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«Il Signore ci chiama a una fede più autentica»

Don Mauro Bruscaini, rettore del Seminario

Don Mauro Bruscaini è il rettore del Seminario vescovile della Diocesi di Alessandria. Insieme con lui scopriamo meglio questo ruolo.

Don Mauro, qual è il primo compito del rettore di un seminario?

«Io penso sia quello di stare alla presenza del Signore. Lo dico nel senso della preghiera, per una docilità allo Spirito Santo nel discernimento spirituale. È una presenza del Signore nella vita del giovane che entra in seminario. Una presenza viva, animata anch’essa dallo Spirito di Dio, vissuta in mezzo alle pieghe di un’esistenza, di una famiglia, di una storia, di relazioni. In tutto questo, occorre discernere che cosa il Signore vuole e chiede».

Come si scopre la propria vocazione?

«Potrei partire dalla mia esperienza personale, in cui c’è stato sicuramente un accompagnamento di qualche sacerdote e di alcune persone di fede, che mi hanno aiutato a leggere i segni di questa chiamata e a dare una generosa risposta, anche con il sostegno della preghiera e l’accompagnamento spirituale. Penso che questo sia ciò che importa davvero nella scoperta della propria vocazione, favorito anche dal discernimento di una comunità educante formata dal rettore, dal padre spirituale, dal vescovo e da tutti coloro che collaborano alla formazione del giovane in Seminario».

Perché questo calo di vocazioni? Oltre al fatto di vivere in un tessuto sociale sostanzialmente ostile o indifferente alla fede, c’è anche qualche colpa della Chiesa?

«Sì, penso che questo calo di vocazioni sia segno di una chiamata del Signore a una fede più autentica, più vissuta, capace di una maggiore testimonianza. Ci eravamo forse un po’ adagiati su una fede sociale, nel tessuto normale della vita dei nostri paesi, delle nostre città. Ora devi testimoniarla, la fede, devi crederci, e quindi in una società complessa e globalizzata non è semplice anche per noi testimoniare, e per i giovani cogliere questa testimonianza. In tutto questo, abbiamo bisogno della pastorale giovanile, e noi parroci siamo chiamati a una risposta più presente e generosa. In questo c’è una colpa, o meglio, c’è una sfida alla Chiesa, di oggi e di domani, a essere più attenti nel discernimento».

Cosa consigli a un giovane che pensa di sentire la chiamata e vuole verificarla seriamente?

«Gli consiglio di trovare qualcuno che se ne intenda e che lo accompagni fraternamente, con la preghiera, nel suo discernimento. E di non stare da solo, ma di fidarsi di un sacerdote o di persone che il Signore gli mette accanto per aiutarlo in questo cammino. E pregare, per chiedere al Signore la disponibilità a dire un “sì” davanti alla chiamata. Questa è stata la mia esperienza, e penso possa valere anche per gli altri».

Andrea Antonuccio

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