Sono stato due settimane assente per «assistere gli infermi»; prima di questa interruzione ho ricordato una frase di padre Massimo Rastrelli: «I debiti si onorano ma la dignità delle famiglie debitrici va tutelata». È un’ottima sintesi per l’aggressione che sta subendo Sergio. Ancora più pertinente è però il monito di papa Francesco: «Vergogniamoci di aver perso la vergogna». Sergio è un medio imprenditore fallito perché lo Stato non lo ha pagato. È precipitato nelle spire di una procedura fallimentare, quantomeno discutibile, e adesso viene privato, come centinaia di migliaia di altri impoveriti, della propria casa di famiglia. La legislazione favorisce gli speculatori: la casa sarà venduta al 25% del valore reale (chi volesse conoscere tutta la storia può cercare: www.iene.mediaset.it/2018/news/ il-giudice-mi-ha-querelato-anticipatamente-per-aver-fatto-delle-domande-video_397.shtml). Guardando e leggendo si può capire come funziona la grande maggioranza dei procedimenti fallimentari e delle esecuzioni immobiliari che colpiscono le famiglie impoverite, nell’indifferenza di chi dovrebbe vigilare sulla legalità di questi procedimenti. Perché Sergio viene aggredito e si cerca di umiliarlo, facendolo sloggiare dalla casa con la sua famiglia, prima ancora che sia svenduta? Sergio non si è rassegnato a vedere svenduti i suoi beni per un tozzo di pane, e non ha fatto gesti estremi e autodistruttivi come hanno fatto, purtroppo, migliaia di imprenditori in Italia. Ha dato un esempio che molti stanno seguendo. È diventato un pericolo per gli speculatori che acquisteranno la sua casa di famiglia per poi rivenderla a 2 o 3 volte il prezzo d’asta (purtroppo gli esempi sono ormai sotto gli occhi di tutti). Tra le tante leggi contro gli impoveriti e gli indebitati che sono state fatte negli ultimi anni, una delle più odiose è quella che consente di mandare via la famiglia dall’abitazione ancora prima della vendita della stessa. Si sostiene che affidando l’abitazione a un custode la stessa assume un valore maggiore nei tentativi di vendita. Non ci soffermiamo sulla barbarie di questa decisione; notiamo soltanto che il custode, una volta cambiate le serrature della casa, ha la possibilità di liberarla svendendo o mandando al macero tutto quello che vi è dentro, e quindi tutta la vita della famiglia degli impoveriti. Questo provvedimento di sloggio della famiglia e di affidamento dell’immobile a un custode è usato sempre più spesso per intimidire coloro che, come Sergio, non accettano passivamente la violenza. Viene fatto un uso selettivo della norma, si cerca di spezzare l’orgoglio e il coraggio di chi resiste. Sergio sta difendendo la dignità di tutti noi. I violenti e improvvisi mutamenti del mercato mondiale rendono possibile che possa capitare a qualunque imprenditore quello che è successo a Sergio. Già duemila anni fa il poeta latino Orazio ci richiamava alla realtà, ci ricordava che «de te fabula narratur». Non dobbiamo far finta che i problemi di Sergio siano soltanto suoi. Molti nella nostra società hanno perso la vergogna; noi li invitiamo a riflettere con noi, a dire insieme: «Vergogniamoci di aver perso la vergogna». A non aggredire più le famiglie. Per segnalazioni o richieste di aiuto: segreteria. favordebitoris@gmail.com.
Giovanni Pastore