Intervista a don Luciano Lombardi: «Come fratelli, apriamo la porta a chiunque ci chieda aiuto»
Giovedì 23 gennaio al Collegio Santa Chiara di Alessandria, in via Volturno 18, è ripartita la “Locanda della Misericordia”, una proposta rivolta a chi vive un’esperienza di separazione, divorzio o nuova unione dopo il matrimonio. Ne parliamo con don Luciano Lombardi (in foto qui sotto), delegato vescovile alla Pastorale famigliare della nostra diocesi.
Don Luciano, è in partenza la “Locanda”. Come vi siete preparati?
«Il gruppo che guida la “Locanda” si sta conoscendo e unendo sempre più. Questo affiatamento è fondamentale per migliorare la nostra capacità di accoglienza. Per questo l’esperienza ci sta rendendo capaci di accogliere in situazioni più diverse».
Lo schema degli incontri rimane invariato rispetto agli scorsi anni?
«Rimarremo con lo stesso schema. Ci siamo resi conto che da una parte la Celebrazione eucaristica è il vertice di questa esperienza, l’incontro con il Signore è un momento a cui non possiamo rinunciare, e così anche la cena che segue è importante, perché ci permette di essere noi stessi nella semplicità e nella fraternità. E poi la condivisione: l’ascolto della Parola ci aiuta a confrontarci e ascoltarci nel modo giusto, per creare un vero dialogo».
Qual è la sua preoccupazione pastorale più grande?
«Con i volontari ci siamo resi conto che per le persone è fondamentale essere ascoltate. Chi vive questo momento di difficoltà non cerca solo l’appoggio di uno psicologo o di un consulente familiare, ma ha bisogno di qualcuno che ascolti in fraternità, senza giudicare. Noi, come in una casa, apriamo la porta a chiunque».
Un consiglio che dà a chi vuole partecipare a questi incontri.
«Non è facile rispondere. Il consiglio che darei è di essere veri. La “Locanda” è un luogo dove tu vieni per trovare qualcosa che cerchi, che ti manca. Quindi è giusto essere sinceri, sentirsi liberi e cercare. Con questa libertà accetti di rimanere o vai altrove. Da parte nostra troverai il massimo rispetto nei tuoi confronti, senza essere invadenti».
Chi viene alla “Locanda”, vivendo un momento non facile della propria vita, può fare un’esperienza di fede?
«Spesso le separazioni, i divorzi o le nuove unioni comportano delle ferite che possono allontanare da Dio. Noi vogliamo dire che Dio è ancora più presente in una vita di dolore e difficoltà. E lo diciamo con la massima delicatezza, facendolo scoprire passo dopo passo, senza imporre nulla ma riconoscendo questo aspetto in cammino con il Signore. Abbiamo una grossa responsabilità perché la presenza del Signore in queste persone passa anche dalla loro esperienza. Ma siamo consapevoli di essere un piccolo gruppo che accoglie: Dio è molto più grande di noi e sa indicare le giuste strade».
Un invito per chi è ancora indeciso?
«Posso dire che aspettiamo già chi vuole venire. In un certo senso, quando una persona entra nella “Locanda” è già attesa. Per noi è come ritrovare un fratello che faceva già parte della nostra famiglia».
Alessandro Venticinque