Mauro Falco, 64 anni, è il direttore commerciale di Ferrari group spedizioni. Quest’anno, per la prima volta, ha deciso di andare al pellegrinaggio di Lourdes, organizzato dall’Oftal di Alessandria, che si è svolto dal 25 giugno al 1° luglio e a cui hanno partecipato più di quattrocento persone, fra malati, dame, barellieri e pellegrini. A Mauro abbiamo chiesto di raccontarci la sua prima esperienza come barelliere dei trasporti.
Mauro, perché hai deciso di partire?
«Perché dopo anni in cui ho fatto volontariato in diverse realtà, ho sentito il bisogno di restituire la fortuna che ho avuto nel lavoro e nella vita. Offrendo il mio servizio in quest’esperienza, che ancora una volta mi ha dato moltissimo».
Che cosa ti aspettavi? E che cosa hai trovato?
«Mi aspettavo un ambiente difficile, non ero abituato a vivere una situazione di questo genere. È stato molto difficile, ma allo stesso tempo è stato importante per ricreare la mia dimensione di uomo che si perde nella vita di tutti giorni, fatta di altre cose».
Che cosa ti ha veramente colpito di Lourdes?
«Mi ha colpito la sensibilità straordinaria delle persone che fanno questo volontariato. In qualche modo me lo aspettavo, ma sinceramente non a questi livelli. Ho visto persone che si mettevano a disposizione dei malati con una calma e un affetto straordinari. Un altro aspetto che mi ha impressionato è stato quello delle funzioni religiose: a Lourdes hanno una valenza particolare, soprattutto dal punto di vista di un “clima” che lascia il segno per la sua profondità».
Consiglieresti questa esperienza a un amico? Tornerai l’anno prossimo?
«La consiglierei assolutamente, ma credo che la persona debba già essere predisposta e disponibile. Qualcuno mi ha detto che ho ricevuto la chiamata della Madonna… questo non lo so, ma sicuramente io ero già predisposto. Certamente tornerò il prossimo anno, anzi già adesso non vedo l’ora di partire».
Ti è sembrata un’esperienza utile per la tua fede?
«Non lo so valutare. Per me l’aspetto primario non era questo, ma provare a dare aiuto e sollievo alle persone più sfortunate di me. Una cosa importante la vorrei sottolineare: ho incontrato in pellegrinaggio una mia ex collega su una sedia rotelle e un altro mio ex compagno di scuola che ha avuto un ictus. Se questo servizio lo fai per persone che non conosci ha un certo sapore, ma se lo fai per persone con cui hai condiviso momenti insieme, ti rendi conto della fortuna che hai avuto. Quello che dai alla fine è pochissimo rispetto a quello che ricevi. E per questo ti senti quasi in imbarazzo».
Alessandro Venticinque