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La Madonna della Salve – Impariamo da Maria a servire fedelmente la nostra comunità

Romilda Tafuri, laureata con lode in Giurisprudenza nel 1977, è Prefetto di Alessandria dal 2 agosto 2012. In questi cinque anni ha conosciuto bene la nostra città, con pregi, difetti e tradizioni. Tra queste, la devozione alla Madonna della Salve.

Prefetto Tafuri, che cos’è per lei la Madonna della Salve?

Fin dalle origini della città, questa Madonna, scelta come Patrona, ha accompagnato questa comunità ed è stata motivo di devozione in tante circostanze, nelle pubbliche calamità ma anche per vicende private e i tanti “ex voto”  testimoniano le grazie concesse. Di fronte a una storia e a una tradizione così importanti ci si accosta con grande rispetto. E anche con riconoscenza.

Quando ha iniziato a sentir parlare della Salve?

Ero prefetto di Alessandria da pochissimo tempo, e a Genova nell’omelia in occasione della Consacrazione episcopale di monsignor Guido Gallese a Vescovo di Alessandria, ho sentito il cardinal Angelo Bagnasco affidare il neo vescovo alla Madonna della Salve. Questo mi ha incuriosito, e da allora ho cercato di approfondire, comprendendo il profondo legame con la città. Ricordo che nel 2013 mandai i miei auguri di Natale (quelli che arrivano in tutta Italia, anche via email) con l’immagine della Salve accompagnata dalla frase “Sei di speranza fontana vivace”. Come auguri di Natale sembravano contradditori: la rappresentazione di un’addolorata così dolente, così angosciante con gli auguri di Natale…

Perché lo ha fatto?

E’ una domanda impegnativa, ma non mi sottraggo perché ognuno di noi è chiamato a rendere testimonianza, a rendere ragione delle proprie convinzioni. Che cosa mi colpisce della Madonna della Salve? In lei è raffigurato un momento fondamentale della vita della Chiesa: quello in cui il Signore Gesù sulla croce dice a Giovanni: “Questa è tua madre”, e dice alla madre: “Questo è tuo figlio”. E’ un momento importantissimo, perché la mamma di Gesù, che è rimasta accanto al Figlio fino alla fine del Suo calvario e partecipa alla redenzione, ci viene donata proprio in quell’occasione.

Che rapporto ha il prefetto di Alessandria con la Salve?

Di grandissima devozione, insieme con tutta la comunità alessandrina. Partecipo con entusiasmo a questa antica e sentita tradizione, ai festeggiamenti e apprezzo la bella consuetudine – che non ho trovato in altre Città – del pranzo delle autorità dal Vescovo, comprendendo ciò che può generare questa testimonianza di affezione di un’intera città che si riconosce e si stringe alla sua Patrona. Importante il significato di tutto questo, forza nell’intento di lavorare insieme, di cooperare per il bene comune. Però, come persona di fede che, come dicevo, non intende sottrarsi alla domanda, di fronte alla Salve ho un sobbalzo perché per me è l’inizio della Chiesa e della Risurrezione, e quindi del significato della vita. Questo lo dico, nel massimo rispetto delle idee di tutti, senza voler urtare la suscettibilità di chi la pensa diversamente.

La nostra comunità di che cosa ha più bisogno in questo momento? Di unità, di coesione, di lavorare insieme, di un cambiamento…?

Una comunità come quella alessandrina, che ha sofferto e soffre per la crisi economica che qui si è abbattuta più che in altri territori, ha bisogno di tutte queste cose. Ma si deve partire innanzitutto dalla persona, ognuno si deve riscoprire persona, in pace con se stessa e in azione. Una comunità richiede un lavoro di squadra e grande impegno nel contemperare le tante esigenze anche diverse o opposte. Numerose le povertà, quelle sbandierate e quelle più nascoste, che bisogna andare a cercare, le situazioni di disagio materiale e non materiale. E’ una sfida che ogni giorno bisogna raccogliere. La domanda è: come servire questa comunità, e come lavorare tenendo conto di tutte le esigenze? Risposta: con la testa e con il cuore.

Stanno arrivando le elezioni comunali: ci saranno tante ricette e tante discussioni sul futuro di questa città. Però lei che cosa si augura per Alessandria?

Non è assolutamente mio compito individuare priorità, tocca alla politica fare le scelte, il mio ruolo è diverso. Io devo garantire una convivenza pacifica senza tensioni, e dove ognuno possa svolgere il suo compito nel rispetto degli altri. Non è cosa da poco, mi creda. Anche su questo c’è stato negli anni un impegno non indifferente, portato avanti con umiltà, convinzione ed entusiasmo, ma in sordina, con basso profilo. Importante è il metodo, la condivisione a cui si è aggiunto il grande senso di responsabilità di questa comunità.

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