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Ghislieri, uomo di Fede sobrio e austero

Speciale Madonna della Salve/1

La copertina di Cardinal Pietro Parolin: «Da San Pio V tradizione e apertura»

«Fa piacere essere qui a celebrare la commemorazione del 450° anniversario della morte di San Pio V, perché certamente è stato uno dei Papi che ha segnato in maniera sostanziale la storia della Chiesa, con la sua opera, con la sua azione. Direi che uno dei grandi meriti di San Pio V fu quello dell’applicazione delle disposizioni del Concilio Vaticano II. Un Papa riformatore, in fin dei conti, che tentò di riformare la curia e la Chiesa, soprattutto con il suo esempio di preghiera e di grande affidamento alla Madonna.

Cercando di realizzare le riforme del Concilio di Trento, per una Chiesa più evangelica, capace di evangelizzare e di testimoniare il Vangelo nella società del suo tempo. Quindi penso che, in tempo di post-concilio, anche se ormai sono passati molti anni dal Vaticano II, in cui si parla ancora della sua applicazione, San Pio V possa esserci di esempio e di modello. Proprio per questo impegno a incarnare, nella vita della Chiesa, quelle che sono state le indicazioni per il Concilio Vaticano II.

Una linea di rinnovamento nella continuità. Mi pare che questo sia un altro aspetto importante da sottolineare della sua azione e della sua opera: tradizione e, allo stesso tempo, apertura alle nuove esigenze della società e della vita degli uomini».

Don Stefano Tessaglia, comitato festeggiamenti per san pio V

Don Stefano Tessaglia fa parte del comitato per i festeggiamenti per il 450° anniversario della morte di San Pio V.

Don Stefano, perché San Pio V è così importante per la nostra Chiesa?

«Noi che siamo suoi conterranei possiamo davvero valorizzare questo momento di ricordo. Ma dobbiamo certamente dire che San Pio V non è un papa dimenticato. Fino alla metà del ‘900 il suo nome campeggiava su tutti i messali presenti in tutte le chiese perché lui aveva approvato il messale Romano, ma anche su tutti i breviari della Liturgia delle Ore, sul catechismo che sempre lui aveva approvato dopo il Concilio di Trento. Certamente è un Papa che per l’epoca in cui è vissuto e per la vita che ha avuto è stato un po’ dimenticato e per certi versi anche un po’ accantonato nel sentire comune. Forse una certa parte se n’è appropriata e ne ha fatto anche una bandiera, questo dovremmo dirlo. Sarebbe utile che almeno noi, suoi conterranei, valorizzassimo la sua figura con l’equilibrio, che certamente è importante, ma anche con tutta la carica di affetto che possiamo avere per un nostro concittadino che è stato un grande Papa. Non dobbiamo dimenticare che è l’unico Papa Santo, dal Medioevo fino all’inizio del Novecento, quando poi ha vissuto Papa Pio X, il primo Papa santo dopo Pio V. Si tratta di una figura significativa, soprattutto letta nell’ottica della sua epoca e in un’ottica di fede».

Se tu dovessi racchiudere in tre parole questo nostro Santo piemontese, che cosa diresti?

«Come prima cosa direi che senza dubbio era un uomo di Fede. Lui era un religioso domenicano e nel corso della vita è stato docente di teologia, per lungo tempo è stato inquisitore, dunque ha servito la chiesa in quel particolare compito di salvaguardia della fede; è diventato poi vescovo, Cardinale e Papa. Senza dubbio un uomo di Fede, che in tutta la sua vita, anche nei compiti complessi e difficili a cui era stato chiamato, ha cercato di seguire sempre la volontà di Dio. Il secondo aspetto che sottolineerei è che era un uomo serio: sobrio e austero. Di questo forse noi oggi avremmo bisogno come modello per la nostra vita. Un uomo che, ci raccontano le cronache del suo tempo, durante le carestie e le difficoltà di varia natura, rinunciava per primo ai mobili del suo appartamento. Si racconta addirittura che una volta che ebbe usurato le sue vesti non ne avesse comprate di nuove ma le facesse rattoppare continuamente. Poi a un certo punto avrebbe addirittura iniziato ad indossare le vesti dei Papi suoi predecessori che ancora si conservavano. Un uomo di grande sobrietà, di grande serietà; vogliamo ricordare che i Papi della sua epoca vivevano come dei principi rinascimentali: San Pio V impressionò i suoi contemporanei per la sua vita così austera. Come ultima parola per definirlo, direi “Alessandrino”. Lui teneva molto a questa sua caratteristica. Ricordiamo che fece molto per le nostre terre: il complesso di Santa Croce è solo uno degli esempi di tante opere che lui ha compiuto per la nostra zona, come le canalizzazioni per i campi e le molte opere significative a vantaggio del nostro Ospedale dei Santi Antonio e Biagio. Un uomo che ci teneva a essere di queste terre e a ricordarlo: per tutta la sua vita da Cardinale si fece chiamare “Cardinale Alessandrino”. Forse la sua Alessandrinità ci aiuta a riassumere un po’ le sue caratteristiche di persona molto concreta, attenta alla realtà, umile, che bada ai fatti importanti e non a tutto il resto. Il suo essere Alessandrino è forse un po’ la cifra che ci aiuta a capirlo meglio e anche a sentirlo più vicino».

Secondo te allora potrebbe essere utile oggi un San Pio V nella Chiesa?

«Certamente sì. Anche se a noi oggi è utile Papa Francesco lo dobbiamo dire, non perché preferiamo l’uno o l’altro, ma perché il Papa che abbiamo è quello che il Signore ci manda, è quello che serve oggi. Guardando però al passato San Pio V certamente per la sua epoca ha saputo mantenere l’unità della chiesa, che dopo le difficoltà della riforma protestante rischiava davvero di disperdersi nelle sue divisioni. Penso che oggi effettivamente di esempi di questo tipo ne abbiamo bisogno. Certamente l’unità della Chiesa oggi è garantita dal Papa che noi abbiamo, da Papa Francesco. Spero davvero che il Signore ce ne mandi di uomini come lui, capace di una parola confortante e di gesti davvero significativi».

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