Gesù proclama in modo solenne il suo “programma”: sale sul monte e si mette a sedere, si avvicinano i suoi discepoli, egli prende la parola e comincia ad insegnare. Nel cosiddetto “discorso della montagna” Cristo si presenta come nuovo Mosè, che era salito sul monte Sinai per ricevere da Dio i comandamenti e darli al popolo.
Anche Gesù annuncia la nuova legge del regno di Dio: non si tratta più di una serie di precetti, ma di una proposta di vita fatta di felicità, di beatitudini. Questo rivela il cuore di Gesù, Buon pastore, che ci vuole beati e ci indica la via della vera felicità. Dio stesso, nostro Padre, ci vuole beati e nel suo amore fa di tutto perché possiamo scoprire la via della vera felicità e nella pienezza dei tempi ha mandato Gesù, suo Figlio, perché ce la indichi in modo definitivo.
Le beatitudini hanno un aspetto sorprendente, potremmo anche dire sconcertante: Gesù proclama beate quelle persone che il mondo – di oggi e di sempre – proclamerebbero infelici e disgraziate. Dice: “beati i poveri, beati gli afflitti, beati i perseguitati”. Gesù vuole mostrarci che la vera felicità non si trova là dove il mondo la cerca, cioè nella ricchezza, nel potere o nel benessere, ma si trova nella relazione con Dio: relazione che viene ostacolata proprio dalla ricerca della ricchezza e dei piaceri.
Il Signore proclama come prima beatitudine quella della povertà in spirito, del distacco da tutte le ricchezze materiali. Gesù non dice che per essere beati basti avere la povertà materiale (questa, anzi, quando diventa miseria, è un ostacolo verso la felicità) ma propone a tutti la “povertà spirituale”, cioè l’affidamento a Dio e il distacco da una ricerca dei beni materiali come unica ragione di vita. Il denaro regna in questo mondo e tanti, oggi, sostituiscono a Dio il denaro, come gli ebrei infedeli avevano rimpiazzato il vero Dio con il vitello d’oro. La vita di oggi rischia di avere come solo scopo di accumulare, lasciando il cuore vuoto e la bocca amara se non si riesce ad ottenere sempre di più. Gesù insegna che questo è un vicolo cieco e la ricerca della ricchezza materiale non può mai dare la vera gioia.
Gesù esorta piuttosto ad avere fame e sete non di cose che accumulano, ma della giustizia, cioè di tutto ciò che è conforme alla volontà di Dio: “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati”, cioè riempiti della presenza di Dio. Solo così è possibile accogliere e vivere anche l’ultima e sconcertante beatitudine: “Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno…per causa mia”. Questa è la beatitudine più difficile da comprendere ma che fa intravedere tutta l’apertura e la generosità di chi vive nell’amore: chi accetta di essere perseguitato per causa della giustizia o della sua fede, dimostra di vivere senza nessun egoismo, ma cercando solo la gloria di Dio e il bene di tutti fratelli.
Gesù ci consegna un programma di straordinaria profondità e valore, che riassume l’intero Vangelo. Dobbiamo sempre ricordarci che il Signore ci vuole beati, felici, e ci mostra la via da percorrere, una strada che a volte incontra anche la croce ma che sempre conduce alla vera felicità.