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Un’arma per trasformare la nostra debolezza in forza

Il #granellodisenape di Enzo Governale

Da qualche settimana sto guardando da vicino il digiuno e tutto è iniziato così: che senso ha rinunciare al cibo quando ci sono altre cose a cui dovremmo rinunciare?
Nessuno me lo aveva mai spiegato, ma leggere di tutti quei Santi che con il digiuno hanno fermato guerre e guarito persone mi ha incuriosito. Ho intervistato qualche sacerdote, letto libri, parlato con qualche amico ma non riuscivo ancora ad attaccarmelo addosso. Alla fine ho deciso di provarci… così sulla fiducia. Beh, la prima cosa che ho capito è che questa fiducia è proprio quel che serve. La mia forse è nata un po’ per curiosità, ma ho capito che non serve a molto rinunciare a qualcosa solo perché vuoi ottenere qualcosa in cambio. Sappiamo bene qual è il valore del cibo per il nostro corpo, con cosa lo sostituiamo? Ovvero, siamo pronti a nutrirci di Dio? Anzi, siamo pronti a chiedere a Dio di diventare nutrimento per il nostro corpo, energia per affrontare le giornate? Rinunciare significa scoprire il gusto vero delle cose, come accadeva da piccoli quando i no dei nostri genitori ci apparivano come schiaffi, ma che con il tempo sono diventati la strada verso i nostri desideri. Rinunciare significa fare spazio nel nostro cuore perché possa entrarci qualcos’Altro, perché trovi posto, per rimanere. Rinunciare è accettare la realtà, vivere la fatica e regalarla; nel nostro piccolo è un po’ imitare Dio. Inoltre, ho letto che quando si digiuna, sarebbe meglio non raccontarlo in giro, quindi… che rimanga tra noi!

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