È iniziato martedì scorso con il biblista Roberto Vignolo (ne parliamo a pagina 2), e proseguirà il 12 e il 19 dicembre prossimi, il ciclo di tre incontri dei «Martedì di Avvento», organizzati dalla Diocesi in collaborazione con il Gruppo Meic, Movimento ecclesiale di impegno culturale, e con il Centro di cultura dell’Università Cattolica, di cui il professor Renato Balduzzi è presidente.
Professor Balduzzi, che storia è quella dei «Martedì»? «È una storia lunga, che nasce intorno alla metà degli Anni 80. Ritengo sia l’evento più longevo nella vita della comunità ecclesiale, ma non solo. Anche nel campo della società civile non credo esistano proposte culturali con la stessa frequenza, la stessa formula e gli stessi organizzatori.
Questi incontri sono sempre stati promossi dalla diocesi, in collaborazione con le realtà culturali, e sono stati accolti da quattro vescovi diversi: Maggioni, Charrier, Versaldi e Gallese».
Questa paternità che cosa indica?
«Indica che nel corso degli anni i “Martedì” sono stati una scelta strategica, non contingente. Credo dipenda dalla loro origine, cioè dal desiderio di mettere a disposizione una serie di incontri ad altissimo livello, per provocare tutta la comunità diocesana con proposte di impegno. Non siamo partiti per “fare pubblico”, insomma…».
Anche se il pubblico ha sempre risposto bene.
«Certo! In alcune edizioni la proposta si è basata sui testimoni, mentre in altre, più che alle storie individuali, si è dato spazio ai diversi temi di riflessione.
Il nostro non ha mai voluto essere il pallino del piccolo gruppo che vuol farsi pubblicità, ma un ragionamento di prospettiva per mettere in piedi qualcosa di duraturo. Tanto è vero che i “Martedì di Avvento”, da monsignor Charrier in avanti, hanno generato i “Martedì di Quaresima”».
Parliamo del tema di quest’anno: «Il Natale oggi».
«Cerchiamo di ricollegarci al “motivo” per cui esiste l’Avvento. Ci sembra sia da rimettere a tema, perché siamo portati in quest’epoca a svalutare il senso della nascita di Gesù, dell’Incarnazione. Dopo aver trattato martedì scorsole tendenze della ricerca biblica sul Natale, il 12 dicembre vorremmo cogliere il senso del “Natale oggi” attraverso la letteratura, occupandoci non soltanto di autori credenti. Anzi, è molto interessante scoprire come lo scrittore o il poeta non credente, comunque in ricerca, vede l’irruenza nella storia di Gesù di Nazaret. La letteratura ha la capacità di muovere le corde della ragione e del sentimento».
L’ultimo incontro avrà come protagonista il teatro. Perché?
«Non so ancora con esattezza che cosa la compagnia “Teatro Insieme” ci proporrà martedì 19 dicembre, ma so che il teatro è un’esperienza di carnalità che favorisce l’intreccio tra ragione ed emozione, e dunque ci aiuta a vivere meglio l’attesa del Natale, la sua novità. Noi facciamo fatica ad attendere, siamo la prima generazione che ha tutto in contemporanea.
Per questo, il periodo di Avvento è per me ogni anno come una benedizione: un “attendere l’attesa”, un tempo opportuno e indispensabile».
Andrea Antonuccio