Tommaso Lucato, 20 anni, quargnentino doc (come lui stesso si definisce), ha appena terminato il primo anno della Civica scuola di liuteria di Milano. Una scelta, dopo lo scientifico “Galilei” di Alessandria, non usuale.
Ma come gli è venuto in mente di scegliere questo corso di studi?
“Alle superiori, soprattutto al liceo, gli insegnanti normalmente cercano di indirizzare gli alunni verso uno studio universitario. Io però, provando a cercare una strada diversa per mettere insieme la mia passione per la musica, per il legno e per la costruzione degli strumenti musicali, alla fine ho trovato questa scuola, l’unica pubblica in italia (è sostenuta dal Comune di Milano) in cui si costruiscono strumenti a corda pizzicata”.
Che cosa vi insegnano?
“La scuola insegna materie di organologia, che è lo studio della storia degli strumenti musicali, e corsi più tecnici sull’acustica e tecnica del suono.
In più, oltre a fornire le basi sul metodo di lavoro, dà diverse conoscenze storico-scientifiche sugli strumenti. Ci insegnano a costruire, secondo il metodo tradizionale, il primo anno una chitarra classica; il secondo anno un liuto e poi, nei due anni successivi, possiamo scegliere la specializzazione che più ci interessa: restauro, oppure costruzione di strumenti”.
E tu cosa vorresti fare?
“Alla fine del percorso si spera di diventare dei liutai, cioè di costruire chitarre, strumenti elettrici, strumenti antichi e così via. A me piacerebbe adesso la chitarra classica, ma sono solo all’inizio. si vedrà più avanti, dal terzo anno in avanti si faranno le scelte definitive”.
Per il futuro, la tua è stata un’idea coraggiosa…
“Qui gli insegnanti ci ricordano sempre che è un percorso difficile, che non assicura nulla per la vita futura. Usciti dalla scuola si è liberi professionisti, e ci si troverà ad avere a che fare con la concorrenza degli strumenti fatti in fabbrica, o dei liutai più anziani”.
Come ti stai trovando?
“Molto bene, è una strada che ho intrapreso liberamente per dare spazio ai miei sogni. Entrare non è facile: molta gente vorrebbe, ma i posti sono pochi. Bisogna essere molto, ma
molto motivati”.
Ma tu come sei arrivato a maturare questa scelta? “Fin da bambino sono stato abituato a usare il legno aiutando mio nonno, anche per costruirmi delle cosine da solo. Poi è venuta la musica: ho fatto le scuole medie al Conservatorio, poi tre anni di pianoforte, e infine il diploma in solfeggio. In seguito ho imparato anche a suonare la chitarra da autodidatta. Diciamo che la passione per il legno e quella per la chitarra mi hanno portato qui”.
Hai appena concluso questo anno scolastico: un bilancio? “Assolutamente positivo! Sono felicissimo di aver scelto questa scuola… mi sono sentito nel mio elemento,
per così dire”.
Mi racconti un episodio curioso relativo alla tua scuola? “Premessa: la chitarra classica ha una tavola armonica che, secondo la tradizione, è fatta in abete rosso (lo usava anche Stradivari per i suoi violini). Questo abete rosso di risonanza non si trova ovunque. Deve crescere ad una certa quota. In Val di Fiemme, in Trentino, in una riserva naturale, ci sono molti abeti rossi, e la Forestale ogni anno ne seleziona alcuni che possono essere utilizzati in liuteria. Noi, come classe, abbiamo deciso di comprare un tronco e dividercelo. Siamo andati in Trentino con il nostro insegnante e lo abbiamo preso, spaccandolo poi con dei cunei. Il legno ora deve stagionare un anno ad alta quota, e dopo quest’anno in montagna dovranno passare almeno altri cinque anni di invecchiamento prima che possa essere utilizzato.
E’ un investimento sul nostro futuro, insomma. Per quando costruire strumenti diventerà il nostro mestiere”.
Andrea Antonuccio