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Il sinodo: un cammino, non un convegno

Le tappe del percorso sinodale in Diocesi. Si parte il 16 gennaio

La nostra Diocesi, come tutte le Chiese sparse nel mondo, è chiamata in questo tempo a intraprendere un “cammino sinodale”, con il coinvolgimento di tutti i suoi membri. Si tratta di un “cammino”, ha ribadito più volte papa Francesco, e non semplicemente di un evento o di un convegno, perché in gioco è il rinnovamento stesso della Chiesa a cui lo Spirito ci chiama, in particolare in questo tempo difficile.

Cammino e discernimento

Il percorso sino­dale rappresenta così un processo necessario, per permettere alle nostre comunità di fare proprio, e sempre meglio, uno stile di presenza che sia credibile e affida­bile, attento ai cambiamenti in atto e desideroso di annunciare il Vangelo alle donne e agli uomini di oggi. Quello sinodale, ha ricordato papa Francesco, non è tanto un piano da programmare e da realizzare, ma anzitutto uno stile da incarnare: «Non è un parlamento la sinodalità, non è fare il parlamento. La sinodalità non è la sola discussione dei problemi, di diverse cose che ci sono nella società… È oltre. La sinodalità non è cercare una maggioranza, un accordo sopra soluzioni pastorali che dobbiamo fare». Perché invece diventi un vero “camminare insieme”, prosegue il pontefice, è necessaria «la presenza dello Spirito: la preghiera, il silen­zio, il discernimento di tutto quello che noi condividiamo».

Tutti i Battezzati

In tutti i suoi discorsi, poi, papa Francesco, immaginando lo svolgimento di questo percorso, ha sempre aggiunto: «Il cammino sinodale incomincerà da ogni comunità cristiana, dal basso, dal basso, dal basso», ovvero dall’ascolto di tutti, a partire dalle più piccole comunità. Un sinodo ha davvero biso­gno di tutti perché insieme si possa portare avanti la missione che il Signore con­tinua ad affidare alla sua Chiesa. Questa, dunque, ha scritto il vescovo Guido nella sua nuova lettera pastorale, non è una faccenda solo per i preti o per le catechiste: tutti i battezzati sono chiamati a fare la loro parte e assumersi responsabilità in prima persona, lasciandosi coinvolgere in questo “cammino” e facendo sentire la propria voce. Proprio ai laici anche il Papa ha fatto appello più volte, per il contributo prezioso che potrà venire da una laicità «che è antidoto all’autoreferenzialità e all’astrattezza».

Partire dall’ascolto

L’attuale cammino cercherà così di favorire alcune azioni pastorali concrete, che saranno scandite dai momenti di “ascolto”, “ricerca”, “proposta” e che dovranno attuarsi sempre e tutti in una logica di collabo­razione e condivisione: i cristiani, oggi, anche nella nostra realtà locale, si impegnano ad “ascoltare” la situazione presente, vogliono “ricercare” nuove li­nee di impegno secondo il Vangelo, e intendono “proporre” scelte concre­te per ciascuna comunità. Quello che il Signore ci chiede è in sostanza tutto già contenuto nella parola “sinodo”: “camminare insieme”.

Un sinodo diocesano

Tra le diverse strade concrete da percorrere insieme, quella che il vescovo Guido ha deciso di proporre alla nostra diocesi è il ripensamento di tutto l’apostolato attorno a nuovi raggruppamenti di parrocchie, le “unità pastorali”, nelle quali diverse comunità cammineranno insieme, guidate da più sacerdoti, tutti ugualmente parroci.
Il percorso coinvolgerà tutta la diocesi in una prima assemblea in cattedrale il prossimo 16 gennaio e assumerà la forma di “sinodo minore”, cioè un vero sinodo ma concentrato su un solo tema e meno esigente dal punto di vista burocratico. Nella storia della nostra Chiesa alessandrina abbiamo diverse testimonianze di sinodi minori, ereditati dalla tradizione di San Carlo Borromeo e attualmente ripresi anche dalla diocesi di Milano.

Tre passaggi

Il nostro ritrovarci in assemblea avrà come oggetto la formazione delle unità pastorali e si svilupperà secondo tre passaggi. Il primo è la fase diocesana, con la convocazione in cattedrale (16 gennaio) e il lancio delle coordinate fondamentali: le parrocchie nella nostra diocesi non cesseranno di esistere, ma saranno appunto “unite”, per favorire la collaborazione, mettere insieme forze e così guadagnarci in “qualità” di vita cristiana. Seguirà poi il momento nelle quattro zone pastorali (febbraio), con incontri di ascolto di tutte le comunità, in cui si penserà la struttura delle unità pastorali di quella porzione di diocesi. Infine si terranno le assemblee delle singole unità pastorali (marzo/aprile), in cui si caleranno nel concreto le scelte fatte e ad esse si darà un volto e un nome (chi sono i parroci, chi i responsabili laici delle diverse aree, ecc.) Un percorso dunque essenzialmente di ascolto, dal basso, che nella proposta del vescovo dovrebbe veder partire le unità pastorali con il prossimo settembre 2022.

don Stefano Tessaglia
responsabile della fase sinodale

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