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Aiutiamo la Terra Santa

«Non possiamo rimanere indifferenti: dobbiamo facilitare, nel rispetto di tutti,
percorsi di ricostruzione e di riconciliazione. Per educare a una cultura di pace»

Continua il dramma della guerra in Medio Oriente. Per l’emergenza in Terra Santa, a causa del conflitto israelo-palestinese, la Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana ha indetto per domenica 18 febbraio, la prima di Quaresima, una colletta nazionale per tutte le chiese italiane. Le offerte raccolte saranno destinate alla Caritas Italiana e permetteranno di realizzare diversi interventi, anche grazie al coordinamento con la rete delle Caritas internazionali impegnate sul campo. Un gesto concreto di vicinanza per le popolazioni coinvolte nel conflitto. Per capire che cosa sta accadendo ci siamo messi in contatto con Danilo Feliciangeli, referente di Caritas Italiana per i progetti in Medio Oriente, che oggi si trova in Siria, e don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana.

Feliciangeli, che cosa sta succedendo in Terra Santa?

«L’attacco orribile che c’è stato il 7 ottobre da parte di miliziani di Hamas contro la popolazione civile israeliana e la risposta israeliana contro la popolazione della striscia di Gaza è l’ennesimo drammatico episodio di una guerra che dura dal 1948 tra il popolo israeliano di religione ebraica e il popolo palestinese, di origine araba e religione musulmana e cristiana. Purtroppo, negli ultimi anni, il mondo si era dimenticato di questo conflitto, che nel corso del 2022-2023 si era riacceso con molti episodi violenti da entrambe la parti, fino ad arrivare alla situazione attuale. Purtroppo gli attacchi terroristici del 7 ottobre e la risposta israeliana su Gaza hanno colpito in modo indiscriminato un numero enorme di civili innocenti, che vogliono solo la pace. Nella striscia di Gaza il livello di distruzione e morte ha raggiunto ormai picchi inaccettabili. Ci sono circa 30 mila morti, per il 70% donne e bambini. A Gaza manca tutto: cibo, acqua, ripari, assistenza medica ed educazione. Si parla ormai di una vera carestia… Sono stati colpite chiese, moschee, scuole e ospedali. È una tragedia che produrrà i suoi effetti per decenni» .

La Caritas dove opera?

«In questa regione la Caritas è presente in tutto il Medio Oriente, con personale locale, strutture e mezzi. In Terra Santa è presente e operativa a Gaza, con più di cento operatori; e anche in Cisgiordania, dove le conseguenze della guerra si fanno sentire in modo particolarmente grave: tantissime persone hanno perso il lavoro, sia in ambito turistico sia nei servizi e nelle fabbriche israeliane. Dopo più di quattro mesi senza entrate economiche le famiglie sono allo stremo».

A noi che viviamo nel benessere che cosa chiedete?

«Prima di tutto, di contribuire alla costruzione di una cultura di pace. Purtroppo questo conflitto è sempre stato strumentalizzato a fini politici, da tutte le parti. Invece noi dobbiamo diffondere un messaggio di pace e solidarietà verso tutte le vittime, perché tutti sono vittime. Essere solidali significa anche contribuire all’assistenza umanitaria e alla realizzazione di progetti, donando quello che si può. Ma la cosa più importante è essere consapevoli e attivi per la tutela dei diritti umani e la costruzione della pace. Un passo importante in questo sarebbe aderire alla campagna #ceasefirenow».

Dalla Siria torniamo in Italia. A don Marco Pagniello chiediamo le motivazioni di questa colletta.

«Non possiamo rimanere indifferenti. Dobbiamo facilitare, per quanto possibile nel rispetto di tutti, percorsi di ricostruzione e di riconciliazione attraverso i quali le persone possano tornare almeno a una convivenza pacifica. Quindi la colletta per noi è uno strumento non solo di raccolta fondi, ma anche di sensibilizzazione, di formazione e di animazione della nostra Chiesa italiana. È uno strumento per non dimenticare quello che sta accadendo».

Qual è dunque il ruolo di Caritas?

«Caritas Italiana non è semplicemente l’ente strumentale della Chiesa che si occupa di sociale, ma è un organismo pastorale che partecipa alla missione di tutta la Chiesa. E in questa missione c’è l’annuncio continuo del Vangelo che ci chiama continuamente alla conversione, a metterci in gioco e ad assumere nuovi stili di vita. Soprattutto quelli che hanno il sapore e il gusto della pace».

Andrea Antonuccio

Alessandro Venticinque

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