La voce di Rvs
Silvio, da quanto tempo segui l’Alessandria Calcio?
«Dal campionato 1984-85, quando da studente di seconda media mio padre mi portò la prima volta allo stadio. Ricordo ancora le sue parole: “Andiamo a vedere Marescalco che è un grande attaccante di sfondamento”».
Più di 35 anni dopo, cosa hai visto dopo il rigore di Rubin dalla tribuna stampa la sera della finalissima?
«Dopo aver urlato di gioia con Alessandro Venticinque, la prima cosa che ho notato è stata l’invasione di pubblico sul prato per festeggiare la squadra. Poi ho soffermato lo sguardo sugli spettatori in tribuna, ho visto molta gente in lacrime e con un’espressione di stupore sul viso. In un momento, il proverbiale grigiore alessandrino si è sciolto in un a forte passione: Alessandria sembrava essersi trasformata in Rio de Janeiro».
Cosa ti aspetti dal prossimo campionato dei Grigi in Serie B?
«Mi aspetto un’Alessandria che non faccia la comparsa in B, mi aspetto che resti in categoria, e speriamo ci tolga delle soddisfazioni con qualche vittoria su campi importanti».
Dovrà essere rivoluzionata la squadra?
«Credo che non debbano essere fatti cambiamenti trascendentali, in qualche reparto forse vanno fatti degli innesti con un po’ di decisione, in altri solo qualche ritocco. Soprattutto, sarà importante mantenere il carattere che ha avuto questa squadra grazie a Moreno Longo».
Mister Longo artefice di un vero e proprio miracolo, che i tifosi più anziani hanno vissuto in maniera forse ancora più intensa, visti gli anni di attesa…
«Guarda, per capire l’importanza di questo evento bisogna pensare che chi ha visto l’Alessandria in Serie B ed era giovane ora è quasi vecchio, chi era maturo allora, oggi in gran parte non c’è più. Quello a cui abbiamo assistito è stato un evento storico, non una semplice promozione. È stato un risultato anche molto atteso e a lungo desiderato: erano almeno 35 anni che i Grigi aspettavano la B. Ricordo che il presidente Gino Amisano 35 anni fa disse che voleva la Serie B in tre anni. Ci sono poi state diverse annate in cui ci siamo andati vicino. Finalmente ci siamo riusciti: e noi di Voce c’eravamo».
Marco Lovisolo
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