Speciale Madonna della Salve 2021
Matteo Bergamelli è un informatico di 31 anni, nato a Nembro, nella Bergamasca, ora vive a Torreglia in provincia di Padova e da qualche anno trascorre le ferie estive compiendo pellegrinaggi su e giù per l’Italia. Si muove solo, a piedi e senza denaro, lasciandosi condurre e alimentare dalla Provvidenza, riprendendo e condividendo sui social i momenti più significativi del cammino. Si definisce “Christian blogger” e “Chatech-Insta”. Il suo diario di viaggio, “Racconti di un pellegrino Rosso”, è stato pubblicato dalla casa editrice “Messaggero di Sant’Antonio”.
Matteo, qual è il tuo rapporto con la Madonna? Ci puoi raccontare qualcosa, come è entrata nella tua vita e come influenza anche le tue scelte, la tua quotidianità?
«Certo, allora io da ragazzo non avevo un buonissimo rapporto con Maria, perché preferivo Gesù in qualche modo, e quindi la devozione mariana per me era un aspetto molto difficile. Poi quando mi sono convertito più avanti, ritornando indietro nella mia storia, ho visto che uno degli eventi importanti della mia conversione è avvenuto all’ombra di un Santuario mariano dello Zuccarelli, in provincia di Bergamo, a Nembro. Mi è stato chiesto di fare un servizio di volontariato ai piedi di questo Santuario ed è stato bellissimo, perché è stato un evento che mi ha segnato. Ho scoperto la bellezza della gratuità, la bellezza dell’amore gratuito in qualche modo e mi ha acceso il desiderio di qualcosa di più grande: quando ami gratis, diventi un conduttore di Dio, Dio passa attraverso di te, ne fai esperienza. Ecco, per me è stato questo. Il servizio di volontariato ai piedi di questo Santuario mariano mi ha aiutato a scoprire qualcosa di più e da lì ho iniziato a pregare, ho iniziato a vivere la fede in modo diverso. Quindi in qualche modo Maria, che io ho percepito lontana nella mia vita, riguardandomi indietro, da ragazzo è stata partecipe di un episodio importante della mia conversione. Infatti, poi da più grande ho voluto approfondire questo rapporto e sono partito, in uno dei viaggi che ho fatto, per il “Cammino celeste” , un pellegrinaggio da Aquileia nel Friuli al monte Lussari. Si chiama così perché è legato ad alcuni luoghi mariani e allora ho detto: “Anche se così d’impatto, d’istinto, a pelle, faccio un po’ fatica, voglio approfondire la figura di Maria e questa devozione”. E quindi sono partito. È stato bello poter vedere che, in qualche modo, Maria mi ha accompagnato. Poi Lei è un modello di santità, è veramente una grande. Così, piano piano, sto sempre più coltivando questa relazione e devozione importante».
Ecco, mi viene naturale chiederti come Maria ti ha accompagnato e come ti accompagna in questo anno così difficile per il Covid.
«In quest’anno, mi ha accompagnato in particolare con l’esempio di credente che sta davanti alla realtà, magari anche difficile, serbando tutte queste cose nel suo cuore con questo suo sguardo. Mi piace molto l’episodio del primo segno nel Vangelo di Giovanni, dove Maria si accorge in un matrimonio che manca il vino, che manca la gioia, e quindi dice ai servitori: “Fate quello che vi dirà” riferendosi a Gesù. In qualche modo mi piace questo sguardo di Maria che si accorge della mancanza di gioia, che si fida del Signore, e di fronte alle cose che le sconvolgono i piani ha questo sguardo che riconosce, si fida di questo progetto. Così, quest’anno, per me veramente difficile, fatto di cambiamenti, di mancanze di sicurezze, stare di fronte alla figura di Maria nella fede e nei sacramenti, mi ha giovato in qualche modo».
Ho ancora una curiosità: tu sei un programmatore, un informatico, che dovrebbe programmare anche le vacanze. E invece tu prendi e vai, così, come sei vestito. Ci spieghi questa cosa?
«Sì, io sono programmatore e quindi di mestiere sono tutto un po’ organizzato, programmato. Qualche anno fa, invece, mi è venuta questa brillante idea di partire a piedi, da solo e senza soldi, “sprogrammato”, per cercare il Signore e fare esperienza di Dio. Era il 2016, era l’Anno della Misericordia, mi son detto: “Voglio fare esperienza della misericordia di Dio. Voglio mettermi nella condizione di sperimentarlo, quindi mi faccio povero per accogliere la grandezza e le sorprese di Dio, senza programmi. Questo per credere e per imparare a vivere, non nella fiducia nei miei progetti e nei miei programmi, ma nella fiducia che è il Signore il programmatore della mia vita, che mi dona la sicurezza di un progetto bello, la fiducia e tutto il resto”. E quindi sono partito, ho fatto un’esperienza assurda, perché ho incontrato gente che magari mi dava da mangiare, mi offriva la pizza, stavamo insieme. Mi sono fatto anche male, ahimè, ma ho creduto che il Signore era sempre con me. È successo che mi son fatto male a una caviglia, sono andato in chiesa e mi è venuta l’intuizione: sono uscito e ho chiesto alle signore del paese se c’era qualcuna che poteva prestarmi una bicicletta; tutte dicono: “No, non ho la bicicletta”. Ma a un certo punto arriva questo tizio particolare e simpatico, che mi fa: “Vieni qua, domani mattina deve andare da Giancarlo Patriarca, digli che ti mando io, er paciacco”».
Dove ti trovavi?
«A Sutri, in provincia di Viterbo, sulla via Francigena, vicino a Bolsena. Alla fine ho incontrato Giancarlo, questo omone simpatico, che mi dice: “Ao, ma che vuoi?”. Allora gli dico: “Mi manda er paciacco”. “Ah, è il figlio di una buona donna, non ti preoccupare, dimmi di cosa hai bisogno”. Ha aperto il garage, mi ha dato la bicicletta, con quella sono arrivato a Roma, e mi sono detto: “Vedi che se mi fido del Signore, anche se non ho programmi, Lui mi fa un sacco di sorprese”. Questo perché Lui vede, provvede e stravede per me e per chi si lascia guardare. “Guardate a lui e sarete raggianti”: mi piace un sacco questa frase, perché se mi lascio guardare da Dio e lo guardo, Lui stravede per me e questa “stravvidenza” mi fa essere raggiante».
Andrea Antonuccio
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