Venerdì 26 settembre nella chiesa di Santa Maria di Castello si è tenuta l’inaugurazione delle due opere realizzate nell’ambito del progetto “Speranza nostra, Salve!”, concorso artistico promosso dalla Diocesi in collaborazione con Inchiostro Festival. Gli autori Basik e Mauro Mazzara hanno interpretato in chiave moderna l’iconografia mariana pur mantenendone il significato spirituale, realizzando due tele che rimarranno esposte per tutta la durata del Giubileo a Santa Maria di Castello.
«È tutto nato da un confronto tra me ed Enzo Governale (direttore delle Comunicazioni sociali della diocesi, ndr). Mi ha detto di aver sempre desiderato coinvolgere Inchiostro Festival per portare in Diocesi qualcosa legato al mondo artistico: il Giubileo degli 850 anni della Diocesi ci è sembrata una buona occasione. Volevamo fare dialogare l’arte contemporanea in un contesto che è costituito da opere artistiche classiche. È stato un azzardo, per capire se queste due arti potessero dialogare. Infine, volevamo che queste opere potessero essere inserite in un contesto a noi caro, la chiesa di Santa Maria di Castello. Ogni anno, infatti, organizziamo il nostro festival al Chiostro, e riuscire a far ospitare le opere d’arte in quel contesto è stato un elemento stimolante» ha spiegato Luca Zanon (nella foto di copertina), architetto, tra gli organizzatori di Inchiostro Festival.
Due le opere d’arte realizzate: «Abbiamo lavorato su due fronti. Il primo è un artista “inusuale” per il contesto in cui veniva ospitato: si tratta di Lucio Bolognesi, in arte Basik, che si è sempre confrontato su contesti e superfici particolari, nasce infatti come muralista. Ci siamo chiesti: “Perché non farlo lavorare su tela?”. Abbiamo scelto un linguaggio dirompente, “estremo”. E poi abbiamo deciso di allargare, con un contest aperto ad artisti da tutta Italia. Dopo aver ricevuto le bozze, una commissione artistica, formata dallo staff di Inchiostro e da quello della Diocesi, ha scelto il vincitore: Mauro Mazzara, un artista già abituato a lavorare su tela, più tradizionale» prosegue Zanon.
Due opere prevalentemente distanti ma dialoganti. «Rappresentano la sintesi di uno stile pittorico dei due artisti. Bolognesi ha pennellate marcate, evidenti, che arrivano dalla tecnica pittorica del muralismo. Mazzara, invece, ha utilizzato la tecnica dell’acquerello, più tradizionale. Per i due artisti è stata una sfida lavorare su una tela di quelle dimensioni. Ma abbiamo raggiunto un buonissimo risultato estetico e impattante. L’obiettivo era che le opere fossero ben visibili, e non si “perdessero” all’interno di una chiesa, ma dialogassero come parte integrante del contesto».
Fino a quando sarà possibile visitare le opere? «L’intenzione è tenerle a Santa Maria di Castello per la stagione autunnale e invernale, si spera di arrivare fino a Natale. Poi valuteremo se riportarle all’interno del Palazzo vescovile e trovare una nuova collocazione»