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Al cuore delle comunità

Intervista a Paola Scamuzzi della parrocchia San Perpetuo di Solero

Il coronavirus ci ha insegnato a percorrere sentieri nuovi, come quello delle messe sui social e dei vocali su WhatsApp con un pensiero sulle scritture, ma anche quello dell’Assemblea diocesana tramite i video. L’idea del vescovo di Alessandria per questo difficile 2020 è stata quella di condividere con la Diocesi delle riflessioni su YouTube sul libro dell’Apocalisse, e di chiedere a tutti di fargli pervenire le proprie osservazioni, per trarne spunti sull’indirizzo da dare all’azione pastorale. I video si trovano a questo indirizzo: diocesialessandria.it/ad2020. Abbiamo chiesto a Paola Scamuzzi, insegnante di religione della scuola primaria e parrocchiana della chiesa di San Perpetuo di Solero di condividere con noi le sue riflessioni.

Paola, in quale delle sette Lettere dell’Apocalisse ti sei rivista maggiormente?
«Personalmente ho fatto un po’ fatica a identificarmi in una chiesa soltanto, perché almeno tre hanno caratteristiche che ritrovo nella mia comunità. Dovendo però sceglierne una, mi identifico maggiormente in quella di Laodicea: una comunità attiva, operosa, ma un po’ tiepida nella relazione con Dio, cioè un po’ in difficoltà a perseverare con zelo nell’esperienza, nell’importanza e nel discernimento della Parola di Dio».

A cosa non avevi mai pensato? Cosa ti ha stupito?
«Mi hanno stupito due aspetti: il primo è sicuramente l’attualità di queste lettere. Se non ne conoscessimo la datazione, potremmo pensare che siano state scritte per ogni chiesa di oggi. Per esempio nella chiesa di Laodicea il passaggio “ricchezza-autosufficienza-cecità” è un percorso che nella vita tocca un po’ tutti: la ricchezza ci fa credere di essere autosufficienti e per questo diventiamo non vedenti. Oggi questo periodo di pandemia chissà se ci ha fatto perdere un po’ di quella “presunta autosufficienza” che ci rendeva ciechi? Il secondo aspetto che mi ha colpito è la pedagogia sapiente (che quindi non è una scoperta della cultura “scolastica” del nostro tempo) di Gesù: in ciascuna lettera (a parte Sardi) parte sempre dal positivo, cioè dal bene che c’è in ogni chiesa, sottolineandone la particolarità, il carisma. Quindi prima l’incoraggiamento per il bene che sta crescendo, poi l’individuazione del problema, i limiti, le chiusure».

Altri nella tua comunità sono rimasti colpiti da questo aspetto che tu sottolinei?
«Purtroppo in questo tempo di pandemia non ho avuto modo di incontrare altri della mia comunità per poterci confrontare e discutere su questa tematica».

Che cosa di bello e buono hai capito nella vita di comunità dalla lettura di questa lettera dell’Apocalisse che vorresti condividere con la diocesi?
«Gesù in ogni lettera dice: “Ti conosco, so chi sei!”. Dovremmo rifletterci e se ci pensassimo un po’ di più, ci rilasseremmo un po’ sia individualmente che come comunità; invece quando ci riferiamo a Dio è come se mettessimo “l’abito bello”, cioè vogliamo far vedere il meglio, invece di stare davanti a Lui così come siamo, come quando il vescovo va in visita pastorale nelle parrocchie! Inoltre, nella storia di una comunità, ma anche nella vita di ognuno di noi, c’è una fisiologica “perdita di quota”, ma Gesù invita a convertirsi, cioè a non accontentarsi di un livello medio, a non accettare mai la mediocrità, uno dei mali del nostro tempo (non razzolare come polli, pur potendo volare come aquile), perché c’è sempre la prospettiva della vittoria. Anche se la lettera è negativa (esempio quella di Sardi) c’è sempre una possibilità di vittoria: nessuna comunità è messa così male da non poterne venire fuori, percepire che l’amore del Signore la sta cambiando, quindi riprendere quota ed essere luce nel mondo e lievito nella pasta».

Che buona pratica di comunità vorresti condividere con tutti?
«In questo periodo difficile ci siamo riscoperti uniti come comunità parrocchiale, abbiamo ritrovato il gusto di fare le cose insieme: per esempio per la Messa di Pasqua come coro ognuno ha registrato la sua parte e poi uno di noi le ha assemblate tutte, per far sentire ai fedeli durante le celebrazioni che il coro in qualche modo era sempre presente. Anche come catechiste ci siamo organizzate per fare un progetto comune, ritrovando la bellezza del cooperare insieme: abbiamo proseguito il cammino catechistico online, mettendo ogni domenica alle 10 un video disponibile per i ragazzi, che arrivava sul cellulare dei genitori, finendo inevitabilmente per farli sentire più coinvolti che in passato. Sulle messe online da ultimo mi sento di dire che sono ancora un servizio utile, perché collaborando per realizzare le dirette streaming anche con il mio cellulare vedo che sono online ancora tante persone, sia di Solero che di Quargnento: è la prova concreta che si offre un’occasione di preghiera a molte persone, impossibilitate a essere presenti per prudenza o altri motivi».

VUOI PARTECIPARE? ECCO COME SI FA

Collegati al sito diocesialessandria.it/ad2020 e segui le istruzioni: è semplicissimo! Troverai un video introduttivo in cui il vescovo spiega le caratteristiche delle sette lettere alle sette chiese contenute nell’Apocalisse. Chiedi allo Spirito Santo di aiutarti a capire quale di queste parla maggiormente al tuo cuore, e una volta che l’avrai scelta, approfondiscila guardando un secondo video, quello specifico della chiesa che hai scelto. Se vuoi, scrivi al vescovo che cosa hai pensato! Puoi compilare il form che trovi online accanto ai video. Vuoi condividere con i lettori di Voce le tue riflessioni? Scrivi ad assemblea@diocesialessandria.it.

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