Alejandro riceve l’accolitato

Domenica 14 settembre, al Santuario della Beata Vergine della Creta a Castellazzo Bormida, il seminarista della nostra diocesi Alejandro Suárez Correa ha ricevuto il ministero dell’accolitato: un ulteriore passo avanti nel suo percorso di formazione verso il sacerdozio. La Santa Messa è stata presieduta dal Vescovo di Alessandria, monsignor Guido Gallese, al termine della presentazione della nuova lettera pastorale.

Alejandro, che cosa significa ricevere l’accolitato?
«L’accolitato è uno dei tre ministeri istituiti nella Chiesa, e ha che fare con l’Eucaristia. Non perché si debbano realizzare delle attività, dei gesti liturgici particolari, ma perché il ministro è chiamato a vivere in intimità un rapporto più intenso con Cristo, attraverso l’Eucaristia, l’Adorazione eucaristica e la comunione».

Emozioni e sensazioni dopo la celebrazione di domenica.
«Sono stato molto contento e molto felice, accompagnato da tantissime persone presenti a Castellazzo, ma anche tutti coloro che si sono collegati. È stato un momento di Chiesa molto bello, per me e per tutta la Diocesi. Mi rendo

conto che questi anni mi hanno permesso di conoscere tantissime persone e realtà che sono diventate la mia famiglia. A livello vocazionale, è stata una spinta per continuare nel mio percorso».

A che punto sei del tuo percorso di formazione?
«La formazione non finisce mai (sorride). Tutta la vita sacerdotale, la vita vocazionale è una vita di formazione. Finisci la formazione quando finisci il tuo

percorso su questa terra. Il mio prossimo passo sarebbe l’ordinazione diaconale. Dopo aver ricevuto i ministeri, avrò un tempo per maturare la scelta, per vivere i ministeri all’interno della Chiesa diocesana e per continuare con le indicazioni che mi darà il Vescovo. Per quanto riguarda gli studi, ho finito gli esami e adesso devo finire col baccalaureato che prenderò a novembre».

In questi anni di formazione c’è qualcosa che hai scoperto della tua fede e del tuo percorso vocazionale?
«Ogni giorno, ogni anno che passa, la vita vocazionale inizia a farmi scoprire degli arricchimenti che ho ricevuto e che mi hanno aiutato per continuare il mio percorso. Si trovano anche delle difficoltà, ma è molto bella la vita cristiana. Non solo la vita vocazionale, ma proprio la vita cristiana, perché ci permette di accettare i nostri errori. E bisogna donarli al Signore perché Lui li trasformi».

In quale ambito ti piacerebbe portare il tuo servizio?
«Penso che sceglierlo da solo sarebbe un grande atto di egoismo. È una decisione che prende la Chiesa. Ormai ho affidato la mia vita alla Chiesa e aspetterò, tramite i miei superiori, che mi conoscono, un’indicazione sul servizio che più mi appartiene».

Al giubileo dei seminaristi, lo scorso giugno, papa Leone ha detto: «Tenendo lo sguardo su Gesù, bisogna imparare a dare nome e voce anche alla tristezza, alla paura, all’angoscia, all’indignazione, portando tutto nella relazione con Dio. Le crisi, i limiti, le fragilità non sono da occultare, sono anzi occasioni di grazia e di esperienza pasquale». In un percorso di formazione verso il sacerdozio come si superano le delusioni?
«Sì, ci sono delle delusioni, ci sono dei momenti veramente particolari e difficili, ma fanno parte del cammino. Le difficoltà che trovi in un percorso verso il sacerdozio sono come le difficoltà che trovano una coppia di fidanzati che si devono sposare o una persona che decide di consacrare la sua vita al Signore. Quindi, le difficoltà e le motivazioni per deludersi ci saranno sempre. La cosa importante è non rimanere lì. Il passo che noi cristiani dobbiamo fare è superare la crisi. Perché se Cristo ha superato la croce, ci ha insegnato che noi supereremo ogni crisi, ogni delusione. Quindi, come si superano? Affidandosi a Cristo: il metodo migliore, l’unico».

C’è qualcuno che vuoi ringraziare per questo traguardo?
«Innanzitutto ringrazio Dio, è tutta opera Sua. Poi ringrazio il Vescovo, per avermi accolto in questa Diocesi e accompagnarmi durante questi anni di cammino. Particolarmente ci tengo a ringraziare don Santiago, il mio amico dell’infanzia, don Giuseppe Bodrati e don Andrea Alessio, mi sono sempre stati accanto. Ringrazio i sacerdoti dell’unità pastorale e della Diocesi, ma anche tutte le persone che mi hanno accompagnato durante questi anni di cammino. E, infine, i formatori e compagni del seminario di Genova e di Alessandria».

C’è qualcosa che vuoi aggiungere?
«Continuate a pregare per le vocazioni alla vita religiosa, alla vita sacerdotale, alla vita matrimoniale, alla vita di famiglia. Che il Signore ci dia sante vocazioni. E ricordatevi che le vocazioni si conquistano in ginocchio davanti al Santissimo. Quindi, per chiedere questo dono al Signore, bisogna pregare tanto (sorride)».

Alessandro Venticinque

 

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