C’è profumo e profumo: noi quale vogliamo? – L’editoriale di Andrea Antonuccio

Care lettrici,

cari lettori,

apriamo questo numero di Voce con le parole pronunciate sabato scorso da papa Leone XIV al Giubileo dei movimenti, delle associazioni e delle nuove comunità. Lo facciamo innanzitutto perché è uno dei primi discorsi ufficiali del nuovo Pontefice: sottoporre alla vostra attenzione quello che ha detto non può che aiutarci a conoscerlo meglio (continueremo a farlo, per evitare di farci un’idea sul “sentito dire” in televisione, da questo o da quello). Non solo: all’incontro di sabato in piazza San Pietro erano presenti diversi alessandrini (tra loro, anche mio figlio Riccardo) partiti con pullman, treno o auto per ascoltare il Santo Padre e compiere il pellegrinaggio alla Porta Santa. Proviamo a leggere insieme alcuni passaggi del discorso di Leone. Partirei da questa immagine, che mi ha molto colpito: «Sentiamo qui il profumo del Crisma con cui è stata segnata anche la nostra fronte. Il Battesimo e la Confermazione, cari fratelli e sorelle, ci hanno uniti alla missione trasformatrice di Gesù, al Regno di Dio. Come l’amore ci rende familiare il profumo di una persona cara, così riconosciamo stasera l’uno nell’altro il profumo di Cristo. È un mistero che ci stupisce e ci fa pensare». Il profumo di Cristo… che fragranza è, come si può descrivere? E noi, così impegnati a fare cose e a organizzarci la vita, quando lo abbiamo sentito nell’aria, questo strano “odore”? Beh, sarebbe utile provare a chiederselo, no? Partendo dalla mia esperienza personale, io risponderei così: l’ho sentito tutte le volte che ho visto nell’altro un fratello, un amico vero, pur senza conoscerlo personalmente. E mi sono sentito libero, anzi, liberato. Eh sì: il primo effetto è la liberazione dagli affanni che pesano sul cuore (si chiama letizia, mi pare). L’altro, che di solito è nemico, diventa amico: contrariamente a quel che si pensa, più passano gli anni e più mi appare straordinariamente chiaro che la verità dell’amicizia non dipende da quanto ci si conosce, ma dal perché ci si conosce. Chi di noi si è trovato in questa situazione sa bene di che cosa si tratta: l’amico vero è colui nel quale emerge l’evidenza di essere stati chiamati, tu e lui, tu e gli altri, da Qualcuno. Per uno scopo, un Destino, non per trascorrere ore spensierate o andare in vacanza al mare. Lo scopo è che la vita (quella di tutti, non solo la propria) sia più bella e piena. Ma come può diventarlo, senza questo “profumo”?

Andrea Antonucciodirettore@lavocealessandrina.it

 

 

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