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La differenza tra male e ignoranza

La testa e la pancia

Cori razzisti a Balotelli e svastiche tra le tifoserie: ecco il brutto del calcio

Il recente successo di Campionato dell’Alessandria, reso ancor più stimolante dal fatto che è giunto in un derby particolarmente sentito quale quello col Novara, porta, almeno per una volta, a essere poveri di argomenti di elogio o di critica potendo regalandoci il lusso di limitarci alla mera speranza che i tre punti incamerati siano il prologo di un nuovo periodo di positività idoneo a scacciare le recenti crisi, magari già a cominciare dall’incontro infrasettimanale di Coppa Italia contro la Juventus U23.

Ed ecco allora che il pensiero di chi vi scrive va oltre avendo bene in mente quella che può essere considerata l’immagine perfetta della recente Domenica sportiva: quella dello statuario Balotelli che, con colpo sicuro, scaglia in direzione delle gradinate dello Stadio “Bentegodi” di Verona un pallone pieno di rabbia, quella derivante dai “buu” subiti ad opera della tifoseria scaligera. Certo, quando si parla di Mario Balotelli c’è sempre un distinguo da effettuare poiché le bizzarrie caratteriali del personaggio inducono a distinguere tra i cori di scherno a sfondo razzista e quelli orientati invece alla persona in quanto tale (alzi la mano il campione che non li ha mai ricevuti) indipendentemente al colore della pelle.

Tuttavia, l’episodio veronese, associato ad altri analoghi accaduti il giorno prima in occasione della partita tra Roma e Napoli e a qualche recente manifestazione in cui le svastiche hanno iniziato a campeggiare o, se vogliamo spingerci su un piano ancora più elevato, alla querelle sorta attorno alla Commissione Parlamentare proposta da Liliana Segre, incredibilmente insultata a dispetto della sua ormai veneranda età e dei trascorsi ad Auschwitz, fanno affiorare, alla mia mente, altri pensieri, personali: soggetti conosciuti nel corso della mia esistenza (alcuni più giovani, altri meno) che hanno avuto la macabra idea di utilizzare come immagine del proprio profilo WhatsApp la svastica o che hanno osato affermare che pure gli americani possedessero campi di sterminio (ignorando la distinzione tra campo di concentramento e quello di sterminio) o spingendosi mettere in dubbio la presenza di Primo Levi ad Auschwitz. E il bello è che trattasi di persone di assoluta onestà, magari anche di grande umanità, ma con un patrimonio di conoscenze assai limitato. Allora, ripensando alle curve di Verona e di Roma, sono giunto a conclusione che malattie come il razzismo, la xenofobia e l’intolleranza, sovente non affondano le proprie radici nella malvagità ma solamente nella (non) buona, vecchia, ignoranza nativa dal mancato approfondimento dei fatti accaduti che però, alla resa dei conti, può produrre gli stessi devastanti effetti.

Silvio Bolloli

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