Il cammino delle nostre comunità verso le Unità pastorali
Le parrocchie iniziano a incontrarsi dopo il “lancio” di questo Sinodo minore diocesano focalizzato sulle Unità pastorali (cliccando qui vi raccontiamo che cosa è successo a Litta e a Spinetta). Emergono le prime domande: una di queste è relativa all’inadeguatezza di fronte a un lavoro che viene percepito come molto impegnativo. Abbiamo chiesto al Vescovo di approfondire il tema.
Eccellenza, bisogna davvero essere “adeguati” per fare quello che lei sta chiedendo alle parrocchie? E come si può vivere questa inadeguatezza in maniera proficua?
«(Il Vescovo si alza e prende la Bibbia, ndr) Apro alla prima Lettera ai Corinzi, e trovo che San Paolo parla a una comunità di una città completamente pagana, che ha come ossatura i veterani dell’esercito romano. Una città corrotta moralmente, piena di prostitute sacre. San Paolo dice: “Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili. Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio. Grazie a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale per noi è diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione, perché, come sta scritto, chi si vanta, si vanti nel Signore”. Ora, questo discorso di San Paolo ci dice che non abbiamo ancora afferrato un punto centrale, espresso nel Salmo 20: “Chi fa affidamento sui carri, chi sui cavalli: noi siamo forti nel nome del Signore, nostro Dio”».
Carri, cavalli… cosa c’entrano con le Unità pastorali?
«Togliamoci dalla testa che facciamo le Unità pastorali per organizzare qualcosa. Le facciamo perché non abbiamo la materia prima sulla quale lo Spirito Santo può agire. Ma proprio adesso che ci sentiamo inadeguati, pochi, che non ci sentiamo capaci, ecco, adesso è il momento di rifondare le cose in Cristo. Questo è il punto. Perché “Grazie a lui voi siete in Cristo Gesù”, siete il Corpo di Cristo, siete membra di questo Corpo. E prosegue con “il quale per noi è diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione”: è Lui che deve fare, non noi. Questa inadeguatezza è estremamente salutare, perché bisogna avere il coraggio di vederci per implorare Dio, non per far chissà che cosa… lasciamoci dire da Lui che cosa dobbiamo fare. Questa è la dinamica che va preservata, favorita e incentivata nelle nostre comunità».
Va bene, lasciamoci dire da Lui cosa dobbiamo fare. Ma Lui come parla, Eccellenza?
«Ci parla, prima di tutto, attraverso la sua Parola, molto più di quanto noi riusciamo a immaginare. Quando la comunità è riunita e prega insieme, la Parola di Dio parla. Anche questo testo della prima Lettera ai Corinzi è donato alla nostra Chiesa, dobbiamo ricordarlo e riconoscere che quando ci sentiamo indegni c’è già scritto tutto questo. E poi ci parla nell’Eucarestia, un luogo straordinario in cui Dio costituisce la Chiesa. E la partecipazione insieme alla stessa Celebrazione costituisce e fa la Chiesa. Per cui, quelli che dicono: “Noi siamo pochi e non siamo all’altezza”, beh, potrebbero almeno partecipare alla Messa insieme e chiedere: “Signore, aiutaci, siamo pochi e non siamo all’altezza”. Ricordo quando, da parroco, con i ragazzi del dopo Cresima facevamo degli spettacoli con le marionette per finanziare un campo estivo. E successe che un giorno ce le rubarono… Io quel giorno entrai in Chiesa per celebrare Messa, e al termine ci sarebbe dovuto essere lo spettacolo proprio con le marionette. Allora mandai un messaggio a uno dei ragazzi del dopo Cresima, scrivendogli: “Almeno entrate a chiedere i soldi alla Madonna, durante la Messa”. E così entrarono, alla spicciolata, uno dopo l’altro. Ma che fatica far fare loro l’intenzione di preghiera per chiedere i soldi, perché uno che si sente inadeguato non ha il coraggio di chiedere i soldi alla Madonna! Si ha vergogna, succede. Allora possiamo provare nelle nostre preghiere dei fedeli a costruire delle intenzioni, preparandole prima o anche spontaneamente. Viviamola in modo diverso, chiediamo a Dio un aiuto. Dio risponde con la Parola, l’Eucarestia, la preghiera e lo stare insieme».
Ecco, stare insieme. Ma allora chi mi sta di fronte è veicolo di qualcosa che il Signore mi vuol dire?
«Se non stai insieme, non te ne puoi accorgere. Ma stando insieme sì, allora te ne accorgi. Se stai insieme vedi che il Signore sta già operando con dei carismi dentro la comunità. E quel tuo fratello è portatore di carismi per la comunità».
Di questi carismi, e di come riconoscerli tra noi, parleremo nei prossimi Paginoni di Voce.
Andrea Antonuccio
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