Chiara Ricci».

Oltre che a Castelspina, dove siete presenti?

«Siamo una congregazione piccola ma di diritto pontificio. La nostra vita si svolge, ovviamente, anche fuori dalla Diocesi di Alessandria. In Italia siamo presenti in Piemonte, Lombardia, Toscana, Umbria, Lazio e Sardegna. E poi abbiamo delle case in America Latina, tra Argentina, Bolivia e Brasile; e in Africa, in Ciad e in Congo».

Qual è il carisma delle Angeline?

«Abbiamo un carisma che è legato all’esperienza della nostra fondatrice, che nella sua esistenza ci ha insegnato una fiducia totale in Dio. Noi siamo Suore Francescane Angeline, quindi seguiamo anche il carisma francescano. Per questo siamo chiamate a vivere la fiducia e l’abbandono fiducioso a Dio, pronunciando il nostro “sì” alla sua volontà, come ha fatto Cristo. E da questo nasce il nostro impegno ad accompagnare, a livello ecclesiale, anche gli altri a fare un’esperienza di fiducia in Dio. Le nostre attività sono una forma di prossimità alle persone perché possano fare un cammino di conoscenza e di abbandono alla bontà del Signore».

Di che cosa ci parlerà nel suo incontro di sabato 10 in Cattedrale?

«L’incontro si inserisce all’interno delle celebrazioni della Salve, quindi il mio sarà un tema di Mariologia. Ma guarderò Maria da una prospettiva particolare: non solo quella legata alle celebrazioni e alla tradizione di devozione della Diocesi, ma anche attraverso la prospettiva giubilare. Quindi proverò a collegare la figura di Maria alla realtà della speranza».

Lei ha conosciuto bene papa Francesco. Chi era?

«Ho un ricordo molto bello di papa Francesco, perché sono stata raggiunta dalla novità della sua impostazione del suo pontificato. Ho lavorato per anni in una università pontificia, realtà che tradizionalmente è affidata alla “gestione” dei sacerdoti. Con Francesco, invece, ho avuto la possibilità di vedere riconosciuta la mia elezione a rettore. Al di là della mia esperienza personale, ho il ricordo di una persona aperta, vera, disposta a riconoscere le proprie fragilità e i propri limiti. Credo che con questo Papa abbiamo fatto tutti l’esperienza di sentirci accolti».

Che cosa le ha chiesto in particolare il Pontefice?

«Oltre alla nomina a rettore di una università pontificia, per due mandati, mi ha coinvolto anche in diverse commissioni di studio, come quella per il diaconato femminile. E poi, per organizzare convegni e riflettere su quale possa essere la posizione della donna nella Chiesa. La grande insistenza di papa Francesco sul volto femminile della Chiesa non era retorica. Per la mia esperienza, posso dire che veramente questo era un suo desiderio, e ha fatto passi concreti per aprire le porte della struttura gerarchica della Chiesa a una presenza femminile più significativa».

Cosa ci può dire sul diaconato femminile?

«Il diaconato femminile è stato oggetto di studi di due commissioni. Io ho fatto parte della prima: non avevamo trovato un punto che mettesse d’accordo tutti i membri della commissione, e quindi il Papa ha istituito una seconda commissione che, per quel che so io, sta continuando il lavoro. È una questione complessa, perché non ha solo aspetti storici. C’è stato il diaconato femminile nella storia della Chiesa? Sì, però sulla parte teologica lo studio non è ancora concluso e le posizioni sono molto diversificate».

Lei, suor Mary, che cosa ne pensa?

«Non saprei dire. Da una parte ci sono ragioni prettamente teologiche, sulle quali potrei anche essere d’accordo, ma poi ci sono ragioni di opportunità pastorale. La commissione teologica ha il compito di mettere nelle mani del Pontefice tutti gli aspetti, in modo che possa discernere qual è l’opportunità migliore per il nostro tempo. Quindi c’è ancora un po’ di strada da fare».

Nella sua vocazione, quale valore ha la figura di Maria?

«Maria è la figura di una Madre da cui ti senti sempre accolto. Nel manto di Maria ciascuno si può rifugiare in tutti i momenti: quelli più facili, quelli di gioia, ma anche quelli meno facili. Però quello di Maria è anche l’esempio di una donna grande. A volte ci dimentichiamo la grandezza di questa Donna che ha affrontato l’incognito. Ha avuto l’Annunciazione, ma l’Angelo poi, come dice il Vangelo, partì da Lei. E a Lei toccò, da sola, vivere in un ambiente che non era favorevole a una ragazza madre, mettendosi in viaggio e operando un discernimento nella fede di quello che il Signore le chiedeva. Cercando di “capire” un figlio che non era molto facile da comprendere (sorride), ha affrontato tutto il dolore e la sofferenza della croce. Ma custodendo la speranza che Dio è più grande delle nostre vedute. Quindi, una Donna di una grandezza umana stupenda ma non irraggiungibile, e lo dico non per mancarle di rispetto, ma perché se dicessi “irraggiungibile” la toglierei da quel rapporto di esemplarità che può avere per noi. Lei può essere un nostro modello: è veramente grande, ma è una di noi, appartiene al popolo di Dio, fa parte della Chiesa e come tale possiamo non solo averla accanto, ma anche averla davanti. E penso che questo ci apra molto il cuore».

Un invito ai fedeli della nostra Diocesi per l’incontro di sabato?

«Sono tanti anni che frequento la Diocesi: abbiamo fatto l’inchiesta diocesana per il processo di beatificazione e canonizzazione della nostra fondatrice, l’abbiamo aperto e chiuso in Cattedrale. Da don Gianni Toriggia ho sempre sentito parlare, in modo particolare, della devozione per la Salve. Ecco, trovo molto bello che accanto a questa devozione si affianchi l’aspetto catechetico. Penso che la proposta fatta dalla Diocesi, a prescindere che abbiano chiamato me, sia importante per ogni fedele. Abbiamo bisogno di nutrire la fede anche con la conoscenza di chi è oggetto del nostro amore, della nostra fiducia. Come Maria».

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