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Quando incontri il Signore vuoi stare sempre con Lui

Il portiere dei Grigi

Nell’Alessandria di mister Longo c’è un protagonista silenzioso, fondamentale e prezioso. Ha il numero 12 sulle spalle e, arrivato nel mercato estivo, ha difeso la porta dei Grigi per tutta questa stagione. Parate decisive, interventi miracolosi, proprio come il salvataggio su Biasci, al 64′ della finale di ritorno contro il Padova. Parliamo di Matteo Pisseri, 29 anni, che oltre a tenere blindata la porta dell’Alessandria in tante occasioni, ha saputo dare serenità al reparto difensivo. Al termine della gara di giovedì, l’estremo difensore ha indossato una maglia celebrativa particolare, che racconta bene il suo percorso di fede. Gli abbiamo chiesto di dirci qualcosa di più.

Matteo, finalmente Serie B per te e per i Grigi.

«Sicuramente è una soddisfazione immensa perché è da tanto che sognavo di raggiungere questo traguardo. Ci sono andato vicino molte volte, addirittura una l’avevo anche festeggiata con il Catania, con un ripescaggio poi sfumato. Per cui raggiungerla, dopo tanta gavetta e sofferenza, all’ultimo rigore dell’ultima partita, è stata una gioia immensa. In più c’era anche l’atmosfera e l’attesa di una città che aspettava questa Serie B da tantissimi anni. Una gioia, condivisa, di tutti. Anche con i miei familiari e la mia fidanzata, che mi sono stati vicino e hanno aspettato con me questo momento».

Che cosa hai pensato dopo l’errore dal dischetto di Gasbarro?

«Ho visto una possibilità della vittoria, ma sono rimasto concentrato, perché se Rubin avesse sbagliato saremmo andati avanti. Poi dopo il suo rigore è stata una gioia immensa… Come primo pensiero ho ringraziato Dio, poi mi sono saltati addosso Gazzi e Servili (preparatore dei portieri dei Grigi, ndr), anche lui aspettava da tanto questo momento. Infine, sono corso dai miei familiari».

Avevi con te una maglia celebrativa particolare. Recitava: «L’uomo sogna, Dio realizza». Ce la spieghi?

«Sì, c’era anche il volto di padre Pancrazio (uno dei figli spirituali di Padre Pio, ndr), che ho avuto la fortuna di conoscere. È morto nel 2016, per me è stato un esempio di vita, fede e coerenza. Ha speso la sua vita per l’amore di Dio e per gli altri. Senza tante parole, solo con il suo esempio ti faceva capire le cose importanti della vita. Un uomo che mi ha toccato il cuore».

Cosa significa per te la fede?

«La fede per me è tutto. Non deve riguardare soltanto il lavoro o una piccola parte della vita, ma tutto. Per me è un punto fisso tra alti e bassi, nella gioia e nel dolore».

Hai avuto momenti negativi?

«Sì, ho avuto tanti momenti di difficoltà nella mia carriera. A 18 anni sono stato fermo un anno e mezzo, ho rischiato subito di smettere di giocare. Sono stato preso per i capelli… La fede non è un supporto solo in campo, ma in tutto. Per me non è da tirare fuori dal cassetto solo in alcune situazioni, soprattutto nei momenti difficili, ma sempre. Perché quando conosci il Signore hai sempre voglia di stare con Lui».

Tornando alla festa, ti aspettavi il calore del popolo grigio?

«Sono rimasto colpito nel vedere tutti questi tifosi. È stata un’emozione unica poter vedere così tanta gente e condividere con loro questa gioia. Tanti tifosi dai più anziani, che aspettavano questo momento da anni, ai più giovani. Una città intera che ha gioito, dopo tanto tempo, e dopo tanta sofferenza».

Il tuo futuro è qui? Ce lo puoi già dire?

«Io voglio rimanere e voglio fare una grande stagione anche l’anno prossimo, insieme a tutti. Sono sicuro che la società sarà in grado di allestire una squadra che ben figurerà anche in Serie B».

A chi dedichi questa vittoria?

«A padre Pancrazio… mi ha sempre spinto ad andare avanti. Anche nei momenti più bui, in cui ho rischiato di smettere, lui mi diceva: “Vai avanti, non mollare”. Gli devo molto».

Alessandro Venticinque

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