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Il vescovo alla Messa crismale di mercoledì 17 aprile – La nostra esistenza, un atto sacro

Come abbiamo ascoltato dall’Apocalisse: “A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen”. Ha fatto di voi un regno e sacerdoti. Questo “voi” che il profeta Isaia ha voluto donare e scrivere. Questo “sarete chiamati sacerdoti del Signore” è qualcosa che è rivolto a noi. E quest’oggi noi siamo riuniti nella celebrazione della Messa crismale proprio per ricordare in particolare questo compiti che ci è stato dato da Dio. Un compito straordinario, un compito da Cristo che è il Sommo Sacerdote, il vero Profeta e Re e Signore dell’universo. Che però partecipa in misure diverse al popolo di Dio, con il suo stile di incarnazione e di dono totale di sé. In varie modalità attraverso i sacramenti. Nei sacramenti Dio elargisce al suo popolo dei doni, ma in alcuni elargisce dei doni che hanno una tipologia propria e tipica. Che servono ad abilitare un’abilità: il Signore non solo opera un sacramento compiendo alcune cose (cancella il peccato originale, ci perdona i peccati), ma in alcuni casi, dove noi usiamo il Sacro Crisma, Dio instaura in noi la possibilità di un determinato agire.

Il Crisma nell’antico testamento era usato per consacrare i profeti, i sacerdoti e i re. Il Crisma è l’olio della consacrazione per imprimere un carattere, cioè per instaurare per il fedele che riceve questa consacrazione una modalità, una capacità di agire. I profeti erano coloro che avevano il compito di leggere, ascoltare, capire e meditare la Parola di Dio, per annunciare al popolo come questa Parola di andava realizzando nella sua vita. I re avevano il compito di condurre il popolo di Dio secondo i comandi del Signore e la legge di Dio, sulla strada che porta alla realizzazione della volontà di Dio nel suo popolo. I sacerdoti avevano il compito di esercitare il sacerdozio attraverso l’offerta dei sacrifici e il culto nel tempio del Signore. Oggi in noi questo si realizza in modalità differente. Vorrei soffermarmi sui sacramenti del battesimo e dell’ordine sacri nel grado del presbiterato e dell’episcopato nel quale il Crisma viene usato per cogliere i parallelismi. Al momento del battesimo, tra i riti esplicativi, c’è quello dell’unzione con il sacro Crisma: il fedele battezzato viene unto con il crisma per questa possibilità di agire come profeta, sacerdote e re. Ma nei confronti di chi? Di sé stesso innanzitutto.

Profeta per leggere la Parola di Dio e per sapersi orientare e orientasi nella sua vita attraverso la Parola. E allora abbiamo bisogno di un dono particolare, essere associati al profetismo di Cristo affinché possiamo svolgere questa funzione profetica nei confronti della nostra vita e affinché l’incontro con Dio getti luce nelle nostre menti, nei nostri cuori e nelle nostre anime. E saperci regolare secondo questa parola che ascoltiamo, che leggiamo, che meditiamo e che conserviamo nel nostro cuore, come Maria. Il ministro ordinato sacerdote, che viene consacrato con il sacro crisma, ha il compito di vivere questo sacerdozio in forma ministeriale. Cioè di servizio verso la comunità, noi abbiamo il compito di leggere la Parola di Dio e interpretarla a favore della comunità che ci è stata affidata. Il ministero sacerdotale è quello in virtù del quale un fedele battezzato offre sull’altare del suo cuore un sacrificio gradito a Dio, per ottenere il dono della vita e della comunione e mantenerlo nella propria vita. Cosa vuol dire offrire un sacrificio a Dio? Vuol dire che celebro messa? Ma no! Il sacrificio è quella forma con la quale io affronto la realtà cosi come mi viene incontro, nella sua ordinarietà. E riesco a fare di questa relata un atto sacro. Il sacerdote ha questo potere consacrante. Carissime fratelli e sorelle battezzati, avete un potere consacrante sulla vostra vita. Tutte le cose le potete vivere consacrandole, facendole diventare a qualcosa di sacro. Da profane che sono.

E Gesù ci ha dato l’esempio, sommo: facendo diventare sacra la sua morte per tortura. Cosa più brutta, più profana, più agli antipodi di Dio di questa. Infatti questo odio veniva da Satana, ma Cristo vince il potere del male e fa di queste cose un vissuto sacro con un valore immenso. Così tutti noi battezzati, in virtù della consacrazione e del sacerdozio battesimale, abbiamo la capacità di fare della nostra vita in qualsiasi circostanza un atto sacro. Ciò che consacra è l’effusione dello Spirito Santo, che è l’Amore del padre verso il figlio e del figlio verso il padre. L’Amore fasto a persona. “A colui che ci ama e ci ha liberato dai nostri peccati con il suo sangue” abbiamo letto. Il suo dono di Amore ci ha liberato dai peccati, che ha fatto di noi un regno e sacerdoti per il nostro Dio. A lui la gloria e la potenza dei secoli, dei secoli. Anche questa dossologia è sacerdotale. Lodo Dio per l’opera che compie. Noi ministri ordinati, consacrati con il Crisma, abbiamo il compito di svolgere il servizio sacerdotale per la comunità con l’offerta del sacrifici eucaristico. La celebrazione eucaristica è il dono potente della vita stessa di Gesù Cristo per la sua Chiesa, per la sua comunità e per le nostre comunità. In virtù della consacrazione battesimale diventiamo partecipi del ministero regale di Cristo, che ci permette di condurre la nostra vita nel modo che Dio desidera. Quante volte sperimentiamo di non riuscire a condurre la vita come e dove vogliamo. Spesso abbiamo bisogno di controllo delle situazioni, e la vita ci sfugge.

Attraverso la consacrazione battesimale, quando entriamo nella dinamica di Gesù che dà la vita, impariamo che se uno ha il coraggio di dare la propria vita la ottiene. Quando cerca di conservarla per sempre la perde. Per noi che viviamo la consacrazione nel sacerdozio ministeriale, questa regalità è la possibilità di condurre la comunità che ci è affidata sulla via di Dio. Un condurre che non è mai scisso da questo mistero: anche noi siamo chiamati a dare la propria vita. Ecco, carissimi fratelli e sorelle, abbiamo ascoltato queste parole in cui Gesù applica il teso di Isaia a se stesso. Abbiamo ascoltato che lo Spirito del Signore è sopra di me e per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato. E poi una serie di compiti, di missioni, di ministeri: portare ai poveri il lieto annuncio, proclamare ai prigionieri la liberazione, ridare ai ciechi la vista, rimettere in libertà gli oppressi, proclamare l’anno di grazia del Signore. Potremmo dare tante letture di queste parole che Gesù applica a se stesso, non finiremmo più. Ma mi premeva che capissimo la consacrazione che è all’origine, per tutti noi battezzati e per coloro che vivono il ministero sacerdotale. Il mio augurio è che sappiamo guardare alla consacrazione del Crisma quest’oggi con uno sguardo diverso, con una voglia di vivere in modo più vivo la consacrazione che noi abbiamo ricevuto a suo tempo con un altro Crisma.

Ricordo che quando io dovevo essere ordinato sacerdote, il giorno della messa Crisma avevo la febbre ma ci sono andato lo stesso in Cattedrale perché veniva consacrato dal mio arcivescovo Giovanni Canestri. Quel Crisma che doveva essere usato per la mia ordinazione presbiterale. Questo Crisma che, in questo anno pastorale fino alla prossima messa crismale, sarà veicolo di tanta grazia ci richiama a far sì che sappiamo rinnovare la grazia dei doni che Dio riversa nelle nostre vite. Le ha riversate a suo tempo e continua a riversarle. Perché come vi dicevo, il Crisma sottolinea il carattere dell’attitudine a fare, un continuo vivere e rendere presente il dono del Crisma. Perché il nostro esercizio del profetismo, del sacerdozio e della regalità è un continuo esercizio nella vita. Che la Vergine Maria Nostra Signora della Salve ci accompagni nella bellezza, nella profondità di questa liturgia. E con la sua intercessione ci renda capaci di rinnovare i nostri ministeri, nella fecondità del Signore Gesù. Sia lodato Gesù Cristo.

Guido Gallese

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